Valeria Montaldi, giornalista e scrittrice, vive e lavora a Milano. Ha esordito nel 2001 con Il mercante di lana, cui sono seguiti Il signore del falco (2003) e Il monaco inglese (2006), entrambi finalisti al Premio Bancarella e Il manoscritto dell’imperatore (2008) incentrati sulla figura del monaco medievale Matthew da Willingtham, “personaggio guida” e “uomo colto per eccellenza”.
Il volume La ribelle è del 2011. La prigioniera del silenzio (Rizzoli 2013) è il suo ultimo libro pubblicato.
Le poniamo alcune domande per capire meglio il romanzo e conoscere la scrittrice.
- Signora Montaldi, per quale motivo ha posto all’inizio del romanzo la frase di Sigmund Freud “Tornare là dove tutto ebbe inizio”?
Mi è sembrato l’ex-ergo più adatto alla vicenda che ho raccontato. In senso letterale, la frase di Freud recita “dove era l’ES, là dovrà andare l’IO”: cioè, tornare, per l’appunto, alla più profonda essenza del sé. Ed è proprio questo cammino di formazione che accomuna le mie due protagoniste che, attraverso un doloroso percorso di autocoscienza, riscoprono alla fine la loro vera essenza di donne.
- Le vicende narrate nei suoi romanzi ambientate nel Medioevo hanno delle singolari ed efficaci analogie con il presente: sono casuali?
Certo che no! Sono convinta che, nonostante il passare dei secoli, le passioni che contraddistinguono il genere umano siano rimaste immutate e guidino, sempre uguali, i nostri comportamenti: l’odio, l’amore, l’avidità, la brama di potere e di denaro, il sesso. Ovviamente, le condizioni sociali e culturali sono cambiate, perlomeno nell’occidente del mondo: oggi abbiamo di che nutrirci, curarci, riscaldarci, disponiamo di informazioni e di mezzi di trasporto rapidissimi, non ci è negato alcun tipo di istruzione, viviamo in democrazia invece che sotto il giogo della dittatura. Tutte conquiste che fanno di noi contemporanei creature infinitamente più fortunate di quanto fossero i nostri avi di ottocento anni fa. Tuttavia, ripeto, credo che i sentimenti e le pulsioni che sottostanno alle nostre azioni di uomini del ventunesimo secolo non siano poi molto dissimili da quelle di coloro che ci hanno preceduto.
- Giulia Bondimier, giovane patrizia veneziana, e Nicoleta, umile popolana, sono due esistenze apparentemente lontane ma in realtà vicine. Ce ne vuole parlare?
È la maternità ad avvicinarle. Una maternità negata a entrambe: mentre il figlio di Giulia è il frutto di un amore impossibile ma vissuto con trasporto e passione, quello di Nicoleta è la conseguenza di uno stupro. Nonostante la diversità di situazioni e di condizione sociale, dolore e sofferenza sono gli stessi: se Giulia è costretta a nascondere la gravidanza per preservare l’onore della famiglia a cui appartiene, Nicoleta sceglie di privarsi di quel figlio non voluto e concepito nella violenza. Alla fine, sarà il caso a farle incontrare e, ormai mature, scopriranno di aver vissuto vite parallele: entrambe disperatamente decise a ritrovare quei figli perduti, ignoreranno la differenza di status e, insieme, riusciranno a liberarsi dalla prigione di convenzioni e regole in cui, in quanto donne, erano state ingiustamente recluse.
- Secondo i dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità) la prima causa di morte nelle persone di sesso femminile tra i 16 e i 44 anni è l’omicidio, eppure durante l’ultima campagna elettorale nessun partito ha affrontato il femminicidio. Come sollecitare una legge contro questo drammatico fenomeno?
Anche se il termine femminicidio non mi piace, perché connota una diversità che non ha ragione di essere (gli omicidi sono tutti tali, indipendentemente da quale sia il sesso della vittima), la legge, aspra e con pene severe, va fatta, e subito. Se per ottenerla dovesse servire un referendum, ben venga: mi auguro che la coscienza civile degli italiani sia abbastanza radicata, da esigere una normativa certa e indiscutibile in questo senso.
- Il Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, ospite della Casa internazionale delle donne, tra le altre cose ha sottolineato “l’inaccettabile” utilizzo del corpo della donna nel nostro Paese come “volano per qualsiasi prodotto. Bisogna riprendere in mano la situazione perché la questione è politica e culturale”. Condivide questa opinione?
Come potrei non condividerla? Il problema, però, secondo me, è la crescente volgarità, ammiccante o becera, che si accompagna alle immagini. Voglio dire: è dall’inizio del ventesimo secolo, con l’avvento dei cartelloni pubblicitari, che la figura femminile viene utilizzata per promuovere ogni genere di prodotto. La differenza è che, mentre nelle immagini di allora aleggiava una certa grazia (non meno ammiccante, è vero, ma più accettabile), oggi si “urla”, da giornali e settimanali, e, mezzo ancor più deleterio perché più invasivo, dalla televisione. Detto questo, poiché si tratta di una questione culturale (cultura intesa come sensibilità di massa), dubito che il legislatore possa fare molto.
- Sono stati recentemente diffusi dall’AIE (Associazione Italiana Editori) i nuovi dati concernenti la lettura. In Italia solo il 46% della popolazione legge libri, a fronte del 70% della Francia e del 58,7 della Spagna. Come cercare di modificare questi dati?
Difficilissimo rispondere a questa domanda: non so perché proprio gli italiani, figli di Dante, Petrarca e Manzoni, si siano disamorati alla lettura. Troppi cattivi scrittori? Troppi stimoli più immediati e coinvolgenti (leggi Internet e televisione)? Non lo so: quel che è certo è che la lettura di un buon libro richiede tempo, concentrazione, voglia di stare con se stessi per cogliere il senso di quello che è scritto sulla pagina. Per cercare di cambiare le cose bisogna invogliare (e stimolare nel modo giusto) i nostri figli: fin da piccoli, i bambini devono capire che la lettura di una fiaba prima, o di un romanzo più complesso poi, regalano una libertà di immaginazione e di pensiero che nessun altro mezzo di comunicazione può dare. “Quando leggi le parole di carta di uno scrittore” dobbiamo dire ai ragazzi “tu stai vivendo la storia insieme con lui: forse non lo sapevi, ma lui l’ha inventata proprio per te.”
© Riproduzione riservata SoloLibri.net
Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista a Valeria Montaldi, autrice de “La prigioniera del silenzio”
Naviga per parole chiave
Approfondimenti su libri... e non solo Ti presento i miei... libri News Libri Recensioni di libri 2013 Valeria Montaldi
Lascia il tuo commento