Sette domande, con le relative risposte, per un’intervista allo staff delle Edizioni SUR, casa editrice indipendente nata a Roma nel 2011, come spin-off di Minimum Fax, un faro dell’editoria indipendente che vanta nel proprio catalogo autori classici e contemporanei, da Julio Cortázar a Alan Pauls, da Juan Carlos Onetti a Alejandro Zambra.
- Era l’ottobre 2011 quando fu pubblicato il primo volume targato Edizioni SUR, “Prima della fine” di Ernesto Sabato. Dopo più di sei anni, che cosa è cambiato? Sono stati rispettati gli intenti iniziali, le aspettative, le speranze?
Dopo più di sei anni di vita, siamo molto soddisfatti dei traguardi raggiunti, anche se per i prossimi anni abbiamo nuovi e importanti obiettivi da raggiungere. Dalla nascita della casa editrice sono cambiate molte cose, partendo dai cambiamenti più recenti: dopo cinquanta titoli cartonati e coloratissimi abbiamo inaugurato il nuovo progetto grafico della collana SUR, la scommessa di puntare sempre di più su voci nuove della narrativa latino-americana, la collana BigSUR dedicata alle voci anglo-americane.
- SUR ha contribuito in modo significativo alla valorizzazione delle case editrici indipendenti, creando un modello di distribuzione che si appoggiasse prevalentemente sulle librerie non di catena: che cosa significa, oggi, essere indipendenti?
Sin dalla sua nascita SUR ha scelto di lavorare in maniera diretta con le librerie indipendenti, arrivando oggi a gestire i rapporti con quasi duecento realtà sparse in tutta Italia. Questa scelta, se da un lato comporta una mole di lavoro notevole, dall’altro ci permette di mantenere un rapporto privilegiato, sia umano che professionale, con tutta una serie di realtà bellissime dislocate in tutto il Paese. Essere indipendenti oggi significa mettere al centro del proprio lavoro un progetto che non si esaurisca nella semplice pubblicazione delle novità; costruire un catalogo che duri nel tempo; non scegliere i libri secondo le mode suggerite dal mondo editoriale, ma ritagliarsi un posto all’interno di questo mercato con dei libri di qualità.
- Oltre al rapporto con le librerie indipendenti, un’altra comunicazione fondamentale si è instaurata direttamente con il lettore, che può avvalersi di abbonamenti che gli consentono di ricevere direttamente a casa le pubblicazioni dell’anno in corso. Su quali aspetti della casa editrice si cerca di costruire tale rapporto di fiducia?
Il rapporto di fiducia si costruisce ovviamente nel tempo, sia con i lettori che con i librai, ed è un rapporto che si basa sul rispetto e la coerenza nei confronti di tutti gli attori della filiera editoriale (lettori, librai, fornitori), attraverso le scelte editoriali che si fanno, attraverso il lavoro quotidiano.
- Negli ultimi anni, grazie anche a canali come Instagram, si è imposta la necessità di affiancare, alla cura contenutistica, anche quella di un aspetto del libro che lo renda immediatamente riconoscibile. Eppure, nonostante la scelta vincente dei coloratissimi volumi SUR, dopo la pubblicazione di cinquanta volumi è arrivata la decisione di stravolgere la veste grafica: che cosa spinge una casa editrice a cambiare completamente la propria immagine? Con questa scelta si vuole comunicare anche un cambiamento di rotta?
