Knock-out
- Autore: Katie Kitamura
- Genere: Sport
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: ISBN
- Anno di pubblicazione: 2014
A un certo punto dell’Iliade (Libro XXII, vv. 248-272; 317-363) Achille ed Ettore incrociano le armi. Il primo è reso cieco dal desiderio di vendetta, il secondo probabilmente dalla paura: in fondo sa bene che quel duello è il suo grande appuntamento col destino. Da qualche parte nel cielo, Zeus si limita a godersi lo spettacolo, anche se lo scontro è senza alternative, l’esito è già stato scritto ed è scontato.
Per taglio & passo narrativi “Knock-out” (Katie Kitamura, Isbn Edizioni, 2014) sta all’epica quanto l’hip hop alla divina commedia, i suoi andamenti di base hanno tuttavia qualcosa di lirico, di ancestrale, dentro metafora sanno quasi di ossessione-sfida achabiana, per cui riandare al duello-snodo del poema omerico mi è sembrato, se non altro, un azzardo calcolato.
Il bellissimo romanzo di Katie Kitamura si concentra sui tre giorni che precedono il rematch tra Cal - “vecchia” gloria della scuderia di Earl - e l’imbattuto Rivera, del genere schiacciasassi delle arti marziali miste, l’atleta più temibile che la storia della disciplina abbia mai visto incrociare calci e guantoni. L’antecedente tra i due risale a quattro anni prima e ha lasciato cicatrici, visibili e invisibili (soprattutto): Cal quella notte le ha prese di brutto ma non è andato giù. Ha tenuto testa al numero uno e lo ha fatto sino in fondo (tre intere riprese, un tempo interminabile se hai davanti una macchina da guerra scatenata contro), uscendone sconfitto ma non per ko. Un miracolo dato lo store da collezionista di knock-out di Rivera.
La rivincita è fissata adesso a Tijuana, un qualsiasi luogo dello spirito della geografia messicana, una specie di Samarcanda per Cal, in cui sta scritto che debba giocarsela con la sorte e la propria vita, ancora una volta su un ring ma questa volta per sempre.
Attraverso uno stile asciutto ed efficace - né più né meno che i colpi della lotta descritti con mirabile potenza - Kitamura ci scaraventa nel milieu dei combattimenti e della vita amara, ma con lo sguardo asciutto e la presa ferrea, senza cioè concessioni apologetiche pro-mitologia dell’anti-eroe.
Lo straordinario spessore ontologico di questo romanzo si spende piuttosto tra testo e sotto-testo, via focus asettico, documentarista, in tempo reale dentro e fuori i pensieri, i fantasmi, le attese, gli incontri, le paure, i dialoghi dei personaggi principali (Cal ed il suo allenatore Earl). Tipi da poche parole, quelle che servono e al momento giusto. Tipi che sembrano non avere altra storia, altra vita, altri sogni, al di fuori della lotta consumata all’interno di un quadrato trattenuto da corde.
Il climax del romanzo - l’ineluttabile ingresso di Carl sul ring dove affronterà l’Avversario - è da vero capolavoro letterario: è qui che Katie Kitamura dà il meglio di sé, attraverso una narrazione dalla tensione insostenibile, restituita quasi in soggettiva, in un mirabile alternarsi di campi e contro-campi, dentro e fuori la testa, attraverso gli occhi di Carl (capitolo XI, da pagina 136 a pagina 140). Se le arti marziali miste hanno trovato il loro aedo, la letteratura mondiale una narratrice che non si dimentica.
Knock-out
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