L’Edera di Grazia Deledda

Grande romanzo "L’Edera", profondamente amaro, fra i migliori della Deledda. Narra la storia di Annesa che consacra e sacrifica la sua intera esistenza per il bene dei suoi "benefattori", la famiglia che l’ha accolta bambina come figlia d’anima e presso cui è cresciuta.

Ai suoi benefattori e a Paulu in particolare, al quale è legata anche da un profondo sentimento d’amore, nonostante le pecche ben risapute del giovane, la ragazza è talmente devota che in un momento di profonda crisi familiare - quando si rischia la rovina ed il pignoramento di tutto proprio a causa della cattiva condotta di Paulu - Annesa compie un terribile delitto, con l’intento di trovare attraverso esso la salvezza per la famiglia. Ma il delitto si rivelerà assolutamente inutile e segnerà l’inizio della sua "redenzione", una redenzione che tuttavia, per assurdo, la protagonista non potrà raggiungere perché proprio i suoi benefattori, dai quali si era volutamente allontanata, la richiameranno dopo anni al loro fianco e come l’edera lei si ritroverà riallacciata al vecchio tronco.

Il romanzo è forse, fra quelli della Deledda, quello che più avvince, la cui lettura procede più spedita. In esso permane l’ambientazione sarda tipica della grande scrittrice, ma qui i paesaggi, nonostante splendide descrizioni, non assurgono, come avviene in altri suoi romanzi, a protagonisti e la narrazione si fa più profonda e introspettiva. È Annesa col suo animo tormentato e la sua passione la vera e unica protagonista di queste pagine.