Il ventisettesimo anno
- Autore: Marco Mancassola
- Genere: Raccolte di racconti
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: minimum fax
- Anno di pubblicazione: 2005
Il ventisettesimo anno di Marco Mancassola raccoglie due racconti autobiografici accomunati dal tema della morte e della perdita, vissuta nella cerchia familiare.
Nel primo racconto che dà il titolo al libro è l’interiorità di Hans a riflettere e a ricordare le vite dei suoi due fratelli: uno troppo libero per vivere l’esperienza della caserma, l’altro troppo fragile per sopportare il peso di una vita che gli ha fatto presto conoscere l’incubo più ricorrente degli anni Ottanta, l’Aids, che lo ha condotto alla morte.
Hans ricorda quello che ha vissuto in prima persona ma sembra ricordare anche le sensazioni e le emozioni del fratello, emozioni che anche dopo quella morte gli vengono gettate addosso dalle persone del suo paese. Hans ricorda le fughe notturne e gli sbandamenti frequenti in macchine vecchie in un’atmosfera funebre e indefinita che ben si attaglia ai bagliori della memoria.
Poi l’adolescenza, la crescita dolorosa e con essa la distanza da quei ricordi logoranti e la consapevolezza di
“una doppia contrastante necessità: liberarsi di suo fratello, conservare suo fratello. Ecco, è questo. Se guarda ora a tutto ciò che ha vissuto (…), se riconsidera ora la propria storia, tappe, pause, patetiche ritirate, può distinguere i segni di questo continuo, estenuante conflitto. Resta con me, muori per sempre. Hans non sa reagire perché, da sempre, sono le contraddizioni a lasciarlo senza forze, senza fede”.
Infine la maturità segnata dal raggiungimento – i ventisette anni del titolo – dell’età in cui suo fratello era morto e dalla necessità di
“affrontare l’idea di essere, necessariamente qualcosa di diverso. La strada della sua identità è costellata di abbandoni, di improvvisi svincoli, di laceranti corse in avanti senza fari né cartelli. Avanti, corri da solo. Salvati la vita, d’ora in poi”.
Una corsa leopardiana, lacerante fino in fondo, fino al momento di un altro fatale incidente, il suo.
Stesso tema e stesse atmosfere per la storia di Adam, il protagonista del secondo racconto del libro, le cui vicende sono narrata da una prospettiva più lontana e distopica, quella di due amici che si scambiano confidenze filtrate dall’alcool, nel buio di un bar.
Anche Adam ha due fratelli, gemelli, uno mai nato, fermatosi a uno stadio embrionale, l’altro morto a pochi giorni dalla nascita. La bara di quest’ultimo è stata profanata per questioni tecniche - lo spostamento da una parte all’altra del cimitero - mentre Adam è agonizzante in un ospedale.
Adam, che in quel momento aveva venticinque anni, voleva fare il fotografo: aveva appena fatto la sua prima mostra e aveva anche compreso che stava arrivando la morte, per questo aveva scritto una poesia in cui affermava
“di non essere un artista così legato al suo tempo (…) riconosce di non essere un artista davvero rappresentativo, perché il tempo attuale, dice, è la sua sposa mancata come una donna che non ha mai concesso la mano, e questo per dire che non avrebbe senso se lui morisse, non sarebbe eroico, né poetico, sarebbe solo uno spreco”.
Il ventisettesimo anno - corredato da calzanti fotografie oniriche ed evocative di Pierantonio Tanzola - è un’allucinazione malinconica ed essenziale su due vicende familiari della “valle degli anni Novanta”, due puntini indefiniti nella fine del secolo, dove Marco Mancassola, piuttosto che dare sfoggio dell’arte della descrizione di cui è grande conoscitore, si esercita sul registro del ricordo, evidenziando cicatrici di un passato gravoso, restituito con tratti rapidi e introspettivi.
Il ventisettesimo anno. Due racconti sul sopravvivere
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