Invicta legio
- Autore: Santiago Posteguillo
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2015
“Annibale è alle porte ma Scipione lo sfida in Africa”
209 avanti Cristo, 545esimo dalla fondazione di Roma. Annibale Barca ha annientato le legioni a Canne. È alle porte. L’assedio della città è una minaccia concreta. Publio Cornelio Scipione è in Spagna, generale ad appena ventisei anni e si batte contro i Cartaginesi, molto superiori di numero. Non è uno scenario favorevole per la Repubblica quello in cui si apre il secondo atto della trilogia avviata da Santiago Posteguillo nel 2014 con“L’Africano”. Sempre Piemme ha pubblicato da poco il seguito, “Invicta legio” (988 pagine 25 euro, 2015), altro ampio volume dello scrittore valenciano, con le sue avvincenti e accurate ricostruzioni storiche.
In Sicilia, a Lilibeo, sulla costa occidentale, sono relegate le “legioni maledette”, V e VI, i sopravvissuti fuggiti da Canne. Legionari demoralizzati, indisciplinati, affamati, senza ufficiali, senza viveri, senza onore. Sono accampati lontano da Roma, “finché Annibale sarà sconfitto”, ma non da loro, ultimi tra gli uomini perché si sono macchiati della colpa peggiore per un soldato romano: la viltà.
Scipione comanda 30mila armati in Iberia, due legioni, muovendole abilmente benché quasi alla mercé delle superiori forze puniche: tre eserciti, guidati dai fratelli Barca, Asdrubale e Magone e dal generale Giscone. Rivaleggiano tra loro, ma se dovessero riunirsi formerebbero una schiera enorme di 75mila uomini e 40 elefanti, imbaldanzita dai successi di Annibale in Italia, che aspetta solo di assestare il colpo mortale al nemico di sempre. Il suo piano è quello applicato spesso sul campo di battaglia, esteso stavolta a uno spazio enorme: l’esercito cartaginese al suo comando avrebbe risalito la penisola da sud, verso Roma. Quello di Asdrubale sarebbe calato da settentrione sul Lazio. Ma il fratello sarebbe stato all’altezza?
Intanto, c’era da battere Scipione, che chiedeva rinforzi al Senato: due legioni sole in più e avrebbe sconfitto i punici. È convinto che i suoi soldati e ufficiali siano i migliori. Il padre Publio e lo zio Gneo erano morti in battaglia, battuti dai cartaginesi proprio in Iberia, ma solo perchè Celti e Iberi avevano abbandonato gli alleati romani in pieno combattimento.
Romanzo di attese. Quella di Scipione che aspetta risposte da Roma e di Annibale che aspetta le truppe del fratello.
Romanzo di gelosie. Di Giscone per i condottieri della famiglia Barca. Di Massinissa verso Siface, concorrente al trono dei Massili (Nuimidi). Del princeps senatus Quinto Fabio Massimo verso tutti.
Romanzo d’amore. Il tenerissimo sentimento di Scipione per la moglie Emilia, che gli ha dato la figlia Cornelia e il piccolo Publio. La passione del bravo tribuno Gaio Lelio per la schiava egizia Netikerty. Il turbamento di Imilce, che vede Annibale dopo molti anni e non lo riconosce: non è più il bel capo dei Cartaginesi in Spagna, è invecchiato, curvo, sporco, trasandato.
Romanzo di tradimenti. Del disertore Decimo nei confronti di Roma. In parte, anche di Netikerty alle spalle di Lelio e del suo capo. C’è anche quello tentato dall’anziano console-senatore ai danni dell’onorata gens patrizia degli Scipioni. Per mettere in difficoltà il giovane generale emergente, gli concede come rinforzi i disperati delle legioni maledette, esiliati con disprezzo in Sicilia.
Roma è in grande difficoltà, non resta che arruolare i giovanissimi e gli anziani. Le sconfitte hanno decimato più di dieci legioni, un romano su cinque è caduto in battaglia. Erano rimasti solo 200mila dei quasi 250mila cittadini all’inizio della seconda guerra punica.
All’handicap della costante inferiorità numerica Scipione suppliva col genio tattico e tanta intelligenza. Intende impiegare i “siciliani” della V e VI in una diversione coraggiosa: vuole sbarcare in Africa, andare a minacciare Cartagine, con qualche migliaio di “codardi”. Riuscendo, metterebbe in difficoltà Annibale, costringendolo ad allontanarsi da Roma.
È anche un romanzo corale. Ricorrono numerosi personaggi della trilogia. Marco Porcio Catone, il protetto di Fabio Massimo. Sofonisba, moglie di Siface. Gaio Valerio, il bravo primo centurione della V legione. Tra gli altri, una vecchia conoscenza del primo volume, un soldato ausiliario che ne ha viste tante e una volta congedato ha messo a frutto le capacità letterarie: il grande Tito Maccio Plauto, attore e autore di commedie straordinarie.
Con queste premesse, la narrazione assume un ritmo molto dinamico, sempre in movimento verso qualcosa. E Posteguillo è insuperabile nella descrizione delle battaglie.
Invicta Legio
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