Il tempio maledetto
- Autore: Fabio Sorrentino
- Genere: Gialli, Noir, Thriller
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2016
Riecco Fabio Sorrentino, ingegnere civile, scrittore di thriller storici, da San Giorgio a Cremano. Il suo è ancora un giallo teso e di ampio respiro, questa volta di ambientazione contemporanea, anche se spruzzato di mistero: “Il tempio maledetto”, edito a marzo 2016 da Newton Compton (pp. 316, euro 12,00), arriva dopo “Il segreto dell’Anticristo”, uscito nel 2014.
La passione di Fabio per la storia romana antica non si esaurisce. Infatti, la nuova vicenda ha un antefatto nel 74 dopo Cristo, sotto Tito Flavio Vespasiano imperatore.
Una centuria al comando di Marco Cetego marcia nel Sahara marmarico, tra l’Egitto e la Libia. Il centurione veterano stenta a capire le ragioni della spedizione. Accompagnati da tre guide berbere, devono trovare un oggetto portentoso in un tempio, la più antica dimora del Dio Ammone, edificata un millennio prima quasi nel nulla. La minaccia delle volpi del deserto, uno sciame di grandi cavallette e soprattutto una paurosa tempesta di sabbia - il tremendo Simun - li spingono all’interno della costruzione, dove Sorrentino, al termine di questa premessa, annuncia che resteranno prigionieri per il resto dell’eternità.
L’azione si sposta nel tempo, fino al 1985. Un team di archeologi occidentali è impegnato in Turchia in una campagna di scavi nella penisola egea di Gallipoli, l’antico Chersoneso Tracico, sotto la guida dello studioso Yoannis Travlos. Stanno riportando alla luce il palazzo di re Lisimaco, però hanno sconfinato dall’area assegnata e vengono arrestati.
Sempre capitoli brevi ed agili quelli di Fabio Sorrentino. Il racconto schizza a novembre 2012. In Marmarica, una compagnia russo-libica cerca un giacimento di gas naturale nel sottosuolo, ma i carotaggi traggono in superficie qualcosa di molto diverso, inghiottito da una duna di sabbia alta quasi cento metri.
Altro passetto avanti, l’inventiva dell’ingegnere campano si spinge sette mesi appresso, a Napoli, dall’archeologo Robert Ferrazzi. Si è autorecluso nell’amata casa di Posillipo, per cercare di tenere lontani i ricordi e i dolori della sua vita, soprattutto le perdite: l’adorata Helene e la notorietà professionale internazionale, una annegata nell’Egeo, l’altra in un mare di superalcolici.
Particolare che alleggerisce l’apparente tristezza della presentazione: Bob ha smesso da poco i panni di archeoesploratore temerario alla Indiana Jones e quando lo incontriamo è sintonizzato su Discovery Channel, che sta trasmettendo le immagini di un epigono di Indiana Jones intento a risalire la scalinata di Chichen Itza.
Già col morale sotto i tacchi, Ferrazzi è ulteriormente affranto dalla morte dell’amico egiziano Alziwa Hossein, luminare dell’archeologia moderna, stroncato pare da un infarto, a 48 anni, una settimana prima, mentre transitava di notte in auto da un vicolo del Cairo. Lo studioso era impegnato nella ricerca del tempio desertico di Amon, un progetto caro anche a Cameron, ex datore di lavoro dell’ex prof. Ferrazzi. Ed ora anche il magnate scozzese è scomparso misteriosamente. La figlia Melanie, dopo anni di lontananza, si affaccia alla porta di Robert. Prima di volatilizzarsi, il papà le aveva mandato un sms incaricandola di cercare “il greco”, vecchio soprannome dell’archeologo napoletano. Il messaggio è partito dal cellulare di un tassista di Beirut, che le ha detto di avere ricevuto cento sterline in cambio del breve uso del telefonino, da un uomo elegante, con gli occhiali azzurri, un occhio pesto e una mano fasciata. Il padre era in Libano ed era in pericolo.
Fabio Sorrentino dispone personaggi e situazioni nelle pagine come tessere di un puzzle.
In un villaggio libanese, in effetti, Cameron è brutalmente torturato. Chi agisce, indossa dei mocassini lucidi, stupefacenti in quel luogo e dice di avere già liquidato il “padrone delle sabbie”, come Hossein amava autocelebrarsi scherzosamente.
“L’egiziano è morto - aggiunge - ma prima ci ha rivelato ogni cosa, ci dica dov’è e forse la lasceremo vivere”.
Ferrazzi è fuggito da tutto e da tutti, tornando nella città natale, disoccupato e senza il becco di un quattrino, ma prova riconoscenza per Alziwa, che aveva mosso mari e monti per reintrodurlo nel mondo accademico. Quando capisce che la misteriosa sparizione del tycoon è collegata alla morte dell’amico fraterno, si lancia suo malgrado nella ricerca. E anche noi con lui. O con loro.
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