L’acqua non ha memoria. Storia salvata del disastro del Vajont
- Autore: Piero Ruzzante, Antonio Martini
- Genere: Storie vere
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: UTET
- Anno di pubblicazione: 2023
Sono consapevole del fatto che l’anniversario dei 60 anni del Vajont è stato il 9 ottobre, ma il “fare memoria” e il non dimenticare credo siano buoni e utili in ogni momento, visto che negli ultimi anni c’è come la strana sensazione che la memoria della specie umana sia sempre più breve e dimentichi con troppa velocità il passato.
A ricordare il disastro del Vajont, avvenuto il 9 ottobre del 1963 è uscito il libro L’acqua non ha memoria. Storia salvata del disastro del Vajont di Piero Ruzzante, Antonio Martini, edito da UTET.
Quello di Ruzzante-Martini è un libro che va scavare nel passato, compreso quello sepolto sotto le macerie, per riportare alla luce la strage che accadde, e anche le tante vite spezzate di coloro che furono i testimoni e, molti di loro, le vittime di una vera e propria catastrofe umana.
Certo è che quello che emerge dal libro, è che c’era la possibilità di evitare quel disastro, ma non si fece (sembra, forse) in tempo.
Alle 22.39 del 9 ottobre 1963, fu l’inizio della fine quando:
Una massa lunga duemila metri, profonda in media 150 metri, posta tra la diga e l’espansione naturale del fiume Vajont, la varice sotto Erto, si mette in moto velocissima, a oltre 90 chilometri all’ora, verso la sponda opposta.
Due furono le ondate tremende, impetuose e irrefrenabili cariche di acqua e pietre, in movimento a un’altissima velocità. La prima ondata spazzò via le frazioni sulla riva del lago, mentre la seconda, una volta saltata la diga, cominciò a correre senza freni per defluire verso il Piave con:
Venticinque milioni di metri cubi di acqua che si muovevano a 100.000 metri cubi al secondo.
Quattordici (14) minuti che causarono 1.910 vittime di cui 1.450 a Longarone, 109 a Codissago e Castellavazzo, 158 a Erto e Casso e 193 originarie di altri comuni.
Per 761 salme fu impossibile il riconoscimento.
181 corpi non furono mai ritrovati.
486 bambini e ragazzi fino ai 15 anni hanno perso la vita.
Claudio Martinelli fu la vittima più giovane, aveva solo 21 giorni.
Rosanna De Cesero avrebbe festeggiato il suo primo compleanno il 9 ottobre del 1963 e altre 8 persone persero la vita il giorno del loro compleanno.
Amalia Pancot, 93 anni, fu la vittima più anziana.
Sono numeri, vero, ma essi fanno capire l’immane drammaticità del disastro del Vajont.
L’acqua non ha memoria. Storia salvata del disastro del Vajont è un’importante testimonianza che vuole restituirci quelle voci inascoltate del Vajont, per far arrivare a noi lettori di oggi tanto di quello che non venne preso in considerazione “prima e dopo” quel 9 ottobre. Quel giorno in cui le esistenze degli abitanti dei borghi e paesini presenti nella valle del Vajont furono spazzate via dalla furia della massa d’acqua che partì impazzita e senza freni dopo il distacco di un enorme blocco dal monte Toc e la sua successiva caduta nel bacino artificiale sottostante.
Pagina dopo pagina, il saggio racconta con cura dettagliate il “prima”, ossia i pochi giorni prima della frana, con le voci e le vite degli addetti ai lavori, ma soprattutto quelle della gente comune, dei paesini che esprimeva preoccupazione sulla situazione. C’è la narrazione del “mentre” che trascina il lettore nella rapidità che toglie il respiro e che catapulta nell’immenso dramma umano che si consumò alle 22.39 del 9 ottobre del 1963, quando migliaia di vite innocenti furono spazzate via della potenza irrefrenabile dell’acqua nella sua pazza corsa.
Poi, il “dopo” l’immediato disastro, e quello degli anni successivi con tutte le carte, dati, testimonianze, processi, ricorsi per giungere ad una conclusione di una tragedia che, forse, avrebbe potuto essere evitata.
Coinvolgente anche la seconda parte del volume che comprende invece tutta una serie di testimonianze di singole persone che vissero e conobbero i fatti da vicino e che costituiscono una serie di diversi punti di vista utili e interessanti per comprendere quello che accadde, con testimonianze che in quel momento non furono forse prese in considerazione come avrebbero dovuto.
Un libro importante e possibile grazie a un lungo lavoro di ricerca storica e di raccolta di dichiarazioni che ha permesso di portare nel presente la visione di singoli testimoni che per troppo tempo non hanno avuto la possibilità di farsi sentire.
L’acqua non ha memoria. Storia salvata del disastro del Vajont di Ruzzante-Marini è un libro che fa ricordare un pezzo tragico di storia d’Italia e che ci invita a porre maggiore attenzione e ascolto a quella Madre Natura (a volte matrigna, ma riflettiamoci bene sul perché) che non sempre ascoltiamo e trattiamo con il dovuto rispetto.
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Grazie, hai colto il significato più profondo di “L’acqua non ha memoria. Storia salvata del disastro del Vajont”. Una storia di 60 anni fa che ancora ci insegna tante cose. Per non dimenticare “il genocidio dei poveri”.