Esce la prima edizione in italiano del volume “Morte di un maestro del Tè” (Skira, 2016, pp. 192, euro 16,00, titolo originale Honkakubo Ibum, traduzione di Gianluca Coci), capolavoro letterario e opera di grande profondità spirituale di Yasushi Inoue (1907-1991), una delle figure di maggior rilievo della letteratura giapponese, dal quale nel 1989 è stato tratto l’omonimo film diretto dal regista Kei Kuma.
Il volume avvince con l’artificio letterario di un manoscritto ritrovato e con un protagonista, il monaco Honkakubo, che ricorda il suo grande maestro scomparso Sen no Rikyu e la sua oscura morte, sullo sfondo delle lotte di potere nel Giappone cinquecentesco.
La trama del libro
Sen no Rikyu (1522-1591), “sistematizzatore” della cerimonia del Tè, la cui essenza è condensata nei principi di armonia, rispetto, purezza e serenità, si legò al leader militare Hideyoshi, che tuttavia lo mandò in esilio, ordinandogli di compiere il suicidio rituale. Honkakubo dedica dunque la sua esistenza al tentativo di capire i motivi di questo sopruso e della mancata richiesta di grazia da parte del suo maestro, intrecciando la bellezza rievocativa del racconto del tè con la meditazione e gli interrogativi sul destino, la vita e la morte.
«sono già passati oltre sei anni dal giorno in cui il maestro Rikyu fu costretto a togliersi la vita facendo seppuku. Prima ho detto di essermi allontanato dalla Via del Tè perché era troppo segnata dal mio maestro, ma questo non significa che mi sia allontanato da lui. Anzi, ho addirittura la sensazione di essere in grado di servirlo molto meglio da quando vivo in completo isolamento, qui a Shu gakuin: sento la sua voce più volte al giorno e riesco anche a parlargli; rivedo il modo in cui preparava il tè, sempre libero e indulgente, lasciandosi guidare dall’ispirazione del momento; a volte mi ripete una delle sue frasi preferite: “Dopotutto il Tè è la giusta combinazione di fuoco e acqua”, gli pongo numerose domande alle quali risponde puntuale e volentieri. Sono attualmente in possesso di un diario scritto da un “chajin”, un cultore della Via del Tè, che visse durante le ere Keicho e Genna. Egli non era un esperto erudito o un maestro, ma un praticante capace di fare di quell’arte la sola ragione e l’unico sostentamento della sua vita».
Il diario era costituito da cinque fascicoli di circa venti pagine ciascuno, caratterizzati da una grafia molto fitta e minuta e da una raffinata carta tradizionale. Il diario, avente uno stile di scrittura molto libero, è stato con ogni probabilità composto dal monaco Honkakubo del tempio Miidera, discepolo del grande maestro Rikyu.
«È mia ferma intenzione fare di questo manoscritto, conservato con somma cura, ma caduto nell’oblio per lunghi anni, un’opera che possa risultare oggi intelligibile, riordinando alcuni passaggi eccessivamente complicati, aggiungendo dove è necessario e impreziosendo con qualche spiegazione ben documentata. Non essendo munito di un suo proprio titolo, ho deciso di chiamare questo diario: “Le memorie del monaco Honkakubo”».
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: In libreria per Skira “Morte di un maestro del tè” di Yasushi Inoue
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