In risaia di Marchesa Colombi

In risaia è un libro di un’autrice che ai giorni nostri pare disperatamente lontana e sorpassata: nei temi, nello stile, nei valori; eppure ne consiglio la lettura con la certezza che ne sarete stupite, meravigliate e perché no, incantate.

Ambientato nelle risaie della pianura padana, racconta il difficile apprendistato alla realtà e alle durezze della vita di Nanna, la giovane contadina protagonista, una bella ragazza semplice e con valori e progetti ben delineati nel solco della tradizione.
Tra questi progetti, in particolare evidenza la necessità di dichiararsi una ragazza da marito: come allora era costume in quei tempi e in quelle zone, era imperativo sfoggiare sulla testa la corona di spilloni d’argento che le avrebbe così permesso di farsi corteggiare dal giovanotto di cui si era invaghita.
Per avere il denaro necessario all’acquisto, Nanna va in risaia a lavorare, ma la fatica la consuma e la febbre terziaria, al secondo anno di risaia, distruggerà per sempre le sue speranze facendola diventare completamente calva.
Sfumata quindi la possibilità di inalberare la sua corona d’argento, sfumate tutte le speranze e le prospettive, Nanna si incattivisce sempre più, richiudendosi in un astioso rimuginare contro una vita che ad altri pare dare tutte le fortune che a lei sono mancate.

Seguono splendide pagine di una fine e profonda capacità psicologica che scavano dentro quest’anima di donna che si sente derisa e offesa, considerata al pari di un attrezzo da lavoro nemmeno più integro.
Il racconto pare avviato verso una china tragica, quando tutto si risolve al meglio con un guizzo narrativo che riporterà Nanna sulla via di una specie di conversione totale del suo approccio alla vita e a quanto ancora le può riservare.

Il libro si legge velocemente, lo stile è scorrevole, profondamente calato nel mondo contadino, con pagine che raccontano di costume e di tradizioni tipiche delle risaie, con un’attenzione particolare alle condizioni femminili dell’epoca, all’estrema durezza e precarietà del loro lavoro.

Marchesa Colombi, ormai è noto, è lo pseudonimo di Maria Antonietta Torriani, nata a Novara nel 1840, donna di grande carattere, indipendente e piena di interessi culturali. Dopo il matrimonio con Eugenio Torelli Viollier, fondatore insieme a lei del Corriere della Sera, la scrittrice vivrà un’intensa vita culturale, sempre attenta alle problematiche femminili che descriverà e denuncerà in vari racconti e romanzi, in pagine di straordinaria attualità ancora oggi vive e perfettamente leggibili: un’autrice da non dimenticare.