Alessio Mussinelli, nato in provincia di Bergamo, dove vive a due passi dal lago d’Iseo, si è laureato in Lettere e ha conseguito il diploma di Master in scrittura presso l’Università Cattolica di Milano. Appassionato di dolci e fai-da-te, è tastierista in un gruppo di musica da ballo oltre a dedicarsi con grande trasporto alla scrittura.
“Nemmeno le galline” (Fazi, 2013)
Nemmeno le galline (Fazi 2013) è il suo primo romanzo pubblicato nella collana umoristica Le Meraviglie della casa editrice romana. Nel romanzo d’esordio (“mia nonna dice di dedicarlo al sant’uomo che ha inventato la lavatrice, io lo dedico a mia nonna”), il ventottenne Alessio racconta con ironia e freschezza una tipica storia di provincia come sfondo Sarnico sul lago d’Iseo ambientata nel 1938 in pieno regime fascista. Guido Arcangeli, operaio della Riva, tipico merlo maschio italico sta per sfidare nell’annuale gara d’uccelli il suo rivale, vicino di casa e per giunta cognato Carlo Astolfi, “gran favorito della fiera degli uccelli che veniva organizzata ogni anno il 15 di agosto”. La sfida si avvicina e il canto del dispettoso merlo “maledetto uccello” che Astolfi sta allenando aggrappato al trespolo di una gabbietta da cacciatore a pochi metri dalla finestra di Guido, disturba il sonno e le prestazioni sessuali di quest’ultimo. Chi vincerà la singolar tenzone?
“La défaillance del marito non le era parsa una tragedia. Anzi. Per una notte era stato un piacere dormire senza prestarsi agli obblighi matrimoniali”.
Il giovane Mussinelli è abilissimo nel descrivere il piccolo mondo antico di Sarnico, i suoi singolari abitanti con le loro tradizioni, ripicche e gelosie riecheggiando un’atmosfera che è tipica di ciascun campanile italiano. Un esordio vincente che farà sicuramente strada. Bravo Alessio!
“Tutti, prima o poi, venivano alle mani con i vicini, acuendo l’astio che era nato secoli addietro”.
Intervista ad Alessio Mussinelli
- Alessio, com’è nata l’idea del volume?
In origine fu “maledetto uccello”, colpa di un merlo che mi sfiorò il parabrezza dell’auto attraversando la strada. Passato lo spavento, mi sono reso conto dell’ambiguità della frase e delle possibilità che offriva nella creazione della trama. Nel protagonista questa imprecazione segna l’inizio di un conflitto con se stesso, con la moglie e con gli avversari della competizione venatoria riservata agli uccelli da richiamo. Tra le righe si passa da un conflitto all’altro creando malintesi alla commedia degli equivoci, cosa che l’italiano rende facile grazie ad un’infinita serie di doppi sensi. E tutto l’intreccio della storia gioca proprio su queste ambiguità e doppi sensi. Con un pizzico di malizia ma senza volgarità.
- Per la stesura del Suo romanzo d’esordio quanto hanno influito i Suoi legami con la terra d’origine?
Molto, nel bene e nel male. Nel bene perché Sarnico e tutti i paesi limitrofi al lago d’Iseo - che ricordo, per chi non fosse del luogo, sono difficile terra di confine tra Bergamo e Brescia - corrispondono perfettamente ai tratti tipici della provincia italiana. Rievocare l’ambientazione reale di Sarnico nel 1938 è stato un lavoro necessario e credo riuscito, tanto che al termine della prima presentazione del testo si sono avvicinate le signore di una certa età presenti e mi hanno confidato d’aver rivissuto i ricordi di gioventù con commozione.
Nel male perché descrivere questo mondo in chiave ironica, è stato complesso. Noi bergamaschi siamo molto legati alla nostra terra, trattarla con ironia è punibile con fustigazione ai casoncelli o lapidazione alla polenta istantanea.
- Possiamo considerare Nemmeno le galline come un romanzo allegorico?
Ci sono situazioni e personaggi che lo sono. D’altra parte, volente o nolente, si finisce sempre per raccontare cose che si conoscono e che ci sono particolarmente care (ma non si tratta dell’impotenza). Basti pensare alle vicissitudini lavorative del protagonista, ai giochi in politichese esercitati dal podestà o all’astuzia di Gigi Paternoster. Sono certo che chiunque, leggendo il libro, ritroverà comportamenti e atteggiamenti attuali nei personaggi. Sono le trame tipiche della commedia all’italiana, in cui riconosciamo il vecchio detto per cui tutto il mondo è paese.
- L’ambientazione, il suo stile, il racconto della provincia italiana ricordano Piero Chiara e Andrea Vitali. Che cosa ne pensa dell’accostamento a questi autori?
Di certo abbiamo in comune una provenienza lacustre. Chiara e Vitali sono due punti di riferimento imprescindibili per chi si avvicina a questo genere di scrittura ed è un’emozione unica essere accostato ad autori del loro calibro. L’ambientazione è di certo molto simile, sia per lo sfondo lacustre, sia per la descrizione del mondo provinciale. A chi preferisce Vitali per via dell’ambientazione a Bellano, tengo a far sapere che sul lago d’Iseo si affaccia un bellissimo borgo che si chiama Castro. Scegliete voi, anche su questo lato, la sfida è aperta.
- Quali sono state le sue letture giovanili e che consigli si sente di dare a un giovane aspirante scrittore?
Sono stato un lettore molto scostante da giovane e la passione per la lettura è andata e venuta a più riprese. Se dovessi scegliere tre titoli che ricordo con affetto direi Il Barone Rampante di Calvino, Io non ho paura di Ammaniti e il monologo teatrale Novecento di Baricco. Poi ci sono un’infinità di libri che ho odiato con tutto il cuore ma di quelli è meglio tacere.
Non credo di avere l’esperienza sufficiente per dare buoni consigli a giovani aspiranti scrittori. Posso al limite dare un consiglio banale ma importante: non mollate mai. Non demoralizzatevi, soprattutto quando riceverete un rifiuto (meglio avere la propria opera nel cestino di un editore che nel cassetto di casa, no?). Finché troverete la vostra occasione continuate ad aspirare… mal che vada verrà buono quando andrete a convivere.
- Infine una curiosità... nelle pagine finali ringrazia tra le tante persone anche “tutti quelli che mi hanno promesso dieci euro se li avessi ringraziati in fondo al libro”. Alessio, è stato saldato?
Macché, ricordo questo passaggio a ogni presentazione, ma quelli fanno orecchi da mercante…
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista ad Alessio Mussinelli, al suo esordio con “Nemmeno le galline” (Fazi, 2013)
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