Italia 1943. La guerra continua
- Autore: Luca Baldissara
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: il Mulino
- Anno di pubblicazione: 2023
8 settembre 1943: il maresciallo d’Italia Pietro Badoglio comunica al Paese che la richiesta d’armistizio è stata accolta dal generale Eisenhower.
Ogni atto di ostilità contro le forze angloamericane deve cessare in ogni luogo da parte delle forze italiane, che reagiranno ad attacchi da qualsiasi altra provenienza.
Dalle 19:42 di quella sera, le parole pronunciate nel suo secondo proclama dell’estate, radiodiffuso dall’EIAR, fanno precipitare gli italiani in una dimensione ancora più drammatica del già tremendo conflitto fino ad allora.
La guerra è finita, la guerra ricomincia, a fronte invertito, ma senza chiare disposizioni. Il disorientamento di tutti, lo sconcerto, la rabbia, la vergogna, la desolazione per i sacrifici inutili precedenti, sono la traccia sensibile, emotiva, di un saggio del prof. Luca Baldissara, Italia 1943. La guerra continua, pubblicato nella Biblioteca storica il Mulino (settembre 2023, 472 pagine) dal docente di storia contemporanea nell’università di Bologna, autore già di diversi testi storici per la casa editrice felsinea, tra i quali Il massacro. Guerra ai civili a Monte Sole, nel 2009, con Paolo Pezzino, sull’eccidio di Marzabotto.
Un tema affatto nuovo lo snodo di metà conflitto bell’estate 1943, eppure un libro ancora necessario, sempre d’interesse e attualità.
25 luglio 1943, Mussolini è deposto dopo un ventennio, le divisioni tedesche in Italia sono poche, si potrebbe fare tanto e molto meglio che restare al fianco dei nazisti, mentre qualcuno di Casa Savoia comincia a trattare sottobanco con gli Alleati l’uscita dell’Italia dal conflitto. Tuttavia, il primo proclama di Badoglio non lascia dubbi: il fascismo è finito, ma la guerra prosegue. Quarantacinque giorni appresso, l’altro comunicato radio del primo ministro getta il Paese in un incubo.
Il re e il governo fuggono a Brindisi. Le forze armate sono abbandonate senza ordini a se stesse. Vengono rastrellate dai tedeschi, in Italia e all’estero. La popolazione italiana non sa chi considerare amici e nemici. Sono occupanti o liberatori gli angloamericani che stanno sbarcando nelle regioni dell’estremo Mezzogiorno (combattendo a Salerno, pacificamente a Taranto)?
E che fare coi tedeschi? Si sono alleati con gli americani e ci sparano addosso, telefona al Comando il tenente Innocenzi (interpretato da uno strepitoso Alberto Sordi), nel film “Tutti a casa”, del 1960. Il regista Comencini e i co-sceneggiatori Fondato, Age, Scarpelli, rendono magistralmente lo smarrimento di quei momenti.
Il 1943 è “uno specchio” nel quale gli italiani si riflettono periodicamente, cercando paragoni con il loro presente. Esercita una costante forza attrattiva, assumendo significati che variano “col variare dei dubbi e delle ansie” delle epoche successive.
Anno cruciale della nostra Seconda guerra mondiale, vide il Regno d’Italia cambiare alleanza - tradendo la Germania nazista, secondo Hitler - e firmare l’armistizio per far cessare le ostilità. Da quel momento, il re e Badoglio cercarono di entrare nella coalizione vincente, fino ad allora nemica. Non ottennero dagli angloamericani più di una sottospecie di alleanza: la cobelligeranza (non alla pari, solo affiancati, in pratica cooperanti volontari). Costò comunque la perdita di altre migliaia di uomini, dapprima inquadrati nel Raggruppamento motorizzato, con residui di equipaggiamento ed armi italiane, poi nel Corpo Italiano di Liberazione, armato ed equipaggiato dagli inglesi. Militari che si comportarono bene, strappando sul campo la dignità di commilitoni dei combattenti delle altre Nazioni, pur non avendo il diritto di considerarsi forze armate di un Paese formalmente alleato.
A questi vanno aggiunte le formazioni partigiane, alcune, come le abruzzesi, inquadrate tra le unità britanniche), nei territori del Centronord occupati dai nazifascisti.
In cinque ampi capitoli, Baldissara riassume innanzitutto le ostilità fino all’estate 1943, tra “l’illusione” mussoliniana della guerra parallela - fallita con le sconfitte in Grecia e in Africa dalla fine del 1940 - e “la realtà” della guerra subalterna, come mero satellite della Germania. Questo dall’aprile 1941, dall’invasione della Jugoslavia, attuata dai tedeschi per liquidare il fronte greco, soccorrendo il duce impantanato in Albania, ma soprattutto per consolidare il fianco destro dei Balcani, in vista della grande offensiva contro l’URSS del giugno 1941.
Nella parte centrale del lavoro, l’autore mette sotto esame la situazione socio-politica nazionale (“Guerra e crisi sociale”), (“Un sistema di potere al collasso”), per rivolgersi infine agli “Italiani di settembre” e ai “Tedeschi in Italia”.
Tra i tanti elementi d’interesse nello studio del docente bolognese, la doppiezza fino all’ultimo dei vertici della Corona, prima della fuga vergognosa. La vaghezza e l’ambiguità delle indicazioni ai Comandi, sul “cosa fare” nei confronti dei tedeschi, erano motivate dal voler lasciare aperta una via di fuga in extremis dalle pesanti clausole armistiziali, per poterle eventualmente sconfessare. In quel caso, l’Italia sarebbe diventata nemica di tutti: ancora degli Alleati e anche degli imbestialiti germanici.
Poveri militari, trattati l’8 settembre da pedine sacrificabili, per un verso o per l’altro. Eppure, tra loro cresce un’identità, all’insaputa dei superiori.
Cominciano a giudicare gli eventi, a interpretare la realtà.
Si forma una “coscienza”, dapprima individuale, progressivamente collettiva. Il distacco dal fascismo è già avvenuto il 25 luglio e in un mese e mezzo si orientano verso la pace e contro lo spirito bellicista dei tedeschi.
In 650mila, sugli 800mila deportati, preferiranno le pene e le incognite della prigionia, alla collaborazione con nazisti e fascisti.
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