Il vino è un bene di lusso solo per gli astemi
- Autore: Giuseppe Natoli
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2023
Un vissuto personale e familiare legato al piacere di degustare un buon vino, specie in buona compagnia, si esprime con una freschezza e piacevolezza di linguaggio in questo breve ma intenso narrato dal titolo Il vino è un bene di lusso solo per gli astemi (Editore Vittorietti, 2023).
L’autore, Giuseppe Natoli, fa entrare il lettore in questa dimensione che costituisce un plus valore per l’esistenza, migliorando la qualità della vita e racconta come si è avvicinato a questo mondo e le varie vicende in cui un buon bicchiere di vino è sempre presente.
Una lettura gradevole e insieme emozionante in cui, con semplicità, l’autore ha saputo raccontare e raccontarsi, portando il lettore ad “assaporare" questo libro e a vivere con lui ogni tappa, ogni istante, ogni emozione del suo vivere quotidiano del passato e del presente sia in avversi che positivi frangenti in cui è presente talora il vino. Il titolo è significativo di un modo di essere e di assaporare con gusto non solo il vino, ma la vita in tutte le sue temperie con i compagni di viaggio di questo transito terrestre.
Vi è all’interno del libro uno spaccato di una Sicilia autentica vissuta attraverso i legami con le persone che sono quelle che in gran parte danno un senso all’esistenza. La famiglia costituisce il nucleo fondamentale per la trasmissione del nome e dei valori fondanti principali e ineludibili e il rapporto con il vino proviene dall’autore dal percorso familiare. In alcune pagine parla del suo primo incontro con il vino:
Credo che la prima volta che ho sentito parlare di vino sia stata appunto in Chiesa. Ad alzare il calice era un sacerdote che cercava di convincere dei giovani fanciulli pronti a fare la prima comunione, del miracolo che si rinnova ogni qual volta si compiva la liturgia. Ho saputo poi con il tempo che quel vino, per poter varcare la soglia della Chiesa, doveva avere determinate caratteristiche.
Doveva essere naturale, genuino, non alterato e di bassa gradazione.
Nel libro vi sono più narrazioni e generazioni che si incontrano nel luogo circolare della famiglia, passaggi tra passato e presente nella dimensione della atemporalità che è data dal ricordo. L’uva che nasce da un tralcio di una vite e cresce da un terreno raccogliendo tutto quello che vi è intorno, rispecchia parallelamente la vita di ciascuno e si è come figli anche noi di un similare processo evolutivo.
Quando si mette il naso in un calice di vino, si “innesta” un ricordo, di qualcosa che si è fatto in passato. Il vino può significatamene essere un tramite, un veicolo per la trasmissione di ricordi, di vissuti familiari.
Una dimensione nostalgica emerge nella scrittura di un vissuto che esprimeva uno stile di vita forse trascorsa dove il vino è presente nel complesso delle tradizioni che devono persistere e che si tramandano.
Citando l’autore:
I sensi permettono di capire cosa ci succede. Ci fanno vivere esperienze, evocano immagini e ricordi, provocano emozioni. Esiste un momento della nostra vita, durante il quale, i sensi particolarmente accesi ci portano a sperimentare, a rischiare, insomma a crescere. Poi, come nelle diete, c’è la fase del mantenimento in cui ti muovi su strade sicure, già conosciute, e inizi ad usare i sensi per ricordare ed eventualmente aggiustare il tiro.
Ho visto mia madre allattare Nino, grande seno, dolce sorriso. Quel sorriso lo ricordo, ma è più di un ricordo, è il mio sorriso. Mi appartiene. Era il sorriso delle feste, era il sorriso che accompagnava la preparazione di una pietanza e che accoglieva amici e parenti. Era il sorriso che ho visto per l’ultima volta, quella mattina di maggio. Del resto, la vista è il senso più immediato, quello che ti prepara al momento che stai per vivere. Versano il vino nel calice e subito ne analizzi il colore, immagini quali sensazioni potresti provare e quali abbinamenti accostare. E il primo grande filtro, magari a maglie un po’ larghe, che detta le scelte successive.
Sono pagine significanti del senso della vita che si esprime in una rotazione continua che fa incontrare la nascita, la vita, la morte.
Nulla di quello che va via è definitivo, rimane sempre qualcosa. Dopo la vendemmia, la vigna muore, le foglie cadono e in quel momento pare che tutto sia finito ma in realtà si va verso un nuovo inizio e per certi versi è il momento più importante, in quanto si genera e ci si rigenera sempre.
L’analisi sensoriale, tramite la vista, va oltre la descrizione del colore del vino. Esiste la viscosità, e la densità, in base a come il vino scorre sulle pareti del bicchiere, o alla larghezza dei famosi archetti che si formano sulle pareti di vetro dopo la roteazione. Se il colore predispone alla scelta di un cibo, la viscosità e la densità, che determinano la struttura di un vino, suggeriscono come questo cibo vada cucinato.
In questo emergere di attività sensoriale, vi è poi la fase olfattiva, cui segue in un insieme, quella degustativa in un sorgere e susseguirsi di una mistura di percezioni.
Un libro che affascina e che si legge tutto di un fiato raccontando come nel sorso di un vino si trovi tutto il crogiuolo dei propri pensieri e sentimenti. Si beve soprattutto per piacere come quello che si prova nel leggere questo libro. Il vino come espressione di una vita felice, per festeggiare ma anche per dimenticare ma è importante condividerlo con le persone giuste perché alla fine il vino porta al dialogo, alla confidenza. Si crea un’atmosfera particolare che può essere estesa a più persone, dal vino rosso a quello con le bollicine, si “stappa” la propria felicità, la propria gioia. È “un bene di lusso per astemi” recita il titolo, e in conclusione l’autore afferma:
Penso davvero che il vino sia un bene di lusso inaccessibile solo agli astemi. Ma solo perché non lo hanno ancora bevuto.
Il vino è un bene di lusso solo per gli astemi
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