Insegnante, scrittrice, mamma e donna dalle mille risorse, nonché grande lettrice, questo è Simonetta Tassinari, autrice dell’ultima deliziosa creatura edita da Corbaccio, La casa di tutte le guerre (Corbaccio, 2015, pp. 243).
Un romanzo lieve e appassionante, intriso di una dolce ironia che non inciampa mai nella banalità, La casa di tutte le guerre merita il grande successo con cui i lettori hanno voluto premiare la Tassinari, già vincitrice del premio "Il Pungitopo" e del "Premio di narrativa italiana inedita".
La scrittrice sceglie di raccontarsi e ci apre il suo mondo, in cui la creatività e l’ingegno colorano l’atmosfera delle tenui tinte di una realtà che sa di fiaba.
- Simonetta Tassinari nasce a Cattolica, cresce tra la costa romagnola e Rocca San Casciano e poi scrive La casa di tutte le guerre, la cui ambientazione è proprio la medesima. Quali sono gli elementi all’interno del romanzo che ti fanno sentire più a casa? Quanto c’è, in sostanza, di autobiografico in questa deliziosa storia che prende vita in Romagna?
Abitavo al mare, ma trascorrevo la maggior parte delle vacanze estive in collina, dalla nonna materna, e mi sentivo completamente a mio agio nel borgo di Rocca San Casciano, dove potevo contare su un folto gruppo di amici. L’ambientazione mi è venuta naturale, e così ugualmente per i sapori, le facce, le attività, le giornate passate in giardino (che esiste davvero) non ho dovuto fare un grande sforzo di fantasia! Anche la drammatica storia d’amore sullo sfondo non è completamente inventata....tutto sommato, un cinquanta per cento de La casa di tutte le guerre ha una corrispondenza nella realtà.
- Prima di scrivere La casa di tutte le guerre hai attraversato diversi generi sceneggiatura radiofonica, saggistica storico-filosofica, romanzo storico. Da dove nasce l’idea di questo libro che sta riscuotendo un buonissimo successo?
Mi è cresciuto silenziosamente nell’animo nel tempo, e solo quando si è autocompletato l’ho ascoltato e trascritto. Mai come questa volta non ho praticamente smesso di andare avanti, senza interrompermi se non al punto finale. Poi l’ho riletto, cambiando solo qualche virgola, eliminando, in tutto, un paio di frasi. Nessun paragone con i romanzi storici, molto più costruiti e faticosi!
- Le due protagoniste vere e proprie del romanzo sono Silvia e Lisa, le bambine che si scopriranno fortemente legate l’una all’altra ma che, nei fatti, sono estremamente diverse tra loro. Sembrano quasi le due parti della mela, gli opposti che uniti formano la figura perfetta. Quanto c’è di Simonetta in Lisa e quanto in Silvia? Sono le due facce di una stessa medaglia, la tua?
Ti confesso che ero un po’ saccente, orgogliosa di leggere molto, di essere un’assidua
frequentatrice di biblioteche (i miei cult erano i romanzi del ciclo di Piccole donne). Ero costretta a essere educata dalla severità (che adesso naturalmente ringrazio, ma allora mi pesava!) di mamma e nonna. Perciò guardavo ai bambini con meno costrizioni di me con una certa invidia... Silvia è in fondo la mia parte anarchica e brada, quella che può dire ciò che vuole e, più o meno, fare quel che vuole. Se mi permetti il paragone psicoanalitico (che mi pare comunque di cogliere dalla domanda), Silvia è l"Io", Lisa l’ "Es"....
- Anche la protagonista del tuo romanzo La notte in cui sparì l’ultimo pollo (Giunti, 2009) è un’undicenne cresciuta a Cattolica. C’è un collegamento tra questo e il tuo ultimo romanzo?
