Il seggio vacante
- Autore: J.K. Rowling
- Casa editrice: Salani
- Anno di pubblicazione: 2012
Dopo la saga di Harry Potter, J. K. Rowling si ripresenta ai lettori con un romanzo assai diverso, per avvicinarsi al quale è necessario, innanzitutto, dimenticare gli scritti precedenti. Questa storia, così differente, ha permesso all’autrice di allontanarsi dagli stereotipi del passato.
Il Seggio Vacante è quello che rimane libero, nella cittadina di Pagford, quando improvvisamente viene a mancare Barry Fairbrother, un impiegato quarantenne molto conosciuto nel piccolo centro e membro del Consiglio locale. In questo luogo la vita sembra scorrere serena, quasi che nulla la possa turbare. Solo una cosa infastidisce l’aria di perbenismo di Pagford: si tratta della vicinanza con i Fields, quartiere popolare abitato anche da persone malfamate. La facciata benestante della piccola città rifiuta quella degli edifici più poveri. Infatti molti abitanti di Pagford godono di un certo benessere, ma esso si rivela, però, man mano che si procede nella lettura, solo apparente poiché i cittadini manifestano bassezze e malvagità interiori quasi pari al ben visibile degrado di coloro che abitano i quartieri popolari.
Molti sono i personaggi, forse troppi, ad animare la storia e, all’inizio, è difficile riconoscerli. Sarà solo durante il procedere della lettura che si potrà imparare a distinguerli provando, per gli uni e gli altri, simpatia o antipatia e, addirittura, ci si affezionerà ad alcuni. Nel romanzo, anche se il seggio andrà ad un abitante di Pagford, essenziale è la presenza di alcuni fra coloro che vivono ai Fields, tra ladri, tossicodipendenti o emarginati.
Parte integrante della storia è il travagliato rapporto genitori – figli e il senso di ribellione di tanti ragazzi, alcuni fra i quali finiranno per denunciare, sul sito del Consiglio cittadino, i vizi e le debolezze dei propri familiari firmandosi, con scherno e irriverenza, “Il fantasma di Barry Fairbrother”. Ma, come purtroppo molte volte nella realtà, anche nella storia i conti non tornano. Il finale non restituisce, non dà nulla a chi non ha mai avuto. Pagford riacquisterà l’aspetto di una cittadina dignitosa e gli abitanti dimenticheranno. Lo stesso non vale per chi legge cui resta l’amarezza per un epilogo fin troppo vero.
Il romanzo è scritto in maniera cruda, con un linguaggio, che in certe parti, avrebbe potuto essere evitato o, almeno, mitigato. Non è una storia perfetta ma alcuni personaggi e gli spaccati della loro realtà sono comunque indimenticabili.
Il seggio vacante
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Ho finito di leggerlo giusto qualche giorno fa!
La Rowling si riconferma una grande narratrice, capace di appassionare alle sue storie, anche se queste ormai non riguardano più Harry e tutti i ricordi di una generazione che è cresciuta con lui. Anche se non c’è la poesia che spesso ricerco in un romanzo, anche se non ci sono quelle immagini pittoriche alla Zafòn. Ma ci sono le istantanee buffe, i ritratti dettagliati e le taglienti descrizioni. Non ci speravo in verità, ero scettica, eppure dopo mesi di reticenza ho optato ancora una volta per darle fiducia. E ancora una volta ne è valsa la pena.
The Casual Vacancy è un’appassionante lettura che sa accattivarsi il lettore pagina dopo pagina, nella crudezza del mondo di oggi e anche senza alcuna briciola di magia: vai J.K. Rowling! Ed è vero ad alcuni personaggi mi sono così tanto affezionata, così reale era il loro muoversi tra i capitoli, da pensare quasi di conoscerli e rimanere interdetta voltando l’ultima pagina: no, non poteva essere tutto finito!
Questo non è un libro è un carillon. Ci sono i prati dipinti di verde, le case colorate e tutti i personaggi che si muovono a ritmo di una musichetta carina carina, una marcetta cittadina: davanti il sindaco, poi i consiglieri, poi mogli e figli. Tutti felici?
Uno dei personaggi muore. La musica deve cambiare.
La marcetta diventa un susseguirsi di piccole sinfonie familiari: c’è il notturno di chi ha perso marito e padre; la fanfara dei "governatori" della città; l’intermezzo di sitar dell’unica famiglia di colore; l’heavy metal dei reietti con problemi di droga e prostituzione. Musica dissonante questa, da far tacere.
La campana suona a morto. I concittadini accorrono al funerale.
Tacciono le sinfonie. E’ un coro di urla che investe il lettore: le grida di figli trascurati; i singhiozzi di mogli insoddisfatte; i sospiri di amanti trepidanti.
Quella che a prima vista sembrava perfezione e felicità, ritmo, si trasforma in una pulsante frustrazione, nell’insoddisfazione che, forse, tutti i lettori cercano di dimenticare ogni giorno, fischiettando una rassicurante marcetta di carillon.
Un libro bellissimo, che diverte e commuove, intriga e inquieta. Cinico e reale.
Una scrittura da leggere e gustare. Fino all’ultima nota.