“La vacanza era cominciata in modo pessimo”. Daniel, scrittore ungherese in crisi creativa (“illudendosi di fuggire dall’inverno”), era partito per l’Italia, per il Sud. Anche nel paese del sole la primavera stentava ad arrivare “per giorni interi la Riviera aveva subito gli assalti di un vento gelido; a Firenze, uno spazzaneve era stato agganciato al muso della locomotiva” e a Roma Daniel aveva saputo che “una corrente d’aria gelida di origine sconosciuta aveva investito l’Europa centrale e meridionale, portando freddi eccezionali e tempeste”. Quel maltempo infernale sembrava inseguire l’uomo che in realtà nel suo peregrinare non aveva una meta precisa. “Abulico e con l’animo in pena” Daniel stava fuggendo da se stesso insieme a “una delle compagne più insistenti della mia vita: l’inquietudine”. Una volta giunto a Napoli, mentre Daniel bighellonava sul molo all’improvviso era emerso dalla nebbia “un giovane con un abito piuttosto logoro”. “Che nave cerca, signore?”. “Quella che salpa prima”. “Capisco ma dove vuole andare?”. “Dove splende il sole”. Il sole più bello splende solo al Sud, nell’Isola per eccellenza, Capri perché “se c’è un posto dove il sole splende quasi sempre, ebbene è proprio quello”. Sbarcato a Capri in un giorno di pioggia, l’Albergo Regina chiuso per ristrutturazioni, quasi per caso Daniel aveva trovato alloggio presso la villa - pensione dell’anziano Signor Cotta, una residenza posta in alto rispetto al paese (la “vista che si godeva dalle finestre e dalla grande terrazza era incomparabile”). Inoltre “la signora Cotta era una padrona di casa eccellente e, di solito, cucinava lei”. Villa Isola Bella era “un posto dove poter stare veramente tranquilli” dove il dominus dell’albergo “scienziato dilettante” amava avere intorno a sé una ristretta cerchia di ospiti ai quali dispensare delle semplici regole di vita.
“La vita umana ha dei punti e dei riferimenti oscuri, i cosiddetti segreti. E io mi adopero per spiegare quale sistema regola questo campo... Che cosa intendo dire? Rispondo con tre parole: voglio capire tutto. Nei particolari”.
Fatale si sarebbe rivelato per Daniel l’incontro con Anna, giovane moglie dell’albergatore “la donna del destino” tipica bellezza mediterranea che celava “qualcosa di misterioso: era come se fosse inseguita dai sensi di colpa”. “Ti ho sognato, ti ho riconosciuto, ma sei arrivato troppo tardi”.
Incontrarsi e dirsi addio, pubblicato nel 1937 e uscito in Italia lo stesso anno edito da Valentino Bompiani, che si era assicurato i diritti di tutte le opere del giornalista scrittore Körmendi, è il ritratto fedele di quella “generazione felice” (prendendo in prestito il titolo di un precedente volume dell’autore) sopravvissuta alle trincee della I Guerra Mondiale, al nazismo e agli orrori della II Guerra Mondiale. La nebbia che pervade Capri quando Daniel sbarca dal vaporetto infatti non è altro che la metafora dell’esistenza umana dove ciascuno di noi si muove in essa “senza sapere con precisione per quale motivo o verso dove”. Villa Jovis, Monte Tiberio, la celebre “piazzetta”, le stradine meno frequentate dai turisti: “in queste terre meravigliose la primavera si presenta all’improvviso”. Incorniciato in un setting di ineguagliabile bellezza (“il paesaggio dell’isola sa suscitare impressioni poetiche”), il romanzo benché scritto nel secolo scorso conserva una sorprendente attualità, perché i percorsi dell’anima non sono altro che la rappresentazione dei nostri aneliti più segreti.
“Chi sa davvero per dove si parte e per dove si arriva?”.
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