Il tempo bambino
- Autore: Simona Baldelli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giunti
- Anno di pubblicazione: 2014
Il tempo oggettivo è un’illusione, non esiste. Il tempo è un ente intimo, interiore, si dilata, si accorcia, scappa via, si frantuma, si accartoccia, scompare, diventa interminabile oppure velocissimo a seconda della “percezione” che si ha di lui, a seconda di come uno lo “sente”. Non invento nulla, se la memoria non mi inganna mi pare fosse Bergson a pensarla così e a scriverla molto meglio di me. Ne discende che il tempo narrato è una sfida, anzi di più: eleggere il tempo a tema portante di una storia rappresenta per uno scrittore la sfida delle sfide, talmente impalpabile, aleatoria, persino anti-narrativa è la “consistenza” del tempo oggetto-narrativo. Difatti mica il profluvio di memorialisti di se stessi, fissati coi dintorni del proprio ombelico racconta del tempo in sé, piuttosto del loro compiaciuto vagheggiare Proust in senso sterile: sulla scorta di ciò non vi nascondo un’iniziale diffidenza al cospetto di questo secondo romanzo di Simona Baldelli (“Il tempo bambino”, Giunti, 2014. Il primo è stato l’ottimo e pluripremiato “Evelina e le fate”), ma mai circospezione è stata più infondata.
Il romanzo cattura sin da subito, è maturo, affatto autoreferenziale, suggestionante, montato sul crinale di “categorie” antitetiche - realtà/visione, trauma/superamento, lucidità/follia, carnalità/poesia - eppure compatto, sostenuto e risolto in forza del convincente spessore psicologico di cui è connotato il protagonista, Mister Giovedì: l’adulto-irrisolto, l’adulto-bambino, il riparatore di orologi che col “tempo bambino” ha una partita aperta e chiusa di continuo, a fatica, coazione a ripetere di sogni e ferite del passato. Il suo contraltare ontologico è ancora piccolo ma vuole crescere prima possibile: impareremo a conoscerla come “la Regina”, una bimbetta (forse anche suo malgrado “adultizzata”) che sotto una pioggia che Dio la manda un giorno si imbatte nell’omino che aggiusta orologi e parrebbe volerlo non lasciare più.
Basta così con le rivelazioni, il romanzo prevede un finale a sorpresa (davvero spiazzante) che non è bene lasciare intuire in alcun modo. Vi basti sapere - in ultimo - che alla prese col doppio registro sdrucciolo del tempo e dell’infanzia (anche il tema dell’infanzia non scherza in quanto a trappole per romanzieri della domenica) Simona Baldelli se la cava con la perizia della scrittrice di polso, sciorinando il molteplice campionario narrativo di cui è capace, per un libro “insolito”, perturbante, tenue e coraggioso, spietato e poetico al contempo.
Il tempo bambino
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