Il toro non sbaglia mai
- Autore: Matteo Nucci
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Ponte alle Grazie
- Anno di pubblicazione: 2011
L’esordio narrativo di Matteo Nucci, “Sono comuni le cose degli amici” è giunto lo scorso anno tra i 5 finalisti dell’edizione 2010 del Premio Strega. Nel suo nuovo ultimo romanzo "Il toro non sbaglia mai" (Ponte alle grazie, 2011), lo scrittore riesce a dare il meglio e a sfruttare in modo adeguato la sua profonda cultura filosofica, la conoscenza del mondo dell’antichità classica, la frequentazione con scrittori che del viaggiare, nello spazio e nel tempo, hanno fatto la caratteristica peculiare della loro scrittura.
“Il toro non sbaglia mai” è una citazione da Juan Vicente Piqueras e poche volte un titolo è stato così azzeccato nel descrivere il contenuto di un libro insolito, originale, del tutto diverso dall’attuale scenario della narrativa italiana.
Questo libro non è narrativa pura, ma contiene una contaminazione di generi difficile da individuare: libro di viaggio, saggio comparativo fra il mondo della corrida e i miti dell’antichità greca, analisi antropologica della tipologia dei personaggi che compaiono nel lungo tempo della narrazione, excursus letterario lungo il percorso di autori che hanno avuto nella Spagna delle corride e dei toreri un loro centro ideale, da Dumas ad Hemingway, da Lord Byron a Merimée e Gautier fino a Federico Garcia Lorca.
Matteo Nucci racconta il suo primo viaggio in Spagna da ragazzo, ospite di un amico di famiglia spagnola, e il suo giovanile disprezzo per la Corrida, l’uccisione rituale del toro e tutta la cultura che da sempre gira intorno a quel mondo. Il percorso interiore, lo studio appassionato, la curiosità inesauribile del viaggiatore lo porteranno nel tempo ad un approfondimento non solo culturale e libresco, ma ad una vera esperienza interiore, ad un’iniziazione che lo renderanno maturo per questa operazione coraggiosa, la stesura di questo lungo e talvolta tortuoso volume, in cui tutto il suo sapere, l’entusiasmo, la voglia di comunicare un’esperienza si tramutano nelle pagine efficaci di forte impatto emotivo del libro.
Ecco allora il pretesto narrativo, l’incontro in un bar di Cadice con Rafael Lazaga Julia: questo mezzo torero, un po’ balbuziente, un po’ fallito, un po’ claudicante, figura reale ma dotata di forte valenza simbolica, accompagnerà il giovane italiano a conoscere, frequentare, cimentarsi nell’arte del toreare, ad incontrare i personaggi vivi e morti che di quel mondo hanno contribuito a creare il mito. Attraverso le pagine di Matteo Nucci incontriamo personaggi come Manolete, Ordonez, El Cordobes, Joselito, Ignacio Sanchez Mejias, li seguiamo nelle loro sfolgoranti carriere e poi nelle tragiche morti; ci familiarizziamo con termini spagnoli che hanno a che fare con quel mondo e che non conoscono traduzione (mundillo, aficionado, maletillas, traje de luces, ganaderìa). Accompagnamo i nostri protagonisti nei grandi allevamenti di tori da corrida, animali speciali, super selezionati, che hanno sempre ragione, e che regalano agli appassionati momenti indimenticabili nel finale delle grandi corride, quando il torero, solo di fronte al grande animale che ha sfidato e provocato fino a quel momento, deve prendere la decisione suprema: la morte del toro con un unico colpo di spada, preciso e letale, o la sconfitta di fronte ad una folla di competenti appassionati che non sanno perdonare gli errori.
Un personaggio femminile, Mariana, la sorella cieca di Rafael, è l’unico momento davvero romanzesco del libro: Mariana che non vede con gli occhi, ma ha capito e percepito tutto; Mariana il cui figlio, Paco, balbetta come lo zio Rafael; Mariana che capisce che l’italiano ha colto: anche Aristotele balbettava, anche il torero Belmonte balbettava… Una sorta di giustificazione al probabile incesto da cui Paco è nato?
Nella narrazione di Nucci non solo Aristotele, ma Platone, Esiodo, Zeus, Omero, Ulisse, Penelope rivivono come veri personaggi del nostro immaginario e del nostro inconscio, a chiudere il cerchio di una modalità di esprimersi, atteggiarsi, comunicare che nella Corrida trova la sua profonda ragione di essere.
La tragedia, la commedia, Aristofane e Euripide, la commedia dell’arte, eros e thanatos, di tutta la cultura occidentale Matteo Nucci rende conto per giustificare il suo viaggio nel profondo della cultura spagnola, che è cultura europea, da cui tutti noi, comunque, proveniamo.
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