Il tempo è un dio breve
- Autore: Mariapia Veladiano
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Einaudi
- Anno di pubblicazione: 2012
Lo strazio per l’abbandono e soprattutto l’angoscia per non saper proteggere il figlio portano Ildegarda a cercare nella sua fede irrequieta una strada di salvezza. Un patto con quel Dio che appare impotente di fronte al dolore dell’uomo. È la lotta che ciascuno di noi, credente o no, un giorno si trova a combattere. (Note di copertina)
“La vita accanto” della scrittrice/insegnante/teologa alla sua prima prova narrativa è un romanzo che ho molto amato. Ho letto invece con un po’ di ansia, forse leggero disagio, il suo secondo impegnativo libro “Il tempo è un dio breve”, pubblicato nel 2012 da Einaudi.
Pur riconoscendo il coraggio e la grande lucidità con i quali l’autrice affronta i temi più drammatici, la malattia, la perdita dei figli, la fine di un amore, l’abbandono, il tradimento, la morte che incombe, il tutto circondato ed immerso in una fede potente, in una spiritualità solida, in una fermezza di convincimenti religiosi davvero invidiabile, il libro nel complesso mi è apparso cupo, sostanzialmente privo di speranza.
Tutta la vita breve della narratrice Ildegarda, giornalista brillante, prediletta dal suo anziano direttore, viene raccontata in prima persona con grande capacità psicologica, notevole padronanza della struttura del testo e nitidezza nell’espressione linguistica. La Veladiano sa inserire brani e citazioni bibliche senza appesantire la narrazione, sa alternare i registri della sensibilità femminile, della sessualità, del desiderio, della gelosia, della maternità, con altri dove invece prevale la ricerca spirituale, la preghiera, il rapporto con la divinità, il desiderio di raggiungere una pienezza nel rapporto di fede che esclude la terra. Il grande, vero amore, quasi ossessivo di Ildegarda è suo figlio Tommaso, un bambino che già piccolissimo soffre di una fastidiosa dermatite che mette in allarme la madre, mettendone alla prova la tenuta psicologica; a pochi anni, una crisi epilettica di Tommaso lo porta ad una ricovero in gravi condizioni. Ormai Pierre, il distaccato e aristocratico giornalista padre del bambino e marito di Ildegarda, li ha abbandonati né ricompare al fianco del figlio sofferente. Dunque Ildegarda è sola con l’incubo della fragilità di suo figlio, senza la protezione della famiglia paterna, ad eccezione di Marguerite, sorella di Pierre, che mostra per la cognata e soprattutto per lo sfortunato nipote un’intensa tenerezza; lei, sposata con Alberto, non ha potuto avere figli.
Al fianco di Ildegarda compare, nell’albergo in Alto Adige dove madre e figlio si sono rifugiati, Dieter, un pastore protestante tedesco, anche lui reduce da una tragedia familiare recente: dopo la morte del piccolo Martin, sua moglie Marie lo ha abbandonato. Fra i due naufraghi, Ildegarda e Dieter, nasce un rapporto forte e coinvolgente, e, malgrado la differenza di confessione religiosa, di lingua e di storia, i due si legano proprio intorno alla comune fede e all’amore per Tommaso.
Non c’è lieto fine in questo libro potente e duro, c’è però una bella scrittura che ricompensa il lettore dell’asprezza di ciò che la scrittrice ha costruito e con cui si è voluta misurare: la malattia come metafora delle nostre illusioni di immortalità, la brevità del tempo concesso ad ognuno di noi, la presenza del mistero di un Dio che ci dà e ci leva le cose fondamentali per le quali sembra importante vivere questa vita. Se la riflessione profonda della scrittrice sui temi della vita e della morte, dell’amore per le creature ed il dolore per il distacco da esse fosse alla base di un saggio, forse l’avrei apprezzata di più; la forma del romanzo, dove tutti questi temi e altri ancora sono come costretti e intrecciati, mi ha convinto meno. La musica, che nell’altro romanzo della Veladiano era la salvezza, qui non c’è. C’è il paesaggio incantato e innevato del Natale sulle Dolomiti, ma non basta: l’angoscia di morte circonda e quasi soffoca il narrato, mentre la fede robusta racconta con efficacia il titolo dato al libro: Il tempo è un dio breve, e dio è scritto in lettera minuscola.
Il tempo è un dio breve
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