L’Ultimo Volo. L’avventura degli uomini della Tenda Rossa
- Autore: Felice Trojani
- Genere: Storie vere
- Casa editrice: Mursia
- Anno di pubblicazione: 2008
"Cado, rotolo, sento sul viso il freddo bagnato della neve. Balzo in piedi. Vedo il dirigibile Italia che si allontana, si perde nello strato di nuvole. Ho la spaventosa impressione di essere rimasto solo. Sono le 10,33 del 25 maggio 1928. L’Italia ha concluso il suo ultimo volo."
Il 25 maggio 1928, il dirigibile Italia precipita sul pack del Mar Glaciale Artico nei pressi delle Isole Svalbard. Nell’urto, vengono scaraventati sui ghiacci dieci uomini e la cagnolina Titina, poi, così com’è precipitato, l’aerostato riprende il volo perdendosi fra le nubi e portando con sé gli altri sei uomini dell’equipaggio, dispersi per sempre nel gelo dell’Artico.
Dei dieci naufraghi, il motorista Pomella muore nell’impatto, mentre gli altri nove, di cui cinque incolumi, due feriti e due contusi, si danno da fare per trovare una soluzione a quella che sembra una sciagura senza speranza. Durante l’impatto il dirigibile ha sparso sul pack una tenda, viveri, una rivoltella con cento colpi e le stazioni radio, queste ultime indispensabili per chiamare soccorso. Gli uomini montano la tenda, che diverrà il loro rifugio per 48 giorni, colorandola di rosso: da quel giorno entrerà nella storia come la “Tenda Rossa”.
Gli SOS vengono ricevuti da diverse stazioni radio: la Città di Milano, una nave posacavi tedesca ricevuta dall’Italia in conto riparazioni di guerra, intercetta il segnale l’8 giugno preannunciando l’invio di aeroplani di salvataggio. Tuttavia, occorre attendere sino al 20 giugno prima che vengano lanciati dall’idrovolante Maddalena viveri, armi e altri rifornimenti. Il 23 giugno, il comandante Nobile viene tratto in salvo per primo dall’aeroplano svedese pilotato da Lundborg, e con lui anche la cagnetta Titina.
I soccorsi continuano e i mezzi messi a disposizione da Francia, Finlandia, Norvegia, Svezia e Russia sono davvero tanti.
Le speranze degli uomini rimasti sul pack restano vivide fino al 12 luglio quando tutti i restanti membri dell’equipaggio possono trarre un sospiro di sollievo: il rompighiaccio sovietico Krassin raggiunge la Tenda Rossa e salpa per Kingsbay (Isole Svalbard).
Felice Trojani, ingegnere italiano, progettista di dirigibili e aeroplani, entrato a far parte dello Stabilimento di Costruzioni Aeronautiche e della Compagnia Nazionale Aeronautica, ha partecipato in prima persona alla spedizione dell’Italia facendo parte del gruppo di superstiti della Tenda Rossa.
Nel libro “L’Ultimo Volo” (Ugo Mursia Editore, 2008), pubblicato per la prima volta nel 1967, Felice Trojani narra le estreme vicissitudini di lui e i suoi compagni costretti a trascorrere giorni di inferno fra i ghiacci dell’Artico, in balia del gelo, della solitudine, di malattie, fame e febbre. Rinchiusi dapprima in nove e poi in sei in una tenda per quattro persone, gli uomini vivono in condizioni igienico/sanitarie pessime, perennemente bagnati e sudici, sporchi e feriti (a uno di loro verrà amputato un piede congelato) prossimi allo scoramento e all’abbandono delle forze. Spinti dalla voglia di sopravvivere, spronati forse dalla scorta di viveri che almeno li tiene in condizioni vitali e dalla volontà di portare a termine un’impresa che loro stessi hanno scelto di compiere, non si arrendono (a eccezione di Malmgren, meteorologo e fisico svedese che decide di essere abbandonato durante una spedizione di soccorso per non rallentare i compagni), attendendo con estremo coraggio i soccorsi che giungeranno come un miraggio attraverso il bianco candido di quel mondo estremo.
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Conoscevo la storia della Tenda Rossa e del comandante Nobile solo per sentito dire, una sorta di evento leggendario contenuto in un qualche libro di storia che devo aver letto da bambina. Ringrazio quindi Margherita per aver contribuito, con la sua ottima recensione, a illustrare le vicende incredibili e quasi eroiche degli uomini che in prima persona vissero quell’avventura.
Molto interessante.
Le vicende descritte da Trojani fanno ormai parte del passato, storia tragica e vera fino alle ossa...leggendo il testo mi ero particolarmente soffermato sul fatto che il primo ad essere tratto in salvo tra i "magnifici" (permettetemi l’eufemismo) 9 sia stato proprio il comandante...fatti molto più recenti e tristi (ricordate la Concordia?) ci sottolineano come sia davvero un mito quello del "capo", alla maniera del Titanic, ultimo ad andarsene...spesso invece la storia ci insegna come sia l’esatto opposto...in barba alla gerarchia.
Ottima recensione Margherita