Il 17 aprile del 1885 nasceva in Danimarca Karen Blixen, vero nome, Karen Christentze, anche se in famiglia veniva chiamata Tanne e che tutti noi conosciamo per il famoso romanzo "La mia Africa". Figlia di un proprietario terriero dedito alla politica (poi morto suicida), visse per lungo tempo in una residenza di campagna. Fu la madre però a incoraggiarla verso una carriera letteraria.
Oltre alla tranquillità della campagna danese Karen conobbe, almeno per la prima parte della sua esistenza, gli agi e la mondanità della vicina e moderna Copenaghen.
Considerata una cantatrice dello sterminato continente africano avendo espresso il suo amore verso gli abitanti e verso la natura selvaggia e incontaminata che conobbe personalmente dal 1914 al 1931. Ci abitò infatti con l’aristocratico cugino, che sposò a Mombasa. Insieme acquistarono una fattoria con una piantagione di caffè vicino a Nairobi. In seguito poi al divorzio avvenuto nel 1921 Karen dirigerà da sola la piantagione fino al 1931, quando una crisi del mercato del caffè e la morte del suo compagno, il cacciatore Danys Finch Hatton, in seguito a un tragico incidente aereo, la costringerà a lasciare per sempre l’Africa.
È da questa esperienza che nasce il suo romanzo più celebre la cui stesura avvenne una volta tornata nel Paese natio. Con il titolo originale "Out of Africa", di carattere fortemente autobiografico, venne pubblicato per la prima volta nel 1937. In Italia arrivò invece nel 1959 grazie a Feltrinelli.
Attraverso tale capolavoro Blixen descrive con un linguaggio ricco di particolari un’epoca, quella coloniale, che vedeva senza preconcetti, allontanandosi dal pensiero prevalente della supremazia bianca rispetto agli indigeni. Al contrario, sarà proprio con la conoscenza degli abitanti, i Kikuyu, coi quali si verrà a creare un rapporto di fiducia e rispetto, a convincerla della superiorità dell’Africa nei confronti dell’Europa, perché “più pura e più vicina a quanto Dio aveva preparato per gli uomini”.
Nel 1985 vi fu un importante adattamento cinematografico del libro, divenuto celebre quanto l’opera narrativa se non di più, diretto da Sydney Pollack e come protagonisti Maryl Streep e Robert Redford (che ebbe il ruolo di Danys Hatton), vincitore di 7 premi Oscar nel 1986. Il kolossal però, il quale fece senz’altro conoscere il paese africano al pubblico mondiale, ha lasciato da parte l’aspetto più importante, appunto l’amore autentico della donna verso una terra che conservava (e conserva) la sua fierezza nonostante i predatori occidentali, concentrandosi maggiormente sulla storia d’amore fra lei e Denys.
Ciò non toglie che fu una meravigliosa pellicola, grazie non solo alla bravura degli attori, ma anche a una bellissima fotografia e un’intensa quanto indimenticabile colonna sonora.
Blixen scrisse altre opere, come ad esempio "La vendetta della verità", che la consacrarono come una delle autrici di maggiore rilevanza nella letteratura del secondo Novecento, ivi compresa la saggistica – e il debutto avvenne proprio con un saggio-libello sul matrimonio, che venne pubblicato postumo – e una raccolta di racconti. In particolare uno di questi, "Capricci del destino", contiene "Il pranzo di Babette", che nel 1987 ha ispirato un’altra pellicola sceneggiata e diretta da Gabriel Axel e interpretata da Stephane Audran, che si aggiudicò il Premio Oscar come miglior film straniero nell’anno successivo.
Karen Blixen, che fu vicina al Premio Nobel senza vincerlo, – anzi, quando lo ottenne Hemingway, nel ’54, la dichiarò altrettanto meritevole – morirà a Copenaghen il 7 dicembre 1962 a causa di complicazioni da sifilide, malattia che aveva contratto dal marito.
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Articolo originale pubblicato su Sololibri.net qui: Karen Blixen: storia dell’autrice del romanzo "La mia Africa"
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