Invictus. Costantino, l’imperatore guerriero
- Autore: Simone Sarasso
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Casa editrice: Rizzoli
- Anno di pubblicazione: 2012
Pubblicato da Rizzoli nel 2012, Invictus. Costantino, l’imperatore guerriero di Simone Sarasso è un’opera moderna dal ritmo incalzante. Il sapore del sangue ed il rumore del metallo in un romanzo dal realismo stupefacente che non trascura l’agghiacciante crudezza di quel mondo. Il mondo romano di Costantino, il ragazzo destinato a diventare l’Augusto Supremo, il Massimo Tetrarca, l’Imperatore degli Imperatori!
Nicomedia, maggio 337 d.C. “Non voglio morire prima d’aver visto un altro tramonto” dice Costantino sul letto di morte al vescovo Eusebio. Le mani che hanno stretto il mondo intero ora sono deboli ed incapaci di aggrapparsi alla sedia accanto al letto. L’imperatore guerriero si pente di tutto il sangue versato durante la sua esistenza e vuole raccontare al religioso tutti i soprusi commessi, tutti gli inganni, tutte le battaglie, tutto l’orrore vissuto. Solo allora potrà ricevere l’acqua santa del battesimo, solo allora potrà ricongiungersi con Dio. Ed allora inizia a raccontare...
Nicomedia 293 d.C. Il piccolo Costantino sta arrivando alla reggia dell’Imperatore accompagnato dal padre Costanzo, un padre guerriero che ha visto pochissimo nella sua breve vita. Il ragazzo ha sempre vissuto con la madre Elena ed ora soffre terribilmente per questo allontanamento forzato. Il suo destino non è come quello dei suoi coetanei: il suo destino è quello di allenarsi e formarsi alla corte dell’imperatore per diventare un grande soldato, un grande Cesare e forse un giorno un grande Imperatore. Quando giunge nella magnifica e gigantesca città dalle mura enormi capisce che la sua vita cambierà e dovrà abbandonare il padre oltre alla madre già persa. Ancora frastornato dagli eventi sente una risata colossale e girandosi lo vede. Cranio rasato, spalle possenti, fiato di birra e mani da titano. Un gigante. L’imperatore Diocleziano si avvicina al ragazzo e l’accoglie con modi militareschi. Il ragazzo sente gelarsi il sangue nelle vene. L’Augusto racconta al piccolo la sua incredibile storia. Semplice soldato, poi sottufficiale nei posti più reconditi e spaventosi dell’impero il gigante si è sempre distinto per le sue doti guerriere. Tra un successo ed un altro diventa capo della guardia imperiale. Durante le sue scorribande dalle dune di sabbia alle nevi del nord gli è capitato di ricevere un’incredibile profezia in latino “Diverrai imperatore quando ucciderai un cinghiale”. Costantino rimane di sale al racconto dell’avverarsi della profezia. Diocleziano diventa imperatore dopo aver ucciso il cospiratore Apro (in latino Aprum significa cinghiale).
Un romanzo che stupisce per il modo diretto di racconto, per la crudezza, per l’acceso realismo, per la modernità narrativa (ad es. i protagonisti di centinaia di anni fa che parlano e che imprecano come noi oggi). Senza dubbio un’opera che colpisce e che lascia il segno, un testo oltremodo originale che non passa inosservato. Simone Sarasso ha scelto un uomo unico nella storia, il guerriero che ha unito l’impero d’oriente con quello d’occidente, un uomo carismatico che seppe tracciare un solco indelebile nella storia. Un uomo che per la sete smisurata di potere ha calpestato amori, amicizie e valori. Una storia torbida ed affascinante dove gli inganni e gli intrighi si intrecciano, dove i tradimenti si moltiplicano, dove un solo uomo può vincere a dispetto di tutto e di tutti.
Costantino il Grande entra in Roma unificando il mondo con la testa di Massenzio sulla punta della sua lancia.
Dietro questa crudeltà si cela tuttavia un vero eroe del suo tempo, un esempio positivo che quel mondo cercava da molto. Lo scrittore di Novara ci stupisce come nei suoi primi romanzi e forse ancor di più, perché ci avvicina moltissimo ad una storia così lontana permettendoci di fantasticare come si riesce a fare solo di fronte ad una grande opera storica.
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Simone Sarasso (che non conoscevo) mi ha alquanto stupito soprattutto nel linguaggio. I personaggi parlano con uno “slang” moderno quasi si stesse narrando di vicende contemporanee e non di fatti storici del 300 d.C. ; anzi il piano temporale diventa quasi secondario – curioso per un romanzo storico – tanto che Costantino potrebbe essere un imperatore senza tempo collocabile addirittura in un ipotetico futuro o in una dimensione fantastica alla Star Wars. La precisa ricostruzione storica ci riporta invece nel III/IV secolo d.C.
Il ritmo narrativo è piacevole e i continui intrighi, tranelli, capovolgimenti di fronte, raccontati in modo realisticamente crudo, non appesantiscono la lettura anzi creano la giusta suspense che invoglia a girare pagina.
Nulla viene risparmiato da questo punto di vista al lettore. La descrizione della morte della moglie di Costantino, Fausta, viene riportata con nitido e forte impatto senza lasciare nulla all’immaginazione, rasentando il macabro! Allo stesso modo racconta la sorte toccata al figlio Crispo, condannato a Pola. Entrambi questi episodi servono anche a dare un’idea del carattere freddo e spietato del protagonista, figura storica alquanto complessa e contradditoria.
Anche i personaggi secondari hanno una loro dignità sia quando sono introdotti direttamente dall’autore che presentati da altri. Un esempio (che ho riportato da pag. 447/448): Ario descritto da Licinio. Un militare con le sue schematiche e semplici vedute cerca di interpretare la dottrina (arianesimo) e il suo divulgatore (Ario). Con coerenza l’autore, riallacciandomi a quanto appena detto, usa un linguaggio diretto e “soldatesco” per spiegare dottrine teologiche e il loro impatto sulla popolazione. Il risultato è sicuramente efficace!
Va riconosciuta a Sarasso la grande capacità di dipingere un quadro dell’epoca dai toni assolutamente realistici, definendo con precisione di tratteggio ambientazione e personaggi. Mai sfocati, perfettamente nitidi, a fuoco.