Giovanni Di Giamberardino, oltre ad essere sceneggiatore, autore televisivo e critico per la rivista Rolling Stone, ha pubblicato il romanzo “La marcatura della regina” (Edizioni Socrates), finalista di importanti premi letterari.
Costanza Durante, nata a Milano, ma cresciuta a Napoli, si è diplomata in sceneggiatura al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma e, attualmente, collabora come autrice e consulente presso il portale web di RaiFiction.
Insieme si sono divertiti a raccontare in “Giallo banana” (Neri Pozza, 2015) la prima indagine del conte Vittorio Maria Canton di Sant’Andrea, ambientata nella Roma della nobiltà più o meno decaduta, delle feste sfarzose, dei reality e dei talk show.
Il risultato è una detective story in cui, senza ambiziosi e diretti intenti di denuncia, gli stereotipi di questo ambiente vengono smontati o ironicamente estremizzati per lasciare il posto alla leggerezza della narrazione.
- Com’è nata la vostra coppia letteraria?
Costanza Durante – Ci siamo conosciuti cinque anni fa circa, al corso di sceneggiatura della Rai - che purtroppo adesso non esiste più: la nostra è stata l’ultima edizione, abbiamo portato una fortuna pazzesca! Però non ci siamo mai parlati, per tutta la durata del corso: sei mesi, ognuno per i fatti suoi e nella sociopatia più assoluta. Finché non abbiamo organizzato un’uscita per andare al cinema con tutti gli ex allievi del corso: non è venuto nessuno, così io e Giovanni siamo stati costretti ad interagire per forza e da lì siamo diventati amici. Ci siamo subito trovati benissimo e due anni dopo abbiamo deciso di scrivere insieme. Non lo avevamo mai fatto: “Giallo banana” in realtà è un po’ anche un esperimento e siamo contenti che sia riuscito bene, come era nelle nostre intenzioni.
- Come si è svolto, nella pratica, il vostro lavoro di scrittura?
Costanza Durante – Abbiamo scritto un capitolo a testa, facendo prima un grosso lavoro di brainstorming, definendo una scaletta molto dettagliata, in modo da sapere bene che cosa ogni capitolo dovesse contenere, dove dovesse andare a parare la trama, e così da avere le azioni dei personaggi ben definite. Poi ci siamo divisi i capitoli. In realtà abbiamo fuso i nostri stili: il risultato è uno stile nuovo, creato ad hoc, che non è né il mio, né quello di Giovanni. Un po’ una fusione, un ibrido che risultasse omogeneo, dove non si potessero riconoscere due mani diverse a seconda dei capitoli.
- L’idea della trama e del protagonista è di uno di voi o è anch’essa frutto di un lavoro di condivisione?
Costanza Durante – Sì, è più frutto della condivisione: abbiamo cominciato a buttare giù un po’ di idee, anche sbagliatissime, anche molto noiose, che poi non ci interessavano, e quando abbiamo “imbroccato” quello che volevamo raccontare, hanno preso vita i personaggi. Ci palleggiamo le idee fino a che tutto quello che scriviamo funziona e convince entrambi. E’ veramente un lavoro diviso “cinquanta e cinquanta”.
- Giovanni, Lei ha già scritto un romanzo: quali sono i pro e i contro della scrittura a quattro mani, rispetto all’autore singolo? Ci sono mai stati momenti di “tensione”?
Giovanni Di Giamberardino – I pro della scrittura a quattro mani sono diversi: si impiega la metà del tempo, è divertente ed è una modalità di lavoro più seria, nel senso che a volte, da soli si può essere dispersivi, mentre quando si lavora insieme, si è più produttivi. Non ho molti “contro” per quanto riguarda la scrittura a due: certo, se il collega non fosse simpatico, sarebbe tutto più difficile, ma non è il nostro caso. Non abbiamo mai litigato, abbiamo molto discusso, ci siamo persi in alcune discussioni, abbiamo messo in discussione parte di quello che avevamo già scritto e lo abbiamo riscritto ma, ripeto, non abbiamo mai litigato. E questa è una bella cosa!
- Il paragone con Fruttero e Lucentini fatto da qualche critico come Antonio D’Orrico vi spaventa o vi lusinga?
Giovanni Di Giamberardino – Ci lusinga almeno quanto ci spaventa. Scrivere il primo libro insieme ed essere subito paragonati a Fruttero e Lucentini, ovviamente, ci fa piacere, ma ora dobbiamo essere all’altezza della situazione. E’ elettrizzante e terrorizzante allo stesso tempo, ma se non ce lo avessero detto, sicuramente staremmo peggio!
- Quanto ha influito, nella stesura della trama, la vostra formazione di sceneggiatori?
Giovanni Di Giamberardino – Sicuramente ci ha aiutato, anche se la modalità di lavoro dello sceneggiatore è più di gruppo e di collaborazione. Abbiamo preso in prestito alcuni aspetti del modo di lavorare dello sceneggiatore, però, al contrario della sceneggiatura dove è tutto un “dare” a qualcun altro, affinché venga fuori un bel film, una bella storia, qui siamo i soli responsabili, creatori e registi. E in questo senso è molto diverso.
- L’ironia è sicuramente una cifra della vostra scrittura: siete così anche nella vita di tutti i giorni?
