Clichy, nella collana Père Lachaise riedita “La preda” (2018, pp. 432, euro 14,00 euro, titolo originale La curée, traduzione di Federica Fioroni), secondo capitolo del ciclo dei “Rougon-Macquart. Storia naturale e sociale di una famiglia sotto il Secondo Impero” (Les Rougon-Macquart. Histoire naturelle et sociale d’une famille sous le Second Empire), venti romanzi dalla trama realista, pubblicati dallo scrittore, giornalista, saggista, critico letterario e fotografo francese Émile Zola (Parigi, 2 aprile 1840 – Parigi, 29 settembre 1902) tra il 1871 e il 1893.
Uno dei romanzi più raffinati e acerbi di Zola, un’opera moderna, dai toni fortemente realisti iniziò ad apparire sulla rivista La Cloche, ma poi la pubblicazione venne interrotta perché il contenuto fu giudicato troppo scandaloso. La pubblicazione in feuilleton non sarà mai ripresa e il romanzo fu edito in volume solo nel 1871.
“La preda”, La curée, titolo che indica la parte della bestia che viene data in pasto ai cani, rende perfettamente l’assalto agli onori e alle cariche, la baldoria della società francese del Secondo Impero. Una vera e propria cuccagna (“La cuccagna” fu il titolo della seconda edizione italiana del testo nel 1881 pubblicata dai Fratelli Treves di Milano), quella della società che vive di bagordi, dimentica delle sofferenze degli ultimi, degli umili e dedita al vizio come unica divinità. È l’eterna legge delle tre S: Sesso, Sangue, Soldi, non c’è miglior modo per segnalare la propria presenza al mondo. Infatti, il cronista Zola, teorico del naturalismo, con il suo sguardo penetrante, oltre alla descrizione violenta della corruzione della società imperiale, pone l’accento sullo studio della passione tra Renée e Maxime, che si va svolgendo attraverso un intrigo di motivi che vanno dal denaro alla gelosia, fino alla corruzione più disinvolta. Quindi una trama che si affianca alla parallela del romanzo erotico, nella modalità del triangolo amoroso e che fa di questo testo un raro e imprescindibile unicum del romanzo realista.
Sullo sfondo appare la Parigi riedificata dall’architetto e urbanista Barone Georges Haussmann, il quale alla metà del XIX Secolo, con la sua ossessione della linea retta, abbatte strade strette, malsano retaggio del Medioevo, creando Grands Boulevards e proiettando in tal modo la Parigi del Secondo Impero di Napoleone III verso il nuovo millennio.
Émile Zola considerava “La preda” un romanzo-reportage “sull’oro e sulla carne”. Alle accuse di oscenità Zola rispose:
“Una società non è forte se non quando mette la verità sotto la luce del sole”.
Insieme a L’argent (1891), questo volume fa parte di un dittico dedicato dall’autore alle avventure della Borsa di Parigi e alle grandi speculazioni finanziarie durante l’Impero di Napoleone III. Al centro di entrambi i romanzi c’è l’ambigua figura di Aristide Rougon.
La trama del romanzo
Aristide Rougon, detto Saccard, è un vero e proprio “sacerdote del dio denaro”, che, partito da umili origini, si è arricchito enormemente, nella Parigi trasformata da Haussmann, grazie a spregiudicate speculazioni immobiliari, Aristide si è così lanciato alla conquista di Parigi. Renée, sua moglie, è la scalatrice sociale in tutto il suo splendore, circondata dal lusso, protettrice e amante del figlioccio Maxime, incarnazione del vizio. Ma il marito chiude gli occhi. Uno scandalo può sempre rivelarsi un buon affare da mettere a profitto.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In libreria “La preda”di Émile Zola, un romanzo moderno
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