L’agenzia della buona morte
- Autore: Massimiliano Nuzzolo
- Categoria: Narrativa Italiana
- Anno di pubblicazione: 2018
Perché scegliere la morte? Secoli e secoli di letteratura ed etica ci insegnano il perché di questa scelta, anche se ormai nessuno sembra avere una morale in questo paese. Se Seneca scriveva “…ci vuole tutta una vita per imparare a morire”, scegliere il momento giusto è un atto di centralità assoluta dell’individuo. In apertura del romanzo di Nuzzolo campeggia un frase di Camus quasi a spiegarcelo:
C’è solo un problema filosofico veramente serio, quello del suicidio. Giudicare se la vita valga o non valga la pena di essere vissuta…
E Nuzzolo ci si getta a capofitto con l’ironia che lo contraddistingue nei suoi racconti e romanzi, scomodando da una parte Arto Paasilinna di cui “L’agenzia della buona morte” è un aperto omaggio, dall’altra Pietro Germi, il regista che ha saputo fare critica sociale e politica creando letteralmente la “commedia all’italiana”.
Al di là del tangibile pretesto per parlare di morte volontaria e di eutanasia, temi estremamente attuali considerati i recenti casi di cronaca, “L’agenzia della buona morte” è un romanzo potente, coinvolgente e maturo. Sin dalla prima pagina siamo immersi noi stessi insieme al protagonista nella scena, nel cuore pulsante di tutto il romanzo: una trasmissione televisiva in cui il giovane produttore discografico è stato invitato per la sua geniale quanto bizzarra idea. Ecco il circo tutto italiano, sin da subito. Un circo mediatico che cannibalizza ogni cosa, perché rappresenta un mondo (Quello della cultura? Quello dell’editoria? Quello dello spettacolo? Quello politico? Quello reale? Hanno finito per assomigliarsi tra loro e parecchio…) è ormai sterile, incapace di creare modelli esemplari come era stato all’origine (l’alfabetizzazione attraverso il mezzo), ora invece annusa il vento e a corto di “scimmie” ammaestrate, tenta di cannibalizzare e fagocitare chi invece ha fatto della purezza una bandiera.
Marco Antonini, il protagonista, si sente fuori posto in quella trasmissione, lui non è in cerca di fortuna, lui un lavoro sa farlo, non è un pagliaccio pronto a sedersi in poltrona per sparare le più apocalittiche imbecillità, come fossero parole scolpite nella pietra (dal tronista al politico, al critico d’arte, allo scrittore, la gamma è vastissima, scegliete voi chi più vi aggrada). Marco e la sua bizzarra e geniale idea: dopo un terribile lutto che gli ha fatto ripensare tutta la propria esistenza e un infelice tentativo di suicidio, spettacolari e incisive le istantanee di Berlino (varrebbero da sole l’intero romanzo), il protagonista insieme ad alcuni compagni di (s)ventura decide di inventarsi una strana agenzia che aiuti il prossimo a “se dégager” del fardello di una vita infelice. Un tentativo di temporeggiare? O un modo di sentirsi meno soli? Oppure una nuova tipologia di lavoro in un mondo ormai andato a rotoli