Kanun di Luca Bettega

Il disonore si vendica con lo spargimento di sangue, una sorta di “occhio per occhio” o “morto per morto”. La crudele legge albanese del Kanun non fa sconti e i maschi di una determinata famiglia sono costretti a nascondersi per anni, al fine di sfuggire alla cieca vendetta di altre famiglie che pensano di essere state oltraggiate.
E non si fermeranno fino a quando non avranno pareggiato i conti, in particolare sul numero di persone decedute. Se tu ad esempio uccidi mio padre, io ho il diritto di uccidere il tuo. Non è più in vita, quel genitore?
Procedo allora in linea dinastica, e raddoppio all’evenienza. Questo è grossomodo quanto si evince dal racconto di Luca Bettega, Kanun, pubblicato nell’ottobre del 2023 da Delos Digital, nella collana Crime, diretta da Roberto Mistretta.

Nato a Bellano, sul lago di Como, l’autore ha lavorato come educatore presso una comunità per minori di Lecco. E dico questo perché il racconto è proprio ambientato in un centro di accoglienza per giovani problematici, dove una certa credibilità nelle descrizioni è derivata da una diretta esperienza.
Fabio Nannini è un tirocinante che studia per diventare educatore. E quando inizia il suo percorso a Villa San Niccolò, le testimonianze che lo toccano nel profondo sono molteplici. Il gruppo di adolescenti disgraziati, con cui si trova a interagire, si guadagna tutta la sua empatia.
Lo colpisce in modo particolare un ragazzino albanese di nome Morin, che sta scontando una pena per piccoli reati, quali spaccio e rapina.
I due entrano in confidenza, Morin si confida. Ed è così che Fabio viene a conoscenza dell’abominevole condanna che grava sulla testa del ragazzo. A causa di violenti accadimenti che si sono verificati in Albania, Morin deve pagare per le colpe dei suoi familiari. Una sorta di faida, ma molto più crudele perché più recidiva e insidiosa. Egli è costantemente costretto a fuggire, dato che qualcuno lo vuole morto, seguendo l’antica legge albanese che dà il titolo al racconto stesso.

Quell’incertezza lo avvelenava ogni giorno un po’ di più. Una condanna atroce per una vita tanto giovane. Morin non era mai tranquillo. Sapeva che qualcuno senza volto, all’improvviso, poteva comparire dal nulla per ficcargli una pallottola in fronte e pareggiare i conti di quel dannato Kanun.

Il sospetto s’insinua lentamente e diventa protagonista alla stessa stregua di Fabio, Morin, gli altri ragazzi dell’istituto, Antonella (la ragazza con cui Fabio ha una relazione). Ovunque vada, l’albanese attende la resa dei conti. Vede pericoli dappertutto, scruta gli occhi del prossimo per leggere in essi la fatidica scintilla omicida che porrà fine alla sua agonia.
Al di là di una riflessione personale, dove triste diventa che i figli paghino per le colpe dei padri, reati che per altro non hanno commesso, la lettura ci conduce in una dimensione “rotta”, di giovani che stanno tentando di dare una svolta a un destino avverso, senza alcuna certezza di riuscire. Un universo smarginato che sembra lontano, e invece è più che mai presente e attuale.
Lo stile dell’autore è evocativo, non si perde in inutili descrizioni, quanto analizza da vicino piuttosto i sentimenti.

Chi conosce minimamente gli scritti di Luca Bettega sa che riservano sempre un finale col botto. E anche qui non mancherà di sorprendere, con un racconto che si rivela una buona prova in cui dosare realtà e fantasia.
Una curiosità interessante: con Kanun Bettega ha conquistato il “Segnalibro d’Argento” al Premio Letterario Esperienze in Giallo, classificandosi al secondo posto.
Per quanto tematica cruenta, il significato del Kanun andava analizzato e sviscerato. Non si finisce mai d’imparare e, a volte, anche un racconto può essere un valido maestro.