Il sogno infinito
- Autore: Harry Bernstein
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2010
Harry Bernstein, nato nel 1910, ha lavorato per anni come redattore e solo dopo la morte della moglie, all’alba dei suoi 96 anni, decise di scrivere il suo primo libro: esce così "Il muro invisibile". Già nel primo libro, lo scrittore racconta in forma autobiografica con uno stile asciutto ma nello stesso tempo evocativo la sua vita e quella della sua famiglia, composta da 8 persone tra fratelli e sorelle, un padre violento e alcolizzato, e una madre, donna forte capace di mantenere l’equilibrio della famiglia con grande forza d’animo.
Alla luce delle sue esperienze di vita, per il giovane Harry i sogni rivestono una grande importanza. Sono i sogni che accompagnano durante tutta l’infanzia lui e i suoi cinque fratelli, che crescono un pò più sereni grazie alla madre e alla sua grande capacità di colorare con la fantasia il loro povero mondo fatto di privazioni continue e di miserie. Il tanto sospirato e atteso sogno della mamma diventa realtà: l’America aspetta oltre l’oceano e la nuova vita piena di promesse sembra finalmente concretizzarsi per la famiglia che si prepara a lasciare la strada di ciottoli sotto casa, a salutare i vicini, le fabbriche e la cittadina operaia del Lancashire.
Lo stile dello scrittore è coinvolgente e, come nel precedente "Il muro invisibile", anche in "Il sogno infinito" è facile immedesimarsi nella storia, al punto da riuscire quasi a percepirne gli odori, a tribolare con i personaggi in prima persona.
Dopo un viaggio lungo e faticoso, l’America accoglie la famiglia e, pur dopo innumerevoli peripezie (La Grande Depressione incombe), offre loro il meritato riscatto, ad opera soprattutto della meravigliosa e forte figura del nonno paterno, a mio avviso il personaggio più intenso del bellissimo libro.
Il sogno infinito
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E due: ancora un bel racconto, un bel respiro di vita di una famiglia, anche in mezzo a mille problemi; anche in America, dove dovevano concludersi tutte le difficoltà e le restrizioni; anche lì la sfiga continua con la Grande Depressione e lascia solo qualche spazio di benessere dove la famiglia e la madre, soprattutto, può toccare qualche sogno. Quei sogni: tante bolle di sapone colorate e leggere che volano accanto ai protagonisti e, appena sfiorate, scoppiano senza potersi realizzare. A momenti ho provato il bisogno di staccare un po’ con la lettura proprio perché non vedevo spiragli di luce, ma poi il destino di quella famiglia tornava a chiamarmi e a sapere i suoi sviluppi, nel bene e nel male. La madre. Quella madre. Donna che ha accomunato il destino di tante, sfortunate, intraprendenti, forti, tenaci o comunque capaci di ridere o sorridere, di tirarsi dentro e fuori dalle avversità, di tenere ai progetti dei figli e di aiutarli sempre, nonostante l’ingombro di un uomo accanto che umilia, offende e disturba con le inciviltà, la paura e la ferocia. Una donna che ha segnato e insegnato al figlio il modo di amare e di rispettare la famiglia. La famiglia. Da quando è arrivato in America, è diventata la famiglia allargata dei nonni, degli zii e dei parenti e ci offre la consapevolezza dell’aiuto e del sostegno, anche quando non è dichiarato. Famiglia ebrea, forte e capace di resistere, che fatica a crescere e a diventare conforme ai suoi sogni. Incuriosisce la tipologia dei personaggi, un inizio di realtà multietnica. Insistono di meno i riti e le tradizioni rispetto al primo libro perché la famiglia si apre al nuovo che l’America propone. Ho trovato di nuovo rassicurante e piacevole la lettura che ti rinnova spesso episodi salienti del primo o del terzo volume, così da poter leggerli anche individualmente.