In mezzo scorre il fiume di Norman Maclean

“Sono proprio le persone con cui viviamo, che amiamo e che dovremmo conoscere meglio, a eluderci”.

Ai fratelli Maclean è stato insegnato che la pesca a mosca è una religione e che i pescatori più bravi del mare di Galilea pescavano a mosca, che il prediletto Giovanni pescava con la mosca secca. I fratelli Maclean sono cresciuti nello stato americano del Montana, immersi nel verde dei suoi boschi e nelle acque vive dei suoi fiumi, ed anche se una volta diventati adulti le loro strade si sono divise, la passione per la pesca continua ad unirli. Naturale, quindi, quando Norman si rende conto dei problemi in cui si trova coinvolto il fratello Paul, tornare sul Big Blackfoot River per permettere alla pesca a mosca di mettere le cose a posto. Le parole giuste, però, vengono fuori difficilmente, così come i gesti, soprattutto quando la persona a cui sono dirette non vuole essere aiutata. Ci si affida al fiume, al suo corso freddo ed inesorabile, alla dimensione di sospensione temporale che la pesca comporta, alla concentrazione necessaria per effettuare un lancio preciso, alla scelta della mosca, all’attesa del pesce, alla sua cattura o alla delusione della sua fuga disperata. Sperando che nel frattempo, guadando una buca del fiume, le parole giuste arrivino sulla punta lingua e possano venire dette alla persona che amiamo prima che sia troppo tardi.

Norman Maclean ha esordito come scrittore a 74 anni, dopo anni trascorsi sulle Montagne Rocciose del Montana lavorando come taglialegna e guardia forestale, raccontandoci i suoi ricordi di gioventù sotto forma di un romanzo breve, commovente, sui rapporti umani e la loro gestione, sulla sensazione di impotenza che comportano le difficoltà di comunicazione e sull’importanza dei ricordi.

“In mezzo scorre il fiume” è un testamento spirituale dell’autore, un modo struggente per ricordarci quanto siamo piccoli di fronte agli accadimenti della vita e, di conseguenza, come questa consapevolezza non debba diventare una comoda scusa.

“Ma sapevo che una storia era cominciata, forse molto tempo prima, vicino al rumore dell’acqua. E sentivo che più avanti avrei incontrato qualcosa che non si sarebbe mai eroso, e che ci sarebbe stata una curva brusca, cerchi profondi, un deposito, e la quiete.”