Io sono il messaggero
- Autore: Markus Zusak
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Frassinelli
- Anno di pubblicazione: 2015
Markus Zusak dopo “Storia di una ladra di libri” fa centro con una storia poetica e appena un poco dura.
Chi può dimenticare “Storia di una ladra di libri”? Dolcemente magico e tragico, ha rivelato al grande pubblico Markus Zusak. Ora un altro romanzo conferma lo scrittore australiano, il suo modo originale di costruire la narrazione. “Io sono il messaggero” è una novità Frassinelli (440 pagine 17,90 euro), un nuovo capolavoro.
Una ragazzina nel primo titolo, un poco più che adolescente in questo. È diventato un eroe, senza averne la stoffa. Ed Kennedy, 19 anni, tassista, sebbene non abbia l’età per quel lavoro (ha falsificato i documenti), ragazzo di periferia, legge più libri di quanto dovrebbe. Ammette di non avere nessun talento, eppure ha sventato una rapina in banca, giusto perché aveva a che fare col più incapace dei rapinatori, uno ch’è riuscito a perdere in pochi secondi il malloppo, l’auto d’appoggio, la pistola e la libertà.
Immagina i titoli: “Tassista si trasforma in agente”, pensando che sarebbe più corretto “Fannullone finalmente combina qualcosa di buono”.
Ha una ragazza, Audrey, che ama alla follia, anche se fa l’amore con tutti, a parte lui. D’altra parte, è consapevole di avere molte lacune in materia, un po’ quello che si dice della matematica: vado bene in storia e scienze, ma a letto faccio cagare.
Ha un “vecchio” coinquilino diciassettenne nella baracca in cui vive, si chiama Portinaio, perché ama stare al calduccio accanto alla porta d’ingresso. È un incrocio di pelo nero tra un rottweiller e un pastore tedesco e puzza in maniera irrimediabile, non c’è pulizia o deodorante che tenga.
La mamma di Ed è una di quelle donne che non stanno al loro posto nemmeno se le riempi di botte. Il papà è morto da poco. Le sorelle sono via per la loro vita, il fratello al college. Insomma, è solo e vive nel passato, convinto che Cindy Crawford sia la più bella top model del mondo.
Sui giornali locali escono articoli che esaltano il suo operato. Certo, lo ingigantiscono un tantino. Alla fine, non ha disarmato il malintenzionato, solo raccolto la pistola che quello stupido aveva perso nella fuga. Tant’è, sarà per questa notorietà che qualche giorno dopo riceverà il primo messaggio. E tutto cambierà.
Nella cassetta trova una busta. Dentro, un asso di quadri, con un appunto a mano:
45 Edgar Street, mezzanotte. 13 Harrison Avenue, 18,00. 6 Macedoni Street, 5,30.
Non ha idea di chi può aver spedito la carta. Una vocina gli dice di buttarla via e piantarla lì. Non lo fa.
Parentesi: lo chiamano al processo. Il tipo della rapina becca solo sei mesi e gli mette una gran paura, bisbigliando, brutto com’è: sei un uomo morto.
Ma quello che non gli passa di mente è la carta, la cosa più strana che gli sia mai capitata. Deve capire. Di notte raggiunge più volte via Edgar e al civico 45 vede un tizio stuprare spesso la sua donna. Dopo, la poverina raggiunge sulle scale la figlia di otto anni. E piange. Lui sente di dover fare qualcosa.
Harrison Avenue. Una vecchietta sola, in una casa malandata. Kennedy entra e lei gli si rivolge con affetto: sapevo che saresti venuto, Jimmy. Dove sei stato finora? Le fa compagnia. Gli piace essere Jimmy, lui sa quello che fa, a differenza di altri.
Macedoni Street, una ragazzina si allena di mattina presto correndo scalza. Scopre che gareggia indossando chiodate vecchie e consumate. La famiglia non le può concedere altro, ma è certo che Sophie merita di meglio. Le regala un paio di scarpe immaginarie. Come se le avesse calzate, vola in pista a piedi nudi. Per merito di Ed.
Allora non è una nullità.
Delicato e comprensivo, dolce e risolutivo, l’inetto Ed Kennedy diventa il Messaggero. Un normale supereroe del bene.
Bravo e tenero Zusak, come sempre.
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