Maria Pia Latorre scrive racconti e poesie per bambini da sola o in coppia con Paola Santini. Tra i suoi lavori Pasticcio di fata, scritto con Paola Santini, Tutti con Ago e Lo spettro di Azzurrina pubblicato nel 2012.
- Perché hai deciso di dedicarti alla narrativa per l’infanzia?
Prima da bambina e poi da ragazza, racconti e romanzi si sono susseguiti nella mia esperienza operando una graduale trasformazione che ha reso la lettura parte integrante della mia vita.
Il piccolo grande miracolo che è avvenuto in me è stato possibile grazie all’approccio alla letteratura per l’infanzia, la cosiddetta “letteratura minore”, vissuta attraverso rocambolesche avventure, sapienti narrazioni, spunti di riflessione profondi, insomma grazie a tutto ciò che di significativo un buon libro può contenere.
Nell’attuale società complessa e informatizzata, il libro di narrativa sta perdendo l’attributo di “compagno d’avventura”, non è più visto come lo strumento che, per eccellenza, è capace d’innescare processi immaginativi.
Il canale espressivo che un libro rappresenta oggi sembra essere un canale “debole”, rispetto a canali “forti” prodotti dai più potenti strumenti tecnologici.
Convincere le giovani generazioni che ci si può emozionare anche davanti alle pagine di un libro per me è stata una sfida da raccogliere, unita all’urgenza di proporre storie per riflettere e crescere.
- Quali sono gli autori che prediligi?
Ho letto un po’ di tutto, ma gli autori che hanno avuto peso nella mia formazione sono stati senz’altro alcuni classici; nella prima infanzia Perrault , Andersen, i Grimm e Rodari, nella seconda infanzia primo fra tutti Daniel Defoe, poi Louisa May Alcott, Jonathan Swift, Jules Verne, Mark Twain, Robert Louis Stevenson, Charles Dickens, fino ad Antoine de Saint- Exupèry.
Ma l’eccelso maestro per me resta Hans Christian Andersen, e ancora oggi, quando leggo ai miei alunni alcuni suoi racconti come “I vestiti nuovi dell’imperatore”, davanti alle loro reazioni, mi rendo conto di trovarmi di fronte ad un sommo autore della letteratura per l’infanzia, uno di quelli che non tramonterà mai, un “evergreen”. Ammiro nelle sue opere la poesia, la sintesi narrativa, l’arguzia, i lampi di genio, i colpi di scena, l’imprevedibile svolgimento della fabula, insomma un grande maestro a tutti gli effetti.
- Quale approccio preferisci nell’impianto narrativo delle tue storie?
Dando per scontata un’innata esigenza di passare dal piano realistico a quello fantastico, sento una naturale propensione a partire da contesti reali per costruire intrecci narrativi che evadono dal quotidiano, esulano dalle leggi della realtà per intraprendere percorsi onirici o di fantasia. E’ un po’ quello che ci capita quando sogniamo ad occhi aperti, no?
Da Calvino in poi, mi intriga molto l’esperienza oulipiana, tanto che ripeto spesso a me stessa la celebre frase di Queneau “avere regole serve a sprigionare la fantasia”.
Immagino quindi intrecci articolati, ma possibilmente con un andamento lineare, poiché stiamo parlando di bambini alle prime letture, senza disdegnare, tuttavia, architetture più ardite.
- Qual è secondo te il futuro della narrativa per l’infanzia?
Rispondere a questa domanda non è semplice. Innanzitutto sarebbe auspicabile una rivalutazione della narrativa per l’infanzia, che non è un sottoprodotto letterario, ma un settore specifico della narrativa, con caratteristiche peculiari. A prescindere dai registri narrativi, tutto ciò non impedisce che un libro per bambini contenga delle verità adatte a tutti, che abbia in sé dei significati reconditi, una dimensione ideologica, insomma.
Gli scenari mutevoli che si avvicendano, ormai, in tempi sempre più rapidi meritano attenta analisi ad opera di tecnici e studiosi specialisti in materia, nel tentativo di provare a delineare le prospettive future della letteratura dell’infanzia, e su questo fronte siamo confortati dal sapiente e infaticabile lavoro di numerosi esperti del settore.
Per quanto mi riguarda, non posso che provare ad immaginare un’evoluzione dei supporti e dei mezzi di scrittura, ma credo che, tutto sommato, il bisogno di ascoltare racconti è insito nel corredo genetico umano e qualunque sia il canale prescelto, avremo sempre nuove storie da raccontare perché sempre nuove sono le sfide che la vita ci pone.
Grazie Maria Pia per la tua collaborazione, in bocca a lupo per i tuoi prossimi progetti!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Maria Pia Latorre, autrice di libri per bambini
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