Costanza Durante – Sì, l’ironia del romanzo è molto anche la nostra ironia. Infatti, anche per questo forse, ci siamo trovati bene a scrivere insieme: sulle battute e, soprattutto, su alcune rispostacce acide, eravamo d’accordo. Detto questo, sono certa che siamo molto più simpatici sulla carta che non dal vivo! Su questo non ho dubbi, anche perché sulla carta una brutta battuta si può cancellare, mentre dal vivo purtroppo non è così, non c’è ritorno. Comunque, ci siamo divertiti proprio perché volevamo mettere tutte le nostre battute – diciamo il nostro “best of” – nel romanzo.
- Si potrebbe dire che dietro l’ironia c’è anche un intento più satirico, di denuncia, verso un certo ambiente sociale, oppure per voi è stato puro divertimento?
Costanza Durante – Non direi proprio una critica, perché quell’ambiente ci diverte. Non abbiamo voluto assolutamente metterci in una posizione di critici né, tanto meno, giudicare dall’alto persone che saranno ben contente di fare la vita che fanno e ne hanno tutto il diritto, come chiunque altro. Però, una posizione ironica, su un racconto di questo tipo, secondo me, è necessaria, proprio perché non va preso seriamente – come tante altre cose, del resto. L’ironia per me è fondamentale per raccontare qualsiasi ambiente: da vicino, si trovano spunti comici dappertutto. Certo, il mondo del “cafonal”, oltre che spunti comici, si presenta particolarmente scintillante.
- Alcuni personaggi del jet set, della cultura, della televisione sono citati direttamente, altri sono ben riconoscibili dietro nomi inventati: avete avuto qualche riscontro da parte loro?
Costanza Durante – Siamo usciti da poco più di un mese e per il momento non abbiamo ancora avuto querele o telefonate minacciose. Se dovesse succedere, ovviamente, sarebbe molto divertente e, se non si riconoscessero, sarebbe ancora più divertente! E’ anche vero che noi abbiamo inserito i personaggi in maniera molto “pacifica”, non c’è mai una critica o un giudizio negativo vero e proprio. Il fatto che alcuni personaggi siano riconoscibili e che altri siano anche nominati, serve a rendere più reale questo sottobosco, altrimenti il romanzo avrebbe potuto essere ambientato a Paperopoli.
Che fosse calato nella realtà, era per noi importante: è un mondo che esiste, che non è stato inventato di sana pianta, anzi, esiste ed è persino molto peggio! Noi abbiamo cercato di romanzare un poco questo ambiente ma, come al solito, la realtà supera di gran lunga la fantasia: è molto più allucinante ed anche più interessante.
- Visto l’alto numero di detective che ha preso vita negli ultimi anni, nella letteratura italiana come in quella mondiale, nel delineare il carattere di Vittorio Maria, vi siete ispirati a qualcuno, oppure siete andati per eliminazione delle caratteristiche già utilizzate da altri autori?
Costanza Durante – In realtà, caratterialmente, Vittorio assomiglia più a noi che a qualche altro personaggio letterario. E’ una sorta di valvola di sfogo, per tutta una serie di nostre questioni e di nostre insicurezze, per il nostro non sentirci a nostro agio in alcuni contesti. Anche per questo c’è un’empatia che ci lega al protagonista, si sente che gli vogliamo bene, che siamo sempre dalla sua parte. Certo, esiste un marasma di detective e di investigatori, però non direi che siamo andati per esclusione di caratteristiche preesistenti, anche perché potrebbe risultare un lavoro un po’ freddo, chirurgico. E’ proprio il personaggio che ci piaceva raccontare. E per il fatto che abbia delle caratteristiche originali, in un panorama internazionale, non saprei cosa dire. Alcune caratteristiche si sono sedimentate mentre scrivevamo, altre non le avevamo neppure pensate, all’inizio. E un personaggio che abbiamo molto seguito, gli abbiamo lasciato fare quello che voleva e ci siamo lasciati trascinare da lui.
- Cosa può aggiungere rispetto al "triangolo" investigativo che si è creato, con la zia e il maggiordomo?
Costanza Durante – Il maggiordomo è un personaggio archetipico sia nella letteratura inglese, come in altri contesti – pensiamo a Batman, ad esempio. Anche la zia, odiosa, vedova e alcolizzata è un personaggio altrettanto classico. Noi li abbiamo rivisitati in modo tale che funzionassero in una trama contemporanea, nella Roma di oggi e della nobiltà decaduta. Ci piaceva un impianto classico che facesse un po’ il verso a quel tipo di teatralità ottocentesca, al gusto per un certo tipo di cultura.
La zia – abbiamo riscontrato che piace molto – è la nemica in casa di Vittorio, quella che gli ricorda ogni giorno quanto la vita là fuori sia orrenda e lui stesso inadeguato, salvo poi rivelarsi la sua alleata. Il maggiordomo, invece, è il suo alleato dichiarato – alcuni autori amerebbero vedere addirittura una love story fra Vittorio e Gelasio!
Però, ha anche lui un passato misterioso, fra gli Urali e il KGB, e ci ha divertito creare un mosaico intellegibile della sua vita precedente.
Tutto è fatto per divertirci e, speriamo, per divertire.
- Ci sarà dunque un seguito delle avventure del nobile detective?
Costanza Durante – Siamo all’opera per continuare a seguirlo, ma non possiamo anticipare nulla. E’ un progetto cui abbiamo creduto molto e quello che ci è successo, dalla pubblicazione ad oggi, dalle recensioni, al buon riscontro di pubblico alle presentazioni, è tutto un sogno!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Costanza Durante e Giovanni Di Giamberardino, in libreria con “Giallo banana”
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