In nome dei Medici
- Autore: Barbara Frale
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: Newton Compton
- Anno di pubblicazione: 2018
A Clarice Orsini, la strega storpia Bellezze ha raccomandato di proteggere lo sconosciuto in arrivo a Roma da Firenze, al cui destino sarà legato il suo. Quel giovane è Lorenzo, il mondo lo conoscerà come il Magnifico, intanto sta entrando in città da Porta Flaminia, nel febbraio 1466, in avvio del romanzo della medievalista Barbara Frale “In nome dei Medici”, pubblicato da Newton Compton (settembre 2018, 384 pagine, 12 euro in versione cartacea, 5.99 euro l’eBook), secondo titolo di narrativa della storica viterbese, dopo “I sotterranei di Notre Dame” (sempre Newton, 2018).
Qualcos’altro si riesce ad apprendere, mentre ancora il gruppo dei forestieri sta scendendo il pendio lungo il Muro Torto. In piazza del Popolo, un finto monaco accarezza un ricco pugnale con l’elsa d’argento e il simbolo della sua antichissima casata, celato dal saio. Anche il volto è nascosto dal cappuccio, fissa il varco tra le mura e ripensa al compito che gli è stato affidato: meglio che cada un solo uomo per il bene del popolo, che non perisca l’intera nazione. Lorenzo deve morire.
L’autrice è indubbiamente competente, storia e personaggi si direbbero decisamente attendibili, è un romanzo che non ha niente a che vedere con la laccata serie televisiva “I Medici”, in onda da due edizioni su Rai Uno e storicamente inattendibile, per ammissione della stessa produzione. Un’infedeltà ostentata. L’affascinante e telegenico Daniel Sharman, l’attore britannico che lo impersona, non ha nulla del Magnifico vero e non soltanto per la barba, che i ritratti non mostrano. Il Lorenzo del Rinascimento è quello della Frale: ha lineamenti forti, il naso lungo, la mascella volitiva, non è brutto ma nemmeno un Adone. Comunque, non è certo per l’aspetto fisico che sarà chiamato Magnificus.
Insomma, i de’ Medici di Barbara stanno ai Medici televisivi come il bozzetto in scala del Duomo di Firenze sta alle riproduzioni dell’edificio in vendita per i turisti sulle bancarelle di souvenir.
Tornando fuori porta Flaminia, è lì che lo zio Tornabuoni attende il nipote Lorenzo, in arrivo con due accompagnatori, il precettore monsignor Becchi e l’amico Roberto Malatesta, figlio naturale del Signore di Rimini.
I due giovani, in particolare, formano una coppia che potrebbe indurre in inganno chiunque. Il romagnolo ha gli occhi azzurri, i capelli ricci ribelli, l’aspetto gaudente e scanzonato, ma il carattere è accorto e riflessivo. Di contro, il composto e serio Lorenzo nasconde sotto l’aria da filosofo contemplativo uno spirito incline a feste e piaceri. Non a caso, a Firenze non ha smesso di insidiare la più bella ragazza della città. Lucrezia Donati, anche dopo il matrimonio di lei con l’Ardinghelli. I de’ Medici sono fatti così: ricchi, risoluti, per niente accomodanti. Apprezzano chi dimostra loro una deferenza vicina alla sottomissione e non mancano di ricompensarla generosamente.
Per allontanarlo dalla Donati, il padre Piero gli ha affidato un’importante missione commerciale. Si tratta di negoziare col Vaticano l’appalto dell’estrazione dell’allume dai Monti della Tolfa. Il commercio del minerale, buono a preparare farmaci e conciare pelli, deve compensare le perdite che la filiale del banco dei Medici subisce nella Città Eterna. Vescovi e cardinali sono bravi a chiedere denaro in prestito ma non a restituirlo e quando si tratta di pagare gli interessi si fanno pregare. Come se tutto fosse loro dovuto, in quanto principi della Chiesa.
All’ingresso in Roma, Lorenzo è attratto dalla folla che si accalca in via di Ripetta per assistere al Palio degli storpi, una grottesca corsa carnevalesca tanto apprezzata dal popolino. In mezzo alla gente, il cavallo Nasser si imbizzarrisce, il fiorentino è in difficoltà e non riesce a controllarlo, solo un giovanotto biondo gli si fa accanto senza timore e calma la bestia. Si presenta, è Rinaldo Orsini e con l’amico Ludovico Riario si offre di mostrare all’ospite le bellezze di Roma, a cominciare dai misteri di Venere, nella locanda della Vacca, dove Monna Vannozza ha fatto appena arrivare le ragazze della nuova quindicina.
Con sorpresa, il de’ Medici apprende che Orsini è un ricchissimo nipote di cardinale e a sua volta prete. Anche Riario, di nobile ma decaduta famiglia, è in predicato di prendere i voti, per sbarcare il lunario.
Quando i due amiconi si allontanano, dando appuntamento serale per bagordi carnascialeschi, i compagni di Lorenzo scoprono un pugnale dall’elsa d’argento incastrato nella bardatura della sella. Un frate era stato visto armeggiare mentre il cavallo scartava. Un avvertimento?
Vita e morte, nobiltà e miseria, grandi vestigia del passato ma anche immondizia e lordura nelle strade dell’Urbe. Roma era così, meravigliosa e disarmante, splendida e abietta. C’è da attendersi tutto da questo romanzo, dopotutto un Medici incontrerà il Borgia…
In nome dei Medici. Il romanzo di Lorenzo il Magnifico
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