Francesco Musolino (Messina, 1981) è un giornalista culturale. Collabora con diverse testate nazionali, sia cartacee che online. Da diversi anni presenta incontri nei festival letterari più prestigiosi, organizza corsi di scrittura creativa e ha creato il progetto noprofit @Stoleggendo.
Dal 3 settembre 2019 è in libreria il suo romanzo d’esordio dal titolo "L’attimo prima", edito da Rizzoli.
L’autore ha risposto ad alcune nostre domande:
- Come è nato il titolo e al contempo chi ha scelto la bellissima copertina?
Il titolo è arrivato insieme all’idea portante, alla grande domanda che dev’esserci in ogni romanzo. In questo caso tutto ruota attorno all’attimo in cui i sogni di Lorenzo, il protagonista della storia, svaniscono nel nulla. Cresciuto sotto il tavolo di legno nella cucina del ristorante dei suoi genitori, il suo futuro sembrava già scritto, ineluttabile: sarebbe stato uno chef, avrebbe lasciato la sua Messina per poi farvi ritorno e rilevare il ristorante di famiglia. E invece, invece tutto cambia in un momento per lui. E sì, la copertina è stupenda, una rielaborazione dello scatto del fotografo Davide Ragusa. La luce di quell’immagine, la promessa dell’attesa è resa alla perfezione da quei ragazzi assiepati sulla Scala dei Turchi. Quando si immagina un titolo, talvolta lo si associa mentalmente ad una immagine ed io sono stato fortunato perché Rizzoli e il direttore editoriale, Michele Rossi, hanno scovato lo scatto perfetto.
- La prima pagina per un esordiente è la carta vincente. Ne esce con grande scioltezza…
Pensi che le prime pagine sono state le ultime ad essere scritte e riscritte. Cercavo proprio quella leggerezza cui accenna e per trovarla ho limato e smussato, scegliendo infine di rivolgermi al lettore, come a teatro. È un invito alla lettura, un tendere la mano per farsi guidare dentro la storia.
- Perché la storia di una famiglia a Messina? Quanto c'è della sua vita?
Tanto e poco, al contempo. Messina è la mia città, qui ambiento il mio romanzo d’esordio ma non volevo fosse un racconto ombelicale e per questo motivo mi sono preso tutto il tempo per trovare la giusta distanza. Il nucleo emotivo è personale e da qui desume la sua forza ma ho scelto di costruire una storia di finzione, una sorta di sliding door affinché non fosse la mia storia – in fondo non ho scalato l’Everest – ma il racconto di un ragazzo che si rimette in piedi e ricomincia a guardare verso il futuro dopo che un dolore improvviso l’aveva mandato in pezzi. Noi abbiamo una paura tremenda di romperci, di farci male e sanguinare. Eppure solo quando ci rompiamo capiamo davvero di cosa siamo fatti. E a quel punto, siamo pronti a vivere sul serio.
- Lorenzo è un immaturo, un granchio che fa sempre un passo indietro per paura. Eppure ce lo descrive come un ragazzo assennato anche dopo il dolore della perdita del padre. Non prende droghe, non diventa un libertino. Perché la scelta di un bravo ragazzo?
La mia intenzione non era quella di raccontare la ribellione, semmai la sottomissione ad un dolore sordo che travolge i sogni brillanti – ed ingenui – di Lorenzo. Così, l’attimo dopo aver perso improvvisamente il padre, Lorenzo si sente impantanato, desideroso di andare avanti ma timoroso di dimenticare chi non c’è più. Ma per paura di star male, possiamo davvero dimenticare chi abbiamo amato? Lorenzo è un ragazzo emotivamente acerbo ma la vita non aspetta e quando viene a bussare alla sua porta, lui sarà costretto a scegliere se restare fra gli scogli o lasciare che i leoni nel suo petto comincino, finalmente, a ruggire.
- Il romanzo è compatto, fluido. Trovo solo, una mia umile impressione, che avrebbe volentieri scritto di più sulla filosofia Zen della sorella che torna a Messina. Invece si trattiene. Per non allungare il libro o per dare solo rapidi tratti?
Chissà, forse sarebbe stato bello scrivere ancora del pensiero zen di Elena, del resto è un tema che mi affascina molto; tuttavia, nella fase di revisione, ho scelto di seguire un ritmo musicale per guidarmi sino alla conclusione. Il lettore noterà che ad un certo punto, per tirarlo fuori dal pantano emotivo in cui si crogiola, tre personaggi – Sameera, Sveva ed Elena – iniziano a pungolare Lorenzo. Di più non posso dire ma era necessario sacrificare l’approfondimento eventuale per non perdere il passo sino alla volata finale.
- Ci sono romanzi recenti che le sono piaciuti però non ha avuto la possibilità di scriverne come giornalista di cultura sui quotidiani? Ci dice tre romanzi per i nostri lettori che si sente di consigliare?
I miei consigli giungono direttamente da PordenoneLegge, il festival letterario che quest’anno compie vent’anni. Vi suggerisco di leggere il nuovo romanzo di Chiara Valerio, voce brillante della narrativa italiana che firma “Il cuore non si vede” (Einaudi). Mi ha colpito la trovata geniale alla base di “Turbolenza” di David Szalay (Adelphi). Infine, “La via del bosco” (Iperborea) di Long Litt Woon in cui il tema della perdita ha una declinazione inedita.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Francesco Musolino, in libreria con “L’attimo prima”
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