Il vecchio e il mare (The Old Man and the Sea) è un romanzo breve scritto nel 1951, e pubblicato per la prima volta sulla rivista "Life" nel 1952. Ultima grande opera pubblicata in vita da Hemingway, fu premiata nel 1953 col Premio Pulitzer e contribuì a fargli ottenere il Premio Nobel nel 1954, venendo citato tra le motivazioni del comitato selezionatore.
La vicenda narrata nel romanzo
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La malasorte sembra accanirsi su Santiago, un vecchio pescatore che non riesce a pescare più nulla da quasi tre mesi. Abbandonato pure dal suo giovane aiutante Manolo, a cui i genitori hanno consigliato di fare da spalla a qualcun altro meno sfortunato, è rimasto praticamente solo. Eppure, a dispetto di tutto, Santiago riesce a trovare la forza per rimettersi in mare: cercherà di spingersi al largo per quanto possibile, in cerca di riscatto come lavoratore e come uomo. Dopo vari tentativi riuscirà a prendere all’amo una preda considerevole, il più grosso pesce spada in cui si sia mai imbattuto: sarà solo l’inizio di una lotta estenuante fra l’uomo e il pesce, ma soprattutto contro un destino avverso che non lascia tregua.
Il vecchio e il mare ed Ernest Hemingway
Hemingway non era certo il solito letterato pantofolaio che potrebbe immaginare chi non conoscesse la sua biografia: al contrario era un individuo spericolato che già da adolescente si era distinto fra i suoi coetanei per imprese più o meno azzardate, per finire appena diciottenne arruolato nei servizi di autoambulanza come autista della croce rossa, offertosi volontario. Durante la Prima guerra mondiale prestò servizio in Europa, Italia compresa. Il resto della sua vita fu altrettanto avventuroso, fra viaggi in giro per il mondo (anche come inviato – era un giornalista), battute di caccia e di pesca, safari, incontri di boxe e quant’altro. Insomma, era quello che si definirebbe un uomo d’azione. E in molti dei personaggi che ha creato ha infuso la sua stessa smania di avventura, al pari della meraviglia e del rispetto profondo che provava per la natura, anche se ai suoi occhi non appariva mai troppo benevola nei confronti dell’umanità.
Il vecchio e il mare è un punto di arrivo nella carriera dello scrittore statunitense, il romanzo in cui riesce a esprimere la sua poetica nella maniera più netta e limpida: la natura immensa pare soverchiare il piccolo uomo e la sua fragile barca, nonché i suoi obiettivi elementari, eppure tutto ciò non riesce a sminuire l’impresa del protagonista, che caparbiamente tenta in ogni modo di superare i propri limiti, spinto dal coraggio e da un senso della dignità che non dovrebbero mai mancare in nessuna esperienza umana, per dirsi davvero vissuta in pieno. Per quanto sconfitto, Santiago è almeno in parte vincitore, senza che ne risulti una contraddizione; integro nella propria dignità, e senza mai cedere alla disperazione, otterrà il rispetto e l’ammirazione dei suoi simili, anche se la sua impresa non potrà dirsi riuscita.
Lontano dalla retorica del vincitore, Hemingway sembra più interessato a descrivere la lotta quotidiana che l’esistenza impone a tutti noi giorno dopo giorno; sembra quasi che il buon Ernest volesse trasporre su carta il suo modo di vedere la vita (o meglio, la lotta per la vita), e forse almeno in parte descrivere la fase dell’esistenza in cui era immerso mentre vergava quelle pagine che sarebbero entrate nella storia. Certo, è sempre difficile, se non proprio arbitrario, spingersi in certe analisi psicologico/letterarie, quindi ci limiteremo a invitare alla lettura di questo classico della letteratura marinaresca, di certo un’occasione per conoscere un grande autore e la sua storia immortale.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Il vecchio e il mare: lo specchio fedele di Ernest Hemingway
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