Nata a Roma nel 2000, Margherita Nani studia Arti e Scienze dello spettacolo a Roma. Il suo romanzo d’esordio, L’ospite (Brioschi, 2019), ha vinto il Premio internazionale di letteratura città di Como 2018 per la sezione inediti ed è stato tra i 54 candidati al Premio Strega 2020.
È da poco stato pubblicato, sempre edito per Brioschi, il suo nuovo romanzo: La confessione.
- Nel romanzo si coglie una forte adesione al personaggio di Dalila, la giovane protagonista. Lei ha lavorato sui temi dell’adolescenza prima di scrivere il libro?
Dalila non è assolutamente un mio alter ego, ma non c’è dubbio che attraverso di lei ho cercato di descrivere in un modo realistico alcuni degli aspetti dell’adolescenza e della crescita, aiutandomi con il mio vissuto personale. Dalila non sono io, ma avrebbe potuto essere una mia compagna del liceo, una ragazza che incontravo sotto casa, una mia qualsiasi coetanea insomma.
- L’immagine di Roma che emerge dalle pagine del libro è piuttosto concentrata sulla vita della parrocchia e del quartiere, e la scoperta della grandezza della città avviene nell’ultima pagina del romanzo. Qual è il rapporto che la lega a Roma?
Amo molto Roma, sia perché è oggettivamente bellissima, sia perché è il luogo dove sono cresciuta. Volevo comunque che avesse un suo posto tra i personaggi del romanzo e mi piaceva che anche Dalila a un certo punto la “scoprisse”.
- Le figure maschili in questo romanzo appaiono secondarie per dare uno spazio enorme alla figura di don Franco. Come mai questa scelta?
La storia è narrata sempre dal punto di vista di Dalila, una ragazza a cui i riferimenti maschili mancano del tutto, fin quando non scoppia l’ossessione per il sacerdote. Ho cercato di evidenziare questo meccanismo anche attraverso l’assenza di altri uomini, un’assenza costantemente e insistentemente occupata solo da costui.
- La musica e il canto, che sono considerati strumenti di felicità e di gioia, in questo libro sono invece il tramite verso il male. È una scelta casuale o vi è un motivo preciso che l’ha portata a seguire questo tipo di percorso narrativo?
La musica è un linguaggio che lega segretamente i due protagonisti, nel bene e nel male. Ho scelto fosse così per il potere evocativo che la musica possiede: può esprimere molte cose senza nemmeno una parola, soprattutto le melodie classiche che nel romanzo predominano, e credo che questa tensione muta sia la fotografia perfetta del rapporto tra don Franco e Dalila.
- Il suo giudizio sulle associazioni e le militanze in strutture parrocchiali di tanti giovani, sul rapporto col mondo ecclesiastico, ha subito un cambiamento dopo aver scritto questo romanzo?
Non particolarmente. Come dico sempre ho scelto quest’ambientazione perché realistica — gli abusi in chiesa purtroppo avvengono — e perché da me ben conosciuta, ma non è una critica mirata al mondo ecclesiastico in senso stretto. Quello che succede a sant’Eulalia nel libro sarebbe potuto anche accadere in una comunità religiosa di altro tipo, in una scuola o una struttura collegiale, tra un allenatore e un’atleta. È la storia di un malvagio in posizione di potere che si approfitta di una preda giovane a lui sottoposta, una dinamica orribile ma antichissima.
La confessione
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Margherita Nani, in libreria con La confessione
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