Ivan Il’in. Il filosofo del neozarismo di Putin
- Autore: Timothy Snyder
- Genere: Politica ed economia
- Categoria: Saggistica
- Anno di pubblicazione: 2022
Il nazionalismo arbitrario di un filosofo zarista ha influenzato la politica interna e internazionale del presidente della Federazione Russa Vladimir Vladimirovic Putin da San Pietroburgo. Grande Madre Russia padrona: un secolo fa, lo affermava un filosofo moscovita, prima del nuovo zar Vladimir, artefice del risveglio dell’orso. Come Timothy Snyder sviluppa nel saggio Ivan Il’in. Il filosofo del neozarismo di Putin (Italia Storica, Genova, marzo 2022, collana Off Topic, 78 pagine, a cura di Andrea Lombardi), deriva infatti da Ivan Aleksandrovic Il’in (1883-1954) il disegno di una pan-Russia, contro il quale si stanno scontrando l’Ucraina, l’UE, la NATO, gli USA e che ha riportato la guerra tra gli Stati in Europa.
Poco meno di ottant’anni dopo la seconda guerra mondiale - a parte i conflitti etnici nei Balcani - aerei, missili e corazzati dell’Armata Rossa hanno aggredito un Paese sovrano. Con la Zeta bianca, simbolo dell’“Operazione Speciale” nell’Ovest, seminano morte (anche per gli aggressori), negli stessi territori che furono a lungo il fronte della sfida russo-tedesca 1941-1945.
Mentre l’azzardo di Putin scatena il ferro e il fuoco in Ucraina, l’interessante iniziativa di Andrea Lombardi - giovane primo motore dell’Associazione storica e azienda editoriale genovese Italia Storica - ha proposto la traduzione in italiano del saggio Ivan Il’in, Putin’s Philosopher of Russian fascism, pubblicato il 16 marzo 2018 sul periodico The New York Review Daily, da Timothy Snyder, docente di Yale specializzato nella storia dell’Europa orientale. Lombardi tiene a precisare in una nota che per la maggior parte degli autori anglosassoni il termine “fascismo” ha prevalentemente il significato di “totalitario”, “illiberale”, “nazionalista”, perfino ”bigotto”, più che riferirsi strettamente al movimento mussoliniano.
Secondo Il’in, la creazione del mondo è stata un fallimento per Dio, rimasto purezza e perfezione fino alla decisione di creare quello ch’è diventato un guazzabuglio di frammenti senza senso. Più gli uomini si muovono più diventa peccaminoso e la società moderna aggrava i difetti, col suo pluralismo e la pretesa dell’uguaglianza. L’unica speranza di Dio è “che una nazione giusta seguisse una Guida nella totalità politica”, avviando una riparazione del mondo che potesse a sua volta redimere il divino. Così il filosofo, specialista in diritto e scienze politiche, arrivò a immaginare un fascismo cristiano russo.
Nato a Mosca nel 1883, apparteneva a una famiglia nobile. Il padre, figlioccio dello Zar Alessandro II, era procuratore della Corte di giustizia, la madre una protestante tedesca convertita al cristianesimo ortodosso. Ivan ha frequentato la facoltà di diritto dell’Università Imperiale moscovita tra il 1901 e il 1906, laureandosi con una tesi sul fallimento di Dio nel mondo e insegnando nel Dipartimento di filosofia del diritto. La vera materia di Il’in è stata la filosofia, in particolare il pensiero etico di Immanuel Kant.
Avversario del regime bolscevico, che disprezzava, il docente moscovita venne espulso nel 1922 dalla Russia sovietica insieme alla moglie Natalya Vokach, traduttrice, storica e critica d’arte. Osservò con favore l’ascesa fascista e in esilio in Germania e Svizzera scrisse negli anni ’20 e ’30 per gli esuli russi bianchi fuggiti dopo la sconfitta nella guerra civile. Negli anni ’40 e ’50 si rivolse ai posteri, che avrebbero visto la fine del potere sovietico.
Lavoratore instancabile, Il’in ha prodotto una ventina di libri in russo e altrettanti in tedesco. Alcuni dei suoi lavori sono sconclusionati o di comune buon senso, attraversati da tensioni e contraddizioni. Una corrente del suo pensiero, coerente nel corso dei decenni, è la sua giustificazione metafisica e morale del totalitarismo politico, espressa in alcuni lineamenti pratici ad uso di uno stato fascista. Un concetto cruciale era costituito dalla legge o coscienza giuridica: alla caduta del bolscevismo, i russi avrebbero dovuto condividere una coscienza universale che avrebbe permesso di creare uno stato moderno. Concepiva le pretese arbitrarie del potere come leggi istituzionali.
Morto dimenticato nel Cantone di Zurigo nel 1954, è stato riscoperto dopo il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991, come guida degli uomini al governo della Federazione russa. Più piccola del vecchio Impero zarista e separata da sette decenni di storia sovietica, assomiglia alla Russia della gioventù di Il’in, soprattutto in un aspetto cruciale: non crede in uno stato di diritto come principio di governo. La concezione del diritto di Il’in, dall’universalismo speranzoso al nazionalismo arbitrario, ha ispirato diversi politici, compreso Vladimir Putin. Lo stesso si può dire delle idee geopolitiche, lo sforzo di perseguire le riforme interne ed esportarle come virtù all’estero.
Lucidamente, Snyder rileva che adombrare nella politica internazionale "minacce spirituali” ai danni della Russia, abbia “aiutato le élite russe a ritrarre l’Ucraina, l’Europa e gli Stati Uniti come pericoli esistenziali” per la Nazione. Quindi, compito fondamentale di ogni russo deve essere ricreare la Grande Russia presovietica.
La moglie di Il’in è deceduta nel 1963. Le loro spoglie sono state traslate nel monastero Donskoj a Mosca, su ordine proprio di Putin nel 2005.
In appendice al volumetto, sei pagine riproducono fotografie in bianconero.
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