L’Africano
- Autore: Santiago Posteguillo
- Genere: Romanzi e saggi storici
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Piemme
- Anno di pubblicazione: 2014
Scipione e Annibale: l’ora segnata dal destino batte sui colli fatali
Roma 235 a.C., anno 519 ab Urbe condita (dalla fondazione della città). Quando in gran parte del Mediterraneo grandi teatri di pietra, con la loro perfetta acustica, andavano in rovina tanto erano antichi, tra i sette colli sul Tevere ci si domandava ancora se l’arte scenica fosse degna del carattere guerriero e del destino superiore della gens romana. Per questo si riservavano solo strutture posticce di legno, facili da smontare, a quell’usanza straniera, disprezzabile, greca.
Mentre a Roma si discute se il teatro sia un intrattenimento pubblico all’altezza dei destini elevati dell’Urbe, in Africa un forte esercito cartaginese stenta a trovare i battelli per invadere l’Iberia. Il generale Amilcare Barca rimpiange la flotta punica distrutta dai romani qualche anno prima a Milazzo. Accanto gli è il figlio tredicenne, Annibale.
Sono le singolarità che spesso riserva la storia: una potenza militare senza navi e la civiltà più emergente del Mediterraneo senza teatri: i paradossi alla vigilia dello scontro epocale per il potere sul mondo conosciuto, di fatto su tutto il pianeta, al centro del romanzo storico “L’Africano”, ora ripreso dalle Edizioni Piemme (782 pagine, 22 euro) e che nel 2006 segnò l’esordio dello scrittore valenciano Santiago Posteguillo, primo titolo della trilogia dedicata a Scipione.
Publio Cornelio ha solo sette anni quando il tutore Tindaro gli insegna che Roma è sì una grande città, tuttavia ancora lontana dalla ricchezza e dallo splendore di altri regni del mondo, soprattutto in Asia Minore e Oriente. Roma, infatti, ha tempo solo per i suoi progetti di grandezza, pensa più alle armi che alla cultura e il piccolo patrizio già studia da solo come affrontare gli elefanti di cui i cartaginesi dispongono in gran numero. La forza di quegli animali ha scosso le legioni nelle campagne di Pirro, in Apulia.
Annibale ha ventuno anni adesso. È in Spagna e rafforza sempre più il suo odio contro Roma. Coltiva le sue capacità, la sua ferocia. Sostituisce al comando il padre, ucciso dagli Iberi. Espugna Sagunto. Muove contro la penisola. Anche il giovane Scipione cresce, addestrato col fratello minore Lucio dallo zio Gneo. È un ragazzo forte, abile, riflessivo. Un predestinato.
Il romanzo segue le tappe di avvicinamento dei due nemici, alternandosi nei campi avversi. Un percorso che dura anni. Da una parte, l’avanzata inarrestabile del punico, convinto di aver avviato l’inizio della fine di Roma. Completato “l’impossibile” attraversamento delle Alpi, arrivano le vittorie, la sua genialità strategica non lo tradisce mai. Publio, a 17 anni, è chiamato al nord, assume il primo comando, un reparto di cavalleria. Sul Ticino il primo contatto tra loro. Il romano guida la carica temeraria che sottrare il padre console alla morte, nonostante la sconfitta. Il cartaginese osserva da lontano e ricorda un’altra scena e se stesso, in Iberia, quando non era riuscito a salvare Amilcare.
Roma assapora il gusto della paura. Il terrore monta, come lo sgomento davanti a un avversario che sembra invincibile e con le sue mosse sagaci avvilisce il nemico, minandone la sicurezza. Seppure spaventati, i romani sono pieni di orgoglio, che si scontra con la realtà, a Canne. Scipione si salva a stento, ora ha diciannove anni. Il suocero Lucio Emilio Paolo cade sul campo. È la sconfitta più pesante in una delle più grandi battaglie della storia antica. Sei legioni annientate su otto. L’Urbe deve riprendersi. Annibale non affonda il colpo, pur alleandosi col re Macedone Filippo. Gli Scipioni hanno l’occasione di ristabilire le sorti. Lentamente, tenacemente, coraggiosamente.
C’è un comprimario, tra gli altri, Tito Maccio, attore e autore di teatro mancato, ex commerciante in rovina. Arruolandosi nelle legioni consente ai lettori di apprendere le ragioni della superiorità militare romana: le meticolose tecniche di arruolamento, la dura disciplina, le tattiche, l’articolazione dei reparti, la gestione razionale di un grande esercito. Il sacrificio, senza paura, quando necessario.
L'Africano
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