La necessità di rendere i titoli di una casa editrice inconfondibili dagli altri nasce in libreria, ben prima di arrivare sui social network. Soprattutto per un editore di piccole-medie dimensioni, con un catalogo spesso di nicchia o con un focus linguistico e geografico preciso, come nel caso di SUR, il bisogno di distinguersi nel mare di novità che ogni settimana arriva in libreria è fondamentale. Il vecchio progetto grafico, studiato ormai più di sei anni fa da Riccardo Falcinelli, aveva un compito preciso: segnare la nascita della casa editrice, che muoveva i primi passi con poche novità all’anno, proponendo una sorta di biblioteca ideale della letteratura latinoamericana. Ha funzionato al meglio, creando subito un’identità forte: quei cartonati così colorati, che in libreria formavano una macchia arcobaleno, non potevano essere che i nostri. Tuttavia, con il passare del tempo, la casa editrice è cresciuta e il catalogo si è ampliato: non solo il numero di novità all’anno è aumentato, ma SUR ha iniziato la propria ricerca su voci nuove e contemporanee, che avevano bisogno di essere raccontate meglio per arrivare ai lettori. Ci abbiamo riflettuto a lungo e, anche in seguito all’avvio della collana Big SUR, ci siamo convinti: sei anni non sono forse molti, ma sono abbastanza per richiedere un rinnovamento, soprattutto dal punto di vista grafico. Ci siamo quindi avvalsi di nuovo della creatività e competenza di Riccardo Falcinelli, e dopo aver valutato molti progetti diversi, abbiamo deciso per la grafica che è ora in libreria: un format, più che un vero e proprio progetto di collana, che ci permette di utilizzare di volta e in volta fotografie, illustrazioni, dipinti, e ha più spazio per i testi, per poter raccontare il libro al meglio.
In ogni caso, nessuno può raccontare questo passaggio meglio di Riccardo stesso, che ne ha parlato sul nostro blog.
- SUR, in spagnolo, significa Sud. Con la pubblicazione di “Carne viva” di Merritt Tierce, nel settembre 2015, è stata inaugurata la collana Big SUR, che arricchisce il catalogo di voci contemporanee anglo-americane: un progetto che sembrerebbe forse tradire l’intento iniziale di creare un’identità del Sud America. Come è nata questa collana? Era già stata contemplata nel disegno iniziale o si è aggiunta in un secondo momento? Che ruolo svolge nel messaggio che la casa editrice vuole trasmettere al lettore?
Dopo i primi anni di attività, concentrati essenzialmente sulla costruzione di un canone letterario del Novecento latinoamericano, SUR ha iniziato ad aprirsi maggiormente ad autori contemporanei e viventi. Nel contesto di questo rinnovamento, è sembrato quasi naturale estendere la ricerca ad altri ambiti geografici e linguistici. Di qui la nascita della collana Big SUR, che con SUR condivide il duplice focus sui classici contemporanei e sulle nuove voci letterarie, concentrandosi però sul mondo angloamericano. Il nome Big SUR è quasi un gioco di parole, ma è ispirato in realtà a una località della California ricca di risonanze letterarie e artistiche: un luogo amato da Kerouac, Henry Miller e Ferlinghetti, dove Orson Welles comprò un terreno e Joni Mitchell animò un festival musicale con Crosby, Stills, Nash & Young. Insomma, per vicinanza geografica e affinità letterarie, Big SUR ci è sembrata la cugina ideale di SUR. Nessun tradimento del lettore quindi, ma la ricerca parallela in due ambiti linguistici e geografici confinanti.
- C’è qualche autore – classico o contemporaneo – che avreste l’ambizione di portare nel vostro catalogo?
Certo, ce ne sono molti, il catalogo si costruisce giorno dopo giorno proprio seguendo questo obiettivo. Siamo già felicissimi e orgogliosi di avere in catalogo autori ormai classici come Cortázar e Onetti, per quanto riguarda il versante latinoamericano, o di aver riportato in libreria titoli evergreen come “Rosemary’s Baby” o “M*A*S*H”, nella collana Big SUR, in cui abbiamo pubblicato anche Saul Bellow. Sui contemporanei facciamo molta ricerca, spesso anche tra gli esordi, e la maggiore soddisfazione ci è senz’altro arrivata grazie a Colson Whitehead, il cui romanzo “La ferrovia sotterranea”, pubblicato a ottobre, si è aggiudicato lo scorso anno il Premio Pulitzer. L’idea è senz’altro quella di proseguire affiancando la ricerca di nuove voci alla riscoperta di autori classici della letteratura latinoamericana e angloamericana, e al filone dei libri di musica, con cui abbiamo riportato in libreria mostri sacri come Charles Mingus, Joni Mitchell e prossimamente Johnny Marr.
- Dopo più di sei anni di attività, quattro collane e un vasto pubblico di lettori affiatatissimi, si può parlare ancora di SUR come di una piccola casa editrice?
Sicuramente si può parlare di una casa editrice con tanta voglia di crescere!
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Intervista allo staff di Edizioni SUR, una casa editrice con tanta voglia di crescere
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