L’Impero. La vendetta dell’aquila
- Autore: Anthony Riches
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2017
Dieci anni per decidersi a pubblicare. Anthony Riches, laureato in studi militari, non ha cercato editori per il primo romanzo della serie L’impero fino a quando non lo ha considerato finalmente pubblicabile. Attese addirittura un decennio prima di dare via libera all’edizione. Lo trovava un testo troppo accademico, infarcito di dettagli storici sulle legioni e i combattenti di Roma. Rimossa la patina tecnicistica, sono emerse le avventure eccitanti di Marco Valerio Aquila e dei suoi Tungri. È seguito un successo mondiale.
“L’Impero. La vendetta dell’aquila” (edito ad aprile da Newton Compton, pp. 374, euro 12,00 in edizione cartacea, euro 4,99 nella versione ebook) è il sesto titolo di una saga che si annuncia alluvionale: dovrebbe contare venticinque episodi nelle intenzioni dell’autore inglese, uno scrittore di complemento, visto che in prevalenza svolge tutt’altro mestiere.
La passione di Anthony Riches per le armate di Roma imperiale è nata da un momento magico, nel 1996, ad Housesteads, davanti ai resti di uno dei forti del Vallo di Adriano, che ospitava una coorte ausiliaria stanziata nell’ostile Britannia, provincia romana popolata da tribù turbolente, i cui guerrieri si dipingevano i corpi di blu.
È da quel momento ch’è nato Marco Aquila ed è cresciuto come un bel personaggio, un giovane dritto e forte, nobile di natali e ricco di sentimenti, sebbene non più di risorse. Un mix di forza e di debolezza, perfetto per un romanzo storico d’azione. Figlio di un senatore finito in disgrazia per l’avidità dell’imperatore Commodo – al quale piaceva appropriarsi dei beni dei patrizi – Marco ha dovuto rinunciare agli agi dopo la morte del padre e lo sterminio dell’intera famiglia. Unico superstite, comanda sotto falso nome (quello di Tribulo Corvo) la prima centuria di una coorte ausiliaria di Tungri, germani che prestano servizio nelle legioni di Roma.
La forza dell’ultimo erede del senatore Appio Valerio Aquila sta nei suoi principi e nelle sue braccia: è abilissimo nel maneggiare contemporaneamente due spade (un dimacherio, secondo la definizione latina) ed è un comandante molto rispettato dai suoi capacissimi uomini. La debolezza viene dalla sete di giustizia che lo spingerebbe a lasciare tutto e raggiungere Roma, oltre che dalla sua innata franchezza. Dalla sua parte, può contare per buona sorte su amici fidati, molto meno sognatori di lui, e combattenti rotti ad ogni esperienza, con i piedi ben piantati per terra, soprattutto sul campo di battaglia.
Reduce da una durissima campagna militare, a difesa di una miniera sperduta nella gelida Dacia, la Cohors Tungrorum è stata scelta per una missione delicata in Britannia, nella zona del Vallo più settentrionale. Di fatto è un ritorno, perché i Tungri si sono rivelati un reparto coeso proprio nella grande provincia insulare.
Siamo nel 182 d.C. e anni prima una legione ha perso la propria insegna in combattimento, all’inizio della ribellione delle tribù del nord. Essere privati dell’aquila di metallo, il caratteristico puntale che sormonta lo stendardo custodito dall’aquilifer, è una vergogna gravissima per una legione. Se quel simbolo di potere di inestimabile valore morale non ritrova, la VI Victrix è condannata allo scioglimento. Verrà smembrata, i suoi uomini saranno dispersi in altre legioni.
L’aquila è caduta in pessime mani. Se n’è appropriato Calgus, ex re dei Selgovi, allontanato dalla tribù per averla cacciata in una inconcludente rivolta, sedata sanguinosamente dai romani. E questi lo davano per trapassato, lo stesso Marco gli aveva fatto recidere i tendini delle caviglie, abbandonandolo ai lupi.
Ma i cattivi soggetti non muoiono facilmente e Calgus sta ora cospirando per provocare una nuova sollevazione. Ha ordito un piano per mettere da parte re Naradoc dei Veniconi, contrario alla rivolta. Si è assicurato la complicità dei familiari del saggio capotribù e soprattutto quella del temibile Brem, rimasto sfigurato orribilmente in un combattimento nel quale era stato dato per morto, per quella devastante ferita.
Intanto ha arruolato e addestrato una ventina di giovani donne della tribù. Hanno formato una sorellanza di cacciatrici, le Volpi, letali per i romani isolati che capitano a tiro.
Questi sono i nemici contro i quali il centurione Aquila e i Tungri dovranno misurarsi. L’ennesimo ostacolo sulla strada per Roma, che Marco vorrebbe percorrere in tutta fretta per andare ad uccidere gli assassini e vendicare il padre.
I precedenti titoli della saga L’Impero sono stati pubblicati tutti da Newton Compton: “La spada e l’onore” (2012), “La battaglia dell’Aquila perduta” (2013), “Lunga vita all’imperatore” (2014), “Sotto un’unica spada” (2015), “Un eroe per Roma” (2016).
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