Giacomo Papi è nato a Milano nel 1968. Dirige la scuola di scrittura Belleville. Per Feltrinelli ha curato "Il grande libro delle amache" (2017) di Michele Serra. "Il censimento dei radical chic" è il suo nuovo libro, edito da Feltrinelli. Proprio di questo suo ultimo testo ci racconta qualcosa in più nell’intervista.
- Hai uno stile fantastico. Parli con divertimento di una cosa atroce, ovvero la semplificazione. Della lingua italiana voluta dal governo. Come è nata l’idea del libro?
Grazie. È nata una sera a cena con amici intellettuali. Lo spunto che mi ha acceso è la scena del dittatore dello Stato Libero del Bananas in cui Woody Allen nasconde le riviste porno dentro Time e Newsweek. Ho pensato che oggi avverrebbe il contrario. Per non destare sospetti e non ricevere sguardi di disapprovazione si nasconderebbe Repubblica dentro Le Ore. La semplificazione del linguaggio coinvolge tutti, anche gli intellettuali, perché il terreno del dibattito pubblico si è fatto pubblicitario e la pubblicità non ammette complessità e sfumature. Su questo terreno gli intellettuali, che per costituzione coltivano complessità e sfumature, sono perduti.
- Scrivi che questo governo non ha più problemi con i rom, gli immigrati e gli omosessuali. Un governo fascista. Pensi che stiamo andando verso una forma di governo che toglie di mezzo i problemi e ci riesce?
Non ho scritto mai che questo governo è fascista. È una semplificazione che rifiuto. È un governo eletto che non ha chiuso giornali, siti, programmi tv. Però ha tratti autoritari, nell’appellarsi costantemente al popolo, nel pretendere di parlare a nome del popolo, anche se nel popolo c’è anche chi non è d’accordo o è indifferente, come se avesse ricevuto un mandato totale. Tra questi segni c’è anche la costante ricerca di un capro espiatorio, che però è intercambiabile, possono essere i rom, gli immigrati, i gay o appunto gli intellettuali. Uno vale l’altro.
- La figura di Olivia, la figlia del professore che è stato pestato a sangue per aver detto il nome di Spinoza durante un talk show vive vicino a Londra e parla dell’Italia come di un paese del tutto cambiato? Quindi in Inghliterra non hanno problemi con gli intellettuali?
Racconto una tendenza che mi sembra di tutti i Paesi occidentali, quindi presente anche in Inghilterra. Ma l’Italia da sempre è uno straordinario laboratorio politico, siamo più avanti. Fa vedere prima e in modo più chiaro, fenomeni che poi dilagheranno.
- Dai l’impressione di leggere moltissimo e di essere tu un vero intellettuale. Quali sono i libri del 2018 che ti hanno maggiormente colpito?
Non leggo moltissimo, purtroppo. Non sono mai stato un lettore ossessivo. Leggo i testi degli studenti della scuola di scrittura Belleville di Milano, dove insegno e che dirigo. Inizio molti libri, che spesso non finisco. Tra i libri del 2018 ne cito due: "M. il figlio del secolo" di Antonio Scurati perché spiega in modo molto più distopico di me che tutto, anche le cose più assurde e impensabili, possono accadere, la storia ha una gran fantasia. E "1947" di Elizabeth Asbrink, perché riesce a mostrare attraverso frammenti come il passato è sempre collegato al presente.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Giacomo Papi, in libreria con "Il censimento dei radical chic"
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