Sono rimasta sicuramente un po’ bambina... come tutti. Amo ancora fantasticare, tenere un diario, passare le ore in soffitta fingendo (ma solo fingendo, quasi sempre) di rimetterla in ordine, contenta della compagnia silenziosa di cose dismesse, ognuna con la sua storia. Quella parte di me che ha ancora dieci o undici anni è più forte delle altre che mi porto dietro, nell’archeologia a strati che è la memoria. E se potessi scegliere, e aprire per qualche ora la porta del mio passato, è a quel’ età che tornerei, a quella ragazzina che sono stata.
- La voce narrante è, appunto, quella di una bambina di dieci anni e mezzo e per questo mi torna in mente uno dei primi romanzi di Francesca Duranti, La Bambina, seppur con i dovuti distinguo dettati dall’età del personaggio principale e dall’epoca di ambientazione. Per questo ti chiedo: c’è un modello, un autore o un romanzo a cui ti sei ispirata per raccontare questa storia?
Uno dei romanzi più belli che io abbia letto, il meraviglioso Il buio oltre la siepe. Ma anche Il giornalino di Giamburrasca, perché no?
- Simonetta, tu insegni attualmente Storia e Filosofia in un liceo scientifico in Molise, dove vivi. Qual è l’approccio che hai con i tuoi studenti, o meglio, quali letture consigli loro e con quali mezzi li sproni a diventare dei buoni lettori? E soprattutto tu che sei quotidianamente a contatto con loro cosa pensi dei giovani di questa generazione, forse un po’ persa e all’affannosa ricerca di un’identità?
Normalmente i miei alunni mi domandano consigli sul che cosa leggere quando vanno male in Italiano oppure se qualcuno di noi ha osservato che mancano di padronanza nel discorso, in qualsiasi materia. E a quel punto, andando forse un po’ in controtendenza, non mi sogno neanche di rispondere "leggi Manzoni, o Svevo", non solo perché li scoraggerei. Piuttosto, penso che gli autori contemporanei siano più vicini alla loro sensibilità... e che prima sia il caso di conoscere l’attualità, almeno nel caso della narrativa, quindi il passato, i classici. E ripeto loro che va bene pressoché tutto, anche una spy story, purché leggano e ci prendano gusto. Qualcosa comunque rimarrà... Passando metà giornata con gli adolescenti, posso dire di conoscerli bene e di non essere troppo pessimista sulla loro formazione, sulla futura evoluzione. Sono incerti, ma tutti gli adolescenti lo sono sempre stati. Sono alla ricerca di modelli ma anche di affetto, di comprensione, di attenzione. A volte, se uno di loro mi fa scappare la pazienza (e accade, eccome...) cerco di trattenermi e di non sbottare: mi dico che sto costruendo loro dei ricordi, e non vorrei che fossero negativi... che una parola può ferire molto a lungo... che ci sono tanti modi di sostenerli, e anche di essere severi, con un sorriso, senza sarcasmo e, meno che mai, con un tono di sufficienza. Non è sempre facile! Specie se un alunno ti dice che Gutenberg ha inventato la stampante, o che i " postumi" hanno pubblicato i pensieri di Pascal!
- Tornando alla tua produzione, possiamo dire che la carriera di scrittrice prosegue molto bene: hai vinto il premio "Il Pungitopo" e il "Premio di narrativa italiana inedita", oltre al successo attuale con La casa di tutte le guerre. Quali sono i tuoi progetti futuri? Hai qualche altro romanzo nel cassetto?
Ho quattro figli e insegno, perciò, quando i ragazzi erano piccoli, ho avuto poco tempo per scrivere, perlomeno non tutto quello che avrei desiderato! In compenso, ho pensato... magari friggevo le patate e inventavo una trama! Perciò ho un’intera collezione di plot nel computer, dal romanzo sentimentale a quello storico. Sono attualmente alle prese con una storia che mi ha afferrato strettamente, che sento molto. Ma, naturalmente, per scaramanzia mi fermo qui...
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Simonetta Tassinari tornata in libreria con “La casa di tutte le guerre”
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