Il senso dell’alligatore di Guido Sgardoli

Il senso dell’alligatore di Guido Sgardoli (Piemme, 2023) è un thriller psicologico ambientato nella cittadina immaginaria di Wytago, Vermont.
È lì che si trasferisce Larry Nowak, giovane veterinario, vittima di un terribile incidente automobilistico che lo ha lasciato per quasi sette anni in coma.
Novak è tornato a vivere, ma la sua esistenza è lo stesso estremamente precaria, dolorosa, a tratti insopportabile.
È con l’aiuto di sostanze stupefacenti e alcool che il veterinario (stessa professione di Sgardoli per molti anni) si trascina alla riconquista di un’accettabile normalità, benché the new kid in town, come egli stesso si definisce, suscita fin da subito l’antipatia, se non peggio, da parte di quasi tutti gli abitanti della cittadina, chiusa a riccio nel suo microcosmo provinciale fuori dal tempo, come sembrano suggerire le lancette dell’orologio della torre del municipio portate via da un colpo di vento.

In quella piccola e ben circoscritta macchia di terra tutti sanno tutto di tutti, pertanto la dipendenza dai farmaci del nuovo veterinario, i suoi eccessi nel bere, i suoi imprevedibili sbalzi d’umore finiscono presto per essere noti a chiunque, accrescendo l’iniziale diffidenza in un vero e proprio senso di rifiuto.

Succede poi che un ragazzino venga ritrovato in stato di incoscienza, apparentemente vittima di violenza (e invero gli omicidi, o presunti tali, di altri adolescenti si sono già verificati da quelle parti), ed ecco che il dottor Novak si trasforma nel perfetto capro espiatorio su cui scaricare le colpe di una comunità che, dietro l’apparente e perfino noioso scorrere della sua ordinaria quotidianità, nasconde vizi, ombre nere, segreti inquietanti.

Ma anche il nostro protagonista nasconde a sua volta un segreto tale perfino a se stesso, finché la madre, venuta a trovarlo nel suo rifugio, non porrà fine a quella rimozione inconscia, facendo esplodere in lui un senso di insicurezza e di rimorso che farà ulteriormente vacillare il suo già fragilissimo percorso di rinascita.
Per tutto il libro il lettore resta in attesa del colpo d’ala, dell’evento miracoloso che libererà il dottor Novak dalle sue angosce, dalla sua inadattabilità alla vita, ma sarà solo con il suo stesso sacrificio che il riscatto di questo eroe-antieroe giungerà a compimento.

Sgardoli confeziona un romanzo perfetto nell’ingannare sapientemente il lettore, con una “forza tranquilla” (tanto per citare un vecchio slogan politico che ben si adatta a descrivere lo stile di questo autore) che rende la lettura piacevole come lo scorrere di un fiume placido in cui tuttavia non mancheranno gorghi e mulinelli capaci di trascinarci a fondo insieme alla coscienza cattiva di Wytago.
Larry Novak non riuscirà mai a conquistare gli abitanti della cittadina (se non, forse, quando sarà ormai troppo tardi), eccezion fatta per la sua dirimpettaia, un’anziana maestra in pensione, la sua unica amica, forse l’unica vera amicizia di tutta la sua vita.
In compenso a fargli compagnia c’è l’immaginario “alligatore” a cui si allude nel titolo, che continuerà per tutto il tempo a suggellare i momenti salienti delle sue vicissitudini, proiezione della sua mente e della sua coscienza, emblema di quell’alternarsi di paure e speranze, cadute e risalite con cui, in misura diversa e con esiti diversi, siamo costretti a convivere tutti.