In volo su Roma. 400.000 lettere da un poeta antifascista
- Autore: Lauro De Bosis
- Categoria: Narrativa Italiana
- Casa editrice: L’orma editore
- Anno di pubblicazione: 2022
I pacchetti dell’Orma editore si arricchiscono di un nuovo volume dal titolo In volo su Roma. 400.000 lettere da un poeta antifascista. In questo avvincente epistolario a cura di Pietro Clesi rivive la figura dimenticata di Lauro De Bosis, aviatore e poeta molto attivo contro il fascismo, un personaggio contrastante e assolutamente sottostimato dai posteri.
Nel suo libro biografico Dai ricordi di un fuoruscito (Bollati Boringhieri editore, 2021), Gaetano Salvemini, politico socialista e storico, antifascista della prima ora, ricorda Lauro De Bosis come un coraggioso uomo contro le idee di Mussolini, una figura sottostimata, forse per le sue passioni: il volo e le donne.
C’è tutta una pubblicistica corriva che mette queste due passioni nel novero dei falsi miti del fascismo, dove un uomo con la passione di guidare un velivolo e che abbia nel suo "curriculum" la tendenza a innamorarsi spesso, non può essere così smaccatamente un antifascista.
Poeta e traduttore, De Bosis ebbe il piacere di conoscere Gabriele D’Annunzio, Giovanni Pascoli, Benedetto Croce ed Eleonora Duse. Un giorno fece una proposta ardita a Salvemini, quella di sorvolare Roma a bordo di un velivolo, esortando gli italiani a mettere fine alla vergogna del fascismo.
Cosa che effettivamente avvenne nel 1931: con l’ausilio di un velivolo comprato da poco, Lauro De Bosis sorvolò i cieli di Roma, disseminando 400.000 volantini sui pericoli presenti e futuri dell’ideologia fascista.
L’altra figura importante nella vita del Bosis fu l’attrice di teatro americana Ruth Draper, compagna del poeta dal 1928.
Lauro De Bosis le recapitò un messaggio, un ultimo saluto nel caso in cui il suo viaggio non fosse andato a buon fine. E così fu: non avendo idee precise su quanto carburante gli servisse, De Bosis si inabissò nel mar Tirreno. Ruth Draper si prese carico di tradurre le opere letterarie dell’amato in inglese. Agli italiani rimase uno dei migliori testi del poeta, scritto poco tempo prima della sua scomparsa, ovvero Storia della mia morte, testo asciutto e di grande impatto emotivo, presente nel volume edito dall’Orma editore. Si tratta di un testo ben lontano dalla produzione poetica precedente, troppo influenzata dal dannunzianesimo, dai testi latini e greci, che non davano vita al suo ingegno letterario.
Nel suo libro biografico L’uomo inutile, Giuseppe Prezzolini scrisse il perché Lauro De Bosis non divenne un uomo spendibile nei nomi degli antifascisti della prima ora.
Ci va giù pesante:
Io era allora convinto, come lo sono oggi, che i troppi doni avuti dalla sorte gli lasciavano troppe porte aperte in tante direzioni, che egli era inesorabilmente portato a fare capolino a tutte quante [...]. Un uomo fortunato come lui, che poteva seguire le equazioni di Einstein e leggere una lirica greca nell’originale che appena entrava in un salotto, attirava lo sguardo delle donne e si sentiva attorniato dai ragazzi, se voleva coltivare tutte quelle possibilità, sarebbe rimasto sempre un uomo gradevole, ma non un uomo utile e profondo.
Ma Prezzolini scriveva quello che pensavamo gli antifascisti all’epoca della sua morte, ovvero che era un uomo "geniale" che viveva more uxorio con una attrice di teatro americana, che vestiva bene, ed era uno che se intendeva di quello che mangiava in un ristorante.
L’esatto contrario di come invece era rappresentato un ragazzo della Resistenza, coi calzettoni di lana per non prendere freddo e tra una staffetta e l’altra stava nascosto a leggere libri e mangiava quello che le contadine gli avevano preparato, alla buona.
Ecco perché Lauro De Bosis è quasi caduto nel dimenticatoio, perché la sua preparazione culturale e il suo gusto in fatto di abiti, cibo o donne non c’entrava niente con l’antifascismo (che poi se vogliamo, questo modo di pensare ce lo trasciniamo fino a oggi, dove un politico che balla in una discoteca con una donna, non è una persona seria e in ogni caso non sarà mai preso per uno che sostiene i poveri e gli immigrati).
E a una retata della polizia sui luogotenenti antifascisti di De Bosis lui risponde come vorrebbero i suoi "amici" anti-Mussolini, vale a dire:
La gente non capisce che mia madre ha sessantasei anni e i nervi a pezzi, e la sua condotta al processo è stata un colpo terribile, al quale io posso rimediare soltanto con qualcosa di sensazionale come il volo su Roma.
Per dire che la figura del "mammone" poi lo scaraventa lì dove lo ha messo Prezzolini: l’immagine dell’uomo gradevole, che è come dire “un uomo da poco.” Che poi, nel tempo, vince il moralismo urticante di Prezzolini, più consono al carattere dell’italiano medio, e oggi di Lauro De Bosis si ricordano in pochissimi.
Per effettuare questa traversata aerea sulla capitale che infine gli costò la vita, lui prima si recò a Londra per parlare di problemi tecnici con un illustre aviatore. Forse l’uomo aveva già capito la rischiosità dell’evento e non si presentò all’hotel dove pernottava Lauro De Bosis, che fu quindi costretto a chiamare un altro aviatore inesperto, con meno mestiere. L’aereo sarebbe poi precipitato nel mar Tirreno, e i suoi resti mai ritrovati.
Sicuramente gli antifascisti che fanno il doppio gioco nei ministeri, come impiegati, operai, come possono sentirsi coinvolti da una vita come quella di De Bosis?
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