In fondo alla terra
- Autore: Alessandro De Francesco
- Genere: Storie vere
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Giraldi Editore
- Anno di pubblicazione: 2018
La fuga, l’esilio, le vicissitudini di Estela, la protagonista del romanzo, ci narreranno una delle pagine più buie della storia contemporanea: il golpe militare in Cile nel settembre del 1973 e la morte del presidente Salvatore Allende. Una brutale e feroce aggressione alla democrazia di un Paese. Un attacco militare non privo di interferenze e di volontà internazionali: nel 2003, l’allora segretario di Stato degli USA Colin Powell ammise che l’affare cileno non è fu una pagina della storia americana di cui andare fieri.
Indimenticabile è il mio ricordo di quando appresi la notizia della morte di Allende al telegiornale, con le immagini in bianco e nero del palazzo de La Moneda, l’assedio, l’incendio, lo sgomento, e nei giorni a seguire un crescendo di manifestazioni in tutta Europa a sostegno del popolo cileno.
Alessandro De Francesco è un affermato scrittore di romanzi storici, Come il grano a giugno, Le stelle di Mactan, Le tenebre e il sole, per i quali ha ricevuto diversi riconoscimenti letterari. Come per i suoi libri precedenti anche in questa sua ultima opera, In fondo alla terra, fa riemergere documentazioni storiche e verità politiche, ricomponendo e dando un’immagine alle donne e agli uomini sequestrati, spariti, fuggiti alla repressione di Pinochet.
La narrazione attraverso il diario storico, con il racconto degli orrori, dell’amore, dei sentimenti e delle emozioni, coinvolge il lettore nella sua sfera emotiva, rendendolo partecipe agli eventi del racconto.
Estela, sul lungomare di Livorno, guarda le imbarcazioni all’orizzonte che la riportano al ricordo malinconico della sua vita e a tutte le cose alle quali era sopravvissuta. Estela Meunier è la figlia di uno dei generali che sosteneva il presidente Allende. Bellissima con i capelli biondi e gli occhi chiari, era cresciuta respirando atmosfere europee. Agiata, studiava in Europa, parlava più lingue, era una donna del tutto indipendente anche se a volte sembrava non percepire la realtà del proprio paese. Il suo amore con Alejandro, il figlio di Isabel la governante, era più vivo che mai. Nonna Clothilde, l’anziana madre del generale, nata in Francia, emigrata in Sudamerica per amore del suo Gustave, socialista e antimilitarista, non poteva essere più orgogliosa della amata nipote.
Nell’estate del 1973 il Cile aveva un’economia ridotta ai minimi termini e la paura di una guerra civile era concreta. Le forti tensioni sociali erano di supporto ai tentativi di rivolta, fin dal marzo del 1973 contro Allende da parte dei generali all’interno dei comandi militari.
Meunier, il generale dal viso di pietra, non nascondeva le sue preoccupazioni. Voleva che sua figlia Estela ritornasse a Parigi dove studiava Lettere alla Sorbona. Anche Alejandro era rientrato a casa. Il suo periodo di ferma alla guarnigione di Santiago stava per terminare. Quella mattina di settembre il generale, alla vista dei militari, comprese di non avere più via di scampo, sarebbe stato imprigionato insieme alla sua famiglia. Estela ebbe appena il tempo di scappare. Nelle stesse ore Alejandro, in caserma, aveva avvertito che qualcosa di grave stava accadendo: la disciplina imposta non aveva niente a che vedere con la solita routine. Si ritrovarono nella confusione delle strade, tra i mezzi blindati e la gente che fuggiva.
Camuffando il proprio aspetto decisero di andare verso il confine al nord, in Argentina.
Allende ci ha fatto intravedere una speranza…. Allende ci ha aperto gli occhi. Essere travolti dalla barbarie dopo aver assaporato la civiltà è insopportabile.
I loro amici, la loro famiglia vennero catturati come migliaia di cileni e portati all’interno dello stadio nazionale, che divenne il luogo simbolo di detenzione e di morte. Ovunque si fuggisse la polizia militare era sempre sulle loro tracce. La tragedia lascia un’eredità, un imperativo morale ed è quello di vivere: saranno le parole con le quali Estela dovrà fare i conti di continuo. Dovrà ritrovare in esse la forza di andare avanti, di scappare ancora, rifugiarsi altrove, lontano dalla sua terra e da chi aveva lasciato, con le ferite ancora aperte e i fantasmi che di tanto in tanto tornavano a farle visita.
La storia non si fermerà né con la repressione né con il crimine, lascerà detto Allende al popolo cileno prima di morire, come la storia d’amore di Estela e Alejandro, senza fine, che suggella la trama di questo suggestivo romanzo per la sua dimensione umana, etica e storica.
In fondo alla terra
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