Introduzione a Popper
- Autore: Stefano Gattei
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Laterza
- Anno di pubblicazione: 2008
Karl Popper (1902-1994) è uno dei maestri di pensiero del ’900. I suoi concetti sono semplici, chiari, lineari, ma nessuno prima di lui aveva formulato quelle idee in un mondo come quello filosofico in cui quasi tutto è rielaborazione e complicazione di questioni già complesse di suo. Popper utilizza sempre il rasoio di Occam, non moltiplica inutilmente gli enti. Parla chiaro nelle sue lezioni, interviste e conferenze. In modo altrettanto chiaro scrive i suoi saggi.
Introduzione a Popper (Laterza, 2008) di Stefano Gattei va letto innanzitutto per chi non sa nulla del filosofo, ma va anche bene per chi vuole ripassare in modo eccellente le nozioni a riguardo. È un saggio della Laterza e quindi la qualità è indiscutibile. Il rigore intellettuale non viene mai meno in questo scritto. Non ci sono mai cadute di stile né di tono. Il professore Stefano Gattei si occupa da sempre di epistemologia e di storia della scienza; è stato anche fellow alla Columbia University e ad Harvard.
I volumi della Laterza dedicati ai grandi pensatori non sono mai troppo complessi né troppo facili. Piuttosto sono scritti in modo colto, elegante, anzi impeccabile e molti possono leggerli senza grande difficoltà. Per comprendere pienamente un volume come questo basta avere le competenze di un lettore attento di filosofia contemporanea, ma possono approfondire l’argomento anche studenti delle scuole superiori grazie a ricerche appropriate sul web o magari consultando l’enciclopedia di casa.
Popper va letto perché è uno dei più grandi pensatori liberali e non si può essere liberali senza avere letto Popper o senza sapere almeno a grandi linee che cosa ha detto. In un’Italia in cui alcuni si appropriano indebitamente del pensiero liberale o tirano per la giacchetta questo o quel pensatore liberale nel modo che gli fa più comodo, ritenendo poi a torto che il vero pensiero liberale sia il liberismo selvaggio, è meglio farsi un minimo di cultura su Popper. Il grande filosofo ha detto tante cose.
Cercherò di fare una brevissima sintesi. Dal punto di vista epistemologico criticò l’induzione perché molte prove a favore di una teoria non la confermano mai definitivamente, mentre basta una sola smentita per mettere in crisi un paradigma scientifico. In termini filosofici tutto ciò veniva definito asimmetria logica tra falsificazione e verificazione. Popper fu un accanito sostenitore della falsificazione, anche se molte ricerche psicologiche hanno dimostrato che voler ricercare conferme è una distorsione cognitiva presente in ognuno di noi, una costante antropologica. Un altro limite della conoscenza umana è che osservare è un verbo transitivo, noi osserviamo sempre qualcosa e osserviamo o aspettiamo dei risultati sempre in base a delle nostre aspettative. Un piccolo limite ma secondo certi aspetti una cosa positiva è il fatto che per capire un problematica dobbiamo considerare sempre il quadro di riferimento, lo sfondo, il contesto, secondo Popper. La falsificazione è il metodo più corretto a livello logico e metodologico, anche se di difficile applicazione perché innaturale e controintuitivo.
Proprio per questo motivo propose un atteggiamento critico nella scienza, si schierò contro il dogmatismo, sostenne che la ricerca scientifica si doveva basare su congetture e confutazioni, che fu tra l’altro il titolo di una delle sue opere più celebri. Scrisse anche che tra due teorie concorrenti lo scienziato doveva scegliere quella che aveva più contenuto assertivo (per intendersi meglio informativo) e che corrispondeva meglio al concetto di verosimilitudine (ovvero per semplificare che contenesse più verità che falsità).
A livello politico scrisse che la miglior cosa era vivere in una società aperta. Si oppose a ogni autoritarismo e a ogni forma di totalitarismo. Spiegò che i tre nemici della libertà in Occidente erano Platone, Hegel, Marx. Il suo libro La società aperta e i suoi nemici appunto è un classico del pensiero liberale, esattamente come Rivoluzione liberale di Gobetti e Sulla libertà di Stuart Mill. Criticò anche il marxismo per il suo storicismo, dato che la storia non aveva un fine né un senso, non poteva essere considerata maestra di vita e nessuno poteva prevedere il futuro. Inoltre il marxismo assieme alla psicanalisi e alla psicologia individuale di Adler li considerò pseudoscienza perché inconfutabili, perché nessuno poteva provarli.
Con il grande neuroscienziato Eccles scrisse anche L’io e il cervello, un’opera voluminosa sul funzionamento del cervello, e ipotizzò che nella mente umana esistessero tre mondi: Mondo 1 (ovvero percezione), Mondo 2 (ovvero stati mentali, cognizioni, fantasia, intelligenza, immaginazione), Mondo 3 (cioè cultura e nozioni interiorizzate). Ma in questo capolavoro Popper ed Eccles trattarono di neuropsicologia, di locazionismo, di filosofia della mente, criticarono ad esempio anche il quoziente di intelligenza, esaminarono il culto dei morti, etc etc.
Infine Popper insieme allo psicologo Condry scrisse Cattiva maestra televisione, un libro smilzo ma molto significativo. Popper qui dimostra oggettivamente con dati alla mano che i bambini vengono lasciati troppe ore da soli davanti alla televisione e ciò è diseducativo. Infatti nei programmi televisivi, nei film, nei telefilm c’è troppa violenza. Inoltre per capire la critica di Popper alla televisione bisogna ricordare che i bambini apprendono soprattutto per imitazione (recentemente la psicologia ha provato che anche il desiderio nei bambini è mimetico, cioè in tenera età si apprende dai grandi cosa desiderare, anche se poi ognuno ha delle inclinazioni), ma anche che in una democrazia per migliorare le cose coloro che hanno più cultura la devono diffondere, la devono trasmettere agli altri, è un loro dovere; ciò vale anche per i programmi del piccolo schermo, non vale perciò per il grande filosofo il principio secondo cui gli editori televisivi danno ciò che il pubblico vuole, consultando i dati dello share e facendo sondaggi.
Tutte queste sono ragioni più che sufficienti per leggere questo libro di Stefano Gattei, divulgativo ma brillante e filosoficamente ineccepibile.
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