Il viaggio di Felicia di William Trevor

Felicia ha diciassette anni ed è incinta. Decisa a ricongiungersi con Johnny, il ragazzo che le ha fatto scoprire l’amore; la giovane lascia l’Irlanda e parte alla volta delle Midlands inglesi. Senza un indirizzo o un recapito precisi, Felicia si mette alla ricerca della fabbrica di tosaerba in cui lavora Johnny, affrontando un fallimento dopo l’altro nel tentativo di trovare il padre della creatura che porta in grembo. Sul suo cammino incontrerà diversi personaggi, tra cui il signor Hilditch, un rispettabile uomo sulla cinquantina che prende a cuore la situazione della ragazza, destinata forse a diventare l’ultima aggiunta alla sua singolare “collezione” di giovani in difficoltà…

I primi capitoli de “Il viaggio di Felicia” di William Trevor potrebbero far pensare al classico racconto delle traversie di una ragazzina sedotta dalla forza travolgente dell’amore e costretta ad affrontarne le conseguenze andando incontro ad una dura lezione di vita. Il romanzo, tuttavia, vira presto verso il thriller, dipingendo un’atmosfera hitchcockiana gravida di minaccia e tensione. L’ingenuità con cui Felicia si muove nel paesaggio post-industriale cupo delle Midlands e il comportamento equivoco, vagamente sinistro del signor Hilditch funzionano come gli indizi che paiono guidare la narrazione verso un inevitabile evento drammatico.

William Trevor non esplicita l’orrore ma nelle ossessioni e nelle manipolazioni di un uomo che si rivela un essere ferito, traumatizzato, e nelle scelte di una donna che in fondo è ancora una bambina intravediamo le conseguenze di sofferenze passate e del difficile passaggio alla vita adulta. La scrittura dell’autore irlandese dice e non dice, rivela e nasconde, mantenendo fino all’ultimo la sua capacità di disorientare il lettore, che vede bene e male confondersi uno nell’altro. E se in Felicia troviamo il ritratto di una giovane che l’idea romantica dell’amore, ancor più che la sua età, rende indifesa, ingenua e cieca di fronte al pericolo, il signor Hilditch è un capolavoro da annoverare tra i personaggi letterari che meglio incarnano la terrificante ordinarietà del male.