Il trafugatore di salme
- Autore: Robert Louis Stevenson
- Genere: Horror e Gotico
- Categoria: Narrativa Straniera
- Anno di pubblicazione: 2016
Prima delle due personalità in un uomo solo, prima del dott. Jeckyll e di mister Hyde, Robert Louis Stevenson aveva già cominciato ad affrontare il confitto tra il bene e il male, ma in due uomini diversi. Lo ha fatto fin dal 1881 in un racconto breve, apparso però solo nel 1884 in una rivista letteraria. È “Il trafugatore di salme”, proposto dall’editore Mattioli 1885 a novembre 2016 in un libricino a cura di Livio Crescenzi (pp. 86, euro 9,90). Uscì invece solo nel 1886 “Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde”, quando lo scrittore scozzese aveva elaborato ancora più compiutamente il tema dello sdoppiamento, che in ordine di gravità nella sfera psicopatologica potremmo collocare tra la sindrome comportamentale bipolare e il disturbo schizoide della personalità.
Robert Louis Stevenson sperimentava continuamente, del resto. Ha scritto racconti brevi e lunghi, romanzi d’avventura, storie d’amore, poesie ed opere teatrali. Ha perfino composto in musica.
La pubblicazione nel 1884 del breve The Body Snatcher (titolo in lingua originale de “Il trafugatore di salme”) ha seguito quella del suo primo romanzo di successo e primo capolavoro popolare, "L’isola del tesoro", nel 1883.
Siamo dunque di fronte ad uno Stevenson non proprio giovane e però scrittore precocemente maturo, capace di produzioni impegnative, per quanto brevi. Dopo l’abbandono della professione ingegneristica, avviò l’ispirata carriera letteraria che conosciamo, mettendo a frutto le conoscenze e impressioni dei tanti viaggi compiuti fino allora in diversi continenti.
“Il trafugatore di salme” è un racconto gotico macabro, che si rifà ad una vicenda vera, alla cronaca dei delitti per procurare cadaveri alla scienza medica, da dissezionare davanti agli studenti a fine didattico. Criminali senza scrupoli uccidevano per fornire corpi ai medici docenti, non si limitavano a prelevare le salme clandestinamente dai cimiteri, che poi restava pur sempre un reato gravissimo (furto e vilipendio di cadavere).
Certo, per quegli omicidi a scopo di lugubre “commercio” le aggravanti non si contavano, considerato il convergente e doppio interesse illecito: quello del dissezionatore, che poteva disporre di resti “freschi” e quello dell’assassino, che in qualche faceva sparire la vittima di un altro delitto.
La vicenda, raccontata in prima persona da una terza voce narrante, si incentra su Donald Fettes. È un uomo in età, dedito all’alcol, “un vecchio ubriacone”, che frequentava più il salottino del pub che la chiesa. Anzi, lì non si faceva vedere affatto, mentre nel George di Debenham stazionava “ogni sacrosanta sera dell’anno”. E tutti erano al corrente del deprecabile vizio del bere, sebbene fosse del tutto evidente che aveva studiato e che vivesse di un patrimonio proprio, visto che non esercitava alcuna occupazione.
Fettes apprende dell’arrivo in paese di un noto luminare londinese, il dottor Wolfe Macfarlane. “Quel Macfarlane?”, borbotta. Cerca di incontrarlo, ci riesce e il medico è visibilmente scosso, si allontana in fretta, come se avesse visto qualcosa di mostruoso. La ragione del terrore del ricco e famoso professore è il cuore del racconto. Da giovane, Fettes studiava medicina a Edimburgo e per mantenersi faceva l’assistente di un anatomista, il dottor K., preparando i cadaveri per la dissezione davanti alle classi.
Un giorno, sul tavolo vede il corpo di una giovane, incontrata viva e sana la sera prima. Sospetta qualcosa di poco chiaro ed esterna i dubbi all’aiuto di ruolo, un medico promettente: Macfarlane. Per tutta risposta, riceve l’intimazione tassativa di non fare menzione con nessuno di quel dubbio. Tutti i cadaveri comprati dall’istituto sono i resti di assassinati.
Poco dopo, incontra Wolfe con un individuo sgradevole, un tale Gray, uno dei trafficanti. La notte seguente, Mac Farlane scarica un corpo dal calesse e pretende di essere pagato come tutti i fornitori di cadaveri per la scienza. Con orrore, Donald scopre che il deceduto da dissezionare è proprio Gray.
A seguire, la narrazione di
“eventi disgustosi, infami e contro natura”
come li definisce il narratore, si fa ancora più pesante. Fettes e Macfarlane sono inviati dal dottor K. nel cimitero, a prelevare le spoglie di una contadina morta di recente. Agiscono, ma sulla via del ritorno un imprevisto rivela che non stanno trasportando una donna. Il volto che si palesa dalla tela di sacco strappata è di un uomo, quell’uomo: il signor Gray, morto e dissezionato da tempo.
Questo racconto occupa nemmeno cinquanta pagine del volumetto della casa editrice di Fidenza, nel piccolo formato 12x16,5 cm. Il resto dello spazio è impegnato da racconti brevissimi, che l’autore chiamava
“piccoli drammi allegorici di primaria importanza”
bizzarri, provocatori, eleganti e divertenti.
Sono invece di formato un po’ più grande, 14x21 cm, altri due volumi dedicati alle opere brevi dello scrittore scozzese. Sono le raccolte di racconti "New arabian nights", le nuove mille e una notte, scritte nel 1882. Mattioli li propone ne “Il club dei suicidi” (ottobre 2015, pp. 182, euro 14,90) e “Il padiglione sulle dune” (settembre 2016, pp. 160, euro 14,90), sempre nella traduzione di Crescenzi. Storie esotiche di omicidi, suicidi, dame diamanti e raja indiani.
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