Io cammino da sola di Alessandra Beltrame

Camminare tra gli stand di una grande fiera del libro ti sottopone a un passaggio continuo di copertine, titoli e autori; il numero dei libri esposti è elevatissimo, molti autori sono a te sconosciuti. Allora ci si lascia guidare dall’istinto. È questo il caso: ho scelto “Io cammino da sola” di Alessandra Beltrame in mezzo a migliaia e migliaia di altri libri; certo non è stato il solo ma su questo in realtà ho indugiato. Ci sono passata accanto, ho posato lo sguardo sulla copertina, una luna, una donna sola, il paesaggio lineare. E poi il titolo, che ha immediatamente appagato il vago senso di solitudine che campeggia nel fondo della mia coscienza, una sensazione benevola e inquietante, che fa della solitudine un sentimento conflittuale con cui imparare a convivere. Ho esitato, non l’ho preso. Poi prima di andare via, con l’ansia di non ritrovare più lo stand, l’ho cercato affannosamente, fino a quando è diventato mio.

Un racconto autobiografico di una donna realizzata di cinquant’anni, una carriera come giornalista, con le sue abitudini, cittadina di una grande città, un essere urbanizzato come tutti noi, incastrata in una serie di relazioni, a volte devastanti, che a un certo punto decide di lasciare il lavoro e intraprendere il suo riavvicinamento alla natura. Ed è la natura che ci parla attraverso il suo percorso, ci dice quanto ci siamo allontanati, noi uomini del terzo millennio, da quello che di più umano e naturale ci sia: il camminare in posizione eretta tra i colori del paesaggio circostante, con uno spirito di osservazione reso acuto dalla curiosità, la necessità di sperimentare i propri limiti e le proprie potenzialità come abitante di questo pianeta.
Questo racconto fa venir voglia di mollare tutto e ricominciare dal contatto con la terra, con la pioggia, il vento, la lentezza della vita, il contatto con la parte più intima di noi stessi, che immancabilmente ci fa tornare ad essere una creatura in grado di stare in mezzo agli altri, in modo consapevole e corretto.
E così nel viaggio che compie Alessandra Beltrame sulla Via Francigena, scelta d’inverno, in solitudine, si compie un percorso intimo di ricongiungimento con se stessa. I ricordi si espandono, nuove luci infondono nuove rivelazioni, il paesaggio, meraviglioso, diventa la cornice di un viaggio di consapevolezza dove i rapporti umani trovano un senso, ogni cosa è al suo posto, i pensieri sono luminosi, il timore di non farcela diventa la capacità di testare i propri limiti, la gente o anche gli animali che si incontrano hanno qualcosa da offrire, se si è nello stato mentale di saper accogliere.

Il viaggio che Alessandra Beltrame ha raccontato nel suo diario personale non ha eguali, come lei stessa dice, perché

“ogni viaggio diventa una storia da raccontare”

ma in particolare ci conferma una volta ancora che il viaggio non è raggiungere la meta, ma il percorso che si fa dalla partenza all’arrivo, dove ogni cosa ha un suo preciso significato e il segreto sta nell’imparare ad ascoltarsi ed ascoltare. “Io cammino da sola” non è affatto un romanzo sulla solitudine ma un elogio del ritrovarsi. E io ho camminato tutto il tempo con te, cara Tu!