James Brown si metteva i bigodini
- Autore: Yasmina Reza
- Genere: Arte, Teatro e Spettacolo
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Adelphi
- Anno di pubblicazione: 2024
La Francia ha già un numero cospicuo di scrittori che scrivono per dimostrare che la vita è la cosa più brutta che ti possa capitare. Finché respiriamo saremo alla mercé dell’insignificanza e del dolore immotivato, condizione che finisce solamente con la nostra scomparsa, con la nostra morte.
Questa pièce teatrale che a Parigi ha visto la regia della stessa Yasmina Reza, riprende dei personaggi che erano già presenti nel libro forse più bello della Reza, Felici i felici. Mentre quest’ultimo libro divenuto un adattamento teatrale ha come titolo James Brown si metteva i bigodini ( Adelphi, 2024, traduzione di Daniela Salomoni).
La buona borghesia d’oltralpe ha trovato la voce della Reza per affossare qualsiasi tentativo di dare senso alle nostre esistenze, ce lo diciamo a casa o in teatro. Qualche critico letterario ci ha pure provato a smontare la scrittrice, che spesso sembra ripetersi nelle trame, con gli stessi personaggi e la battuta pronta al bisogno. Ma è difficile eguagliare la Reza, da un suo testo, Il dio del massacro, è stato tratto un noto film di Roman Polanski con protagonista Jodi Foster, Carnage, ambientato a New York, anche se quella di cartone, perché il regista non può mettere piede negli Stati Uniti per problemi con la giustizia.
Un film amarissimo e divertente dove Kate Winslet ci prova a superare in bravura Jodie Foster, ma deve interpretare un personaggio orribile, terrificante.
Mentre in James Brown si metteva i bigodini, questo pezzo di teatro o di breve romanzo di solo dialoghi, ritroviamo Lionel e Pascaline Hutner che si recano in una agiata clinica psichiatrica perché il figlio continua a sentirsi Céline Dion e ha fatto amicizia con Philippe, un bianco che si sente nero.
Ma, mentre la madre Pascaline parla bene della stanza del figlio che è spaziosa e piena di luce, il marito Lionel non trova miglioramenti nel figlio Jacob, che si sente Céline Dion da anni e veste come lei e parla come lei.
I due genitori sono costretti a dire alla psichiatra che è successo quando Jacob aveva cinque anni e loro avevano comprato un disco della Dion. Il padre provò a fermare tutto con la verità, ovvero che suo figlio non era Céline Dion, ma l’effetto fu il contrario e non solo il piccolo Jacob impersonava la Dion, ma anche il marito René, il marito morto della vera signora Dion.
La psichiatra sembra una di quelle persone che non sanno aiutare gli altri. I genitori di Jacob avevano portato delle gelatine di frutta alla dottoressa. Ora non sono più sicuri di niente. Yasmina Reza non fa sconti, se non sei ancora ammalato, presto lo sarai o ti capiterà qualcosa di brutto.
I personaggi della Reza sono allucinanti perché cercano ancora il decoro e il voler capire. La psichiatra reinterpreta con le proprie parole la storia di Cenerentola e delle sorellastre che fecero una vita di inferno:
Le sorellastre...non hanno nemmeno un nome. Che sono più simili a noi, a quegli innominabili venuti al mondo col corpo sbagliato, nel genere sbagliato, che non hanno scelto di nascere e passano la vita a fare i salti mortali per abbracciare il loro status originario, per assimilarsi o ridursi, e fare quel che chiamiamo storia o società.
Questa pièce teatrale o romanzo breve con un testo di soli dialoghi è una delizia, anche se amara. La Reza è incantevole e urticante, il suo pessimismo è una voragine che però ci attrae. È l’autrice francese che meglio sa interpretare questo millennio.
James Brown si metteva i bigodini
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