Marcello Simoni, ex archeologo laureato in Lettere, nato a Comacchio nel 1975, lavora come bibliotecario e ha pubblicato diversi saggi e romanzi storici. Con Il Mercante di libri maledetti, romanzo d’esordio, con oltre 500mila copie vendute, ha vinto il 60° Premio Bancarella, è stato selezionato al premio Fiesole 2012 e finalista al Premio Emilio Salgari 2012. I diritti di traduzione sono stati acquistati in 18 Paesi. Con la Newton Compton ha pubblicato anche La biblioteca perduta dell’alchimista, secondo capitolo della trilogia del famoso mercante, e L’isola dei monaci senza nome. Per la collana Live è uscito I sotterranei della cattedrale, che ha venduto oltre 150.000 copie.
“Il labirinto ai confini del mondo”
E’ in libreria dal 7 novembre 2013 Il labirinto ai confini del mondo, terzo e conclusivo episodio della trilogia dedicata a Ignazio da Toledo. Questa volta l’azione si svolge al Sud del nostro Paese, alla “Corte dei miracoli” di Federico II di Svevia, dove Ignazio sarà chiamato a dimostrare la propria innocenza, perché sospettato dall’“indomito inquisitore” Konrad von Marburg di essere a capo dei Luciferiani, setta pericolosissima, poiché persuasa che Lucifero fosse il fondatore dell’universo.
“La sua curiosità lo guidava come l’istinto di un lupo per i sentieri del sapere e dell’avventura, spingendolo a viaggiare di continuo”.
Un romanzo che cattura e attrae, un vero labirinto intrigante di emozionanti avventure nelle quali si alternano personaggi realmente esistiti ad altri di fantasia. Ancora una volta l’autore unisce la sua fervida e immaginifica fantasia con il proprio bagaglio culturale per la gioia dei suoi tanti lettori. È bello perdersi nel labirinto concepito da Marcello Simoni.
“L’alba indugiava, soffocata da una notte impenetrabile. Una notte che forse sarebbe durata in eterno”.
Intervista a Marcello Simoni
- Marcello, questa volta l’insaziabile curiosità di Ignazio lo conduce presso la Corte dei miracoli di Federico II di Svevia, una delle personalità più complesse e poliedriche del Medioevo. Chi fu veramente l’Hohenstaufen, definito dal Pontefice non solo come l’Anticristo ma come “l’incarnazione del Male”?
Su Federico II sono stati scritti fiumi d’inchiostro e quando ho iniziato a documentarmi sul suo conto, mi sono imbattuto in un uomo dai molti volti. È stato difficile tradurre nel mio universo narrativo il profilo di un grande stratega affascinato dalla cultura orientale, circondato da sapienti, in conflitto con il papa ma allo stesso tempo persecutore dell’eresia. Penso, però, di esserci riuscito egregiamente, e offro questo ritratto come omaggio alla storia del Sud Italia. Federico II fu un autentico capolavoro di genialità ma non per questo “uomo buono”. Mi interessavano soprattutto la sua curiosità e la sua capacità di tramutare una crociata in un’alleanza con il sultano d’Egitto, mandando su tutte le furie gli apici della Chiesa.
- Uno dei personaggi del romanzo, il magister medicinae Suger de Petit-Pont, entrerà in contatto con un giovanissimo Tommaso d’Aquino “così intelligente da risultargli odioso... ”
Il labirinto ai confini del mondo prende le mosse dalla primavera del 1229, periodo in cui il Regnum Siciliae fu occupato dai Clavigeri agli ordini del papa. L’assenza dell’imperatore (di ritorno dall’Oriente) permise a questa ondata di mercenari di abbattersi nel Sud Italia a partire da Montecassino, dove è probabile si trovasse già il giovanissimo Tommaso, mentre il padre combatteva contro gli invasori del papa. Suger de Petit-Pont, uomo d’ingegno anche se pieno di difetti caratteriali, avrà in sorte di imbattersi in questo singolare fanciullo e di accompagnarlo fino a Napoli, seguendo il percorso di alcuni nobili normanni descritto nelle cronache del monaco Riccardo di San Germano.
- “Con il pretesto di mercanteggiare reliquie, aveva trascorso buona parte della vita a svelare misteri”. Qual è il segreto del fascino del magister di Toledo giunto qui alla sua ultima avventura?
Credo sia il non essere mai stanco di conoscere e di imparare. Ignazio da Toledo rappresenta tutto ciò che mi ha sempre affascinato: la curiosità, la sete di avventura, la capacità di vivere in piena libertà fra le regole e sopra le righe. Il suo profilo è però sfumato come un ritratto di Corto Maltese, in modo che ognuno di noi possa facilmente riconoscersi in esso. È forse questo il segreto del suo successo, insieme al saper conservare sempre, dentro di sé, una dimensione oscura, che ci spaventa e ci rapisce.
- Il Medioevo e Marcello Simoni. Un legame indissolubile. Ce ne vuole parlare?
Il Medioevo è l’epoca in cui tutto è possibile, ma è soprattutto una dimensione storico-culturale che ben si presta agli adattamenti della fiction. Inutile sottolineare quanto mi diverta inventare trame in un periodo in cui i primi disordini universitari (a Parigi) coincidono con la calata dei Clavigeri nel Meridione, un periodo in cui nascono i miti di Artù e Morgana, mentre alla Corte dei Miracoli si compilano testi di astrologia e di matematica... Troverete tutto questo nel mio romanzo, naturalmente. Ma ho ancora frecce al mio arco, e presto tornerò qui a parlarne.
- Nelle pagine dei ringraziamenti Lei dichiara che scrivere romanzi è un modo come un altro per parlare di se stessi ma che è anche “un modo per nascondersi dietro un gioco di specchi”. Desidera chiarire la Sua riflessione?
Ho sempre avuto un carattere introverso, non nel senso sociopatico del termine. Mi piace molto stare in compagnia, in mezzo alla gente, ma ho anche bisogno delle mie sacche di oscurità, ove poter nascondere gli aspetti più spigolosi del mio carattere. Ed è proprio da quell’oscurità che nascono le mie storie, i miei personaggi, con il risultato di mettere in scena frammenti di me stesso, benché mescolati a suggestioni e a elementi di pura invenzione. Ecco quindi spiegato cosa intendo per “gioco di specchi”. Specchi oscuri, per meglio dire. Specchi gotici e deformanti.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Marcello Simoni, a novembre in libreria con “Il labirinto ai confini del mondo”
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