Dopo La donna degli alberi, edito da Feltrinelli, Lorenzo Marone ritorna sul panorama letterario con Il bosco di là, una novella per la collana di Aboca Edizioni "Il bosco degli scrittori", che ripropone al lettore quell’approccio paesaggistico, quella chiave di lettura naturalistica che fa da sfondo agli eventi narrati e da culla e da riflesso agli stati d’animo e alle riflessioni dei personaggi.
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Chi conosce il mondo narrativo di Lorenzo Marone sa bene quanto lui sia uno scrittore prolifico ed eterogeneo, costantemente attento e aperto a ogni potenziale forma espressiva che riesca a suscitare in lui (e nel lettore) uno sguardo consapevole, lucido e ricco di stimoli sulla realtà che circonda ogni essere umano.
Con estrema naturalezza, attraverso le sue storie di vita riesce ogni volta a generare profonde riflessioni e a toccare con mano una vasta gamma di emozioni, sensazioni e sentimenti.
Addentrarsi nelle pagine dei suoi libri significa prendere in mano un caleidoscopio e con rinnovati stupore e coinvolgimento poter osservare al suo interno la vita e il mondo in tutte le sue multiformi e universali sfumature e sfaccettature.
Conosciamolo meglio, ripercorrendo passo dopo passo il suo percorso letterario...
- Napoli: un nome che solo a pronunciarlo risveglia infiniti echi… parlaci brevemente di lei, vista con gli occhi di un bambino e con quelli di un adulto.
Napoli è una città complessa, piena di contraddizioni, che si odia e si ama. Io ho sempre cercato di parlarne con equilibrio, raccontare le vie di mezze, non gli eccessi, né il nero e neanche il bianco, il grigio. Ho tentato di restituire una città "normale".
- Avvocato di professione: nelle tue opere possiamo trovare riflessi e rimandi di questo mondo? Cosa ti senti salvare e cosa no di questo universo così lontano dal mondo della scrittura? Quando hai compreso che avevi bisogno di avvicinarti a quest’ultimo? Esiste un episodio specifico a riguardo?
Dopo quasi dieci anni ho trovato il coraggio di abbandonare l’avvocatura, una strada sbagliata che non ho mai amato.
- Romanzo vs racconto: pro e contro, a tuo parere, per queste due forme di narrativa, se esistono. Dove senti di esprimerti al meglio, nel profondo? Cosa ti lasciano entrambe ogni volta che ti avvicini a loro?
Il racconto ha bisogno di una grande idea, di uno stile accattivante, deve conquistare subito il lettore, il romanzo ha tempi più lunghi. Il racconto si basa sul plot, il romanzo, per quel che mi riguarda, ha al centro i personaggi.
- Personaggi: come nascono e come instauri un dialogo con ciascuno di loro?
I miei personaggi sono persone, con i loro difetti, le fragilità, le paure, gli egoismi. Cerco di descriverli a 360° gradi, lontano dagli stereotipi di genere, non esistono buoni e cattivi nella vita, non devono esistere nei romanzi che parlano di realtà.
- Ambientazione: quanto è fondamentale per te arricchire le tue storie attraverso la descrizione di paesaggi, luoghi o atmosfere specifici? Credi che un’opera possa perdere parte del suo valore, che possa svilirsi, se non si presta un focus e una cura particolari alla descrizione di ambienti e contesti?
Importantissimo, l’ambientazione è metà del romanzo a volte.
- Titoli: Quando nasce il titolo di una tua opera? Prima, durante o dopo la stesura della stessa? E da dove trae origine o ispirazione? Da un ricordo, da un oggetto o un dettaglio, da una scena, o ancora da una parola o una frase detta, ascoltata o letta?
A volte nasce subito, altre a metà, in alcuni casi non vuole uscire. Dipende. A ogni modo è sempre presente nel testo, bisogna trovarlo.
- La tentazione di essere felici: parlaci di questa “tentazione”, un sostantivo particolare ed evocativo...
La felicità è restare in ascolto, la capacità di scorgere il bello attorno a noi, non è una ricerca.
- La tristezza ha il sonno leggero: perché è stata scelta la parola “sonno”, piuttosto originale e suggestiva in questo caso?
Una frase che ho incontrato sulla mia strada e che, a mio avviso, descrive perfettamente quel che è la tristezza, la malinconia, l’appocundria, che si risveglia sempre e all’improvviso.
- Magari domani resto: quale tra le tre parole del titolo ha per te maggior valore? Quale peso attribuisci al “magari”, cosa rappresenta per te il “domani” e cosa significa il “restare”?
Magari, è la parola più significativa, perché nella vita non c’è mai niente di certo.
- Scrittura e lettori: cosa rappresenta la stesura di una storia e come la vivi ogni volta? E quali messaggi ti prefiggi di lasciare al tuo pubblico? Com’è l’incontro fisico con i tuoi lettori durante le presentazioni dei tuoi libri?
La scrittura e la lettura servono a condividere emozioni, e nelle mie presentazioni cerco di fare questo, di far arrivare al pubblico ciò che sento, è uno scambio, in fondo.
- Il saggio Cara Napoli: parlaci della genesi di quest’opera e delle sensazioni e degli stimoli che può lasciare questa forma di scrittura, a differenza della narrazione intesa come racconto o romanzo.
Nasce dalla mia rubrica I granelli su Repubblica Napoli. Per tre anni ho scritto pezzi su Napoli e ho pensato di riunirli in un unico libro, nel quale parlo della città a modo mio.
- Trasposizione cinematografica: quale potere assume l’immagine una volta che si prefigge di tradurre visivamente ciò che tu hai reso in parola? Conosciamo La tenerezza (regia di Gianni Amelio), trasposizione filmica de La tentazione di essere felici. Si è manifestato nel frattempo ulteriore interesse verso almeno un altro dei tuoi romanzi da questo punto di vista? Se sì, puoi dirci di quale opera si tratta?
A inizio anno è uscito il film La tristezza ha il sonno leggero, per la regia di Marco Mario de Notaris, con Stefania Sandrelli, Serena Rossi, Marzio Onorato e tanti altri. Per fortuna c’è attenzione da parte del mondo del cinema per i miei romanzi, forse proprio perché, dicono, ho una scrittura cinematografica.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista allo scrittore Lorenzo Marone, in libreria con “Il bosco di là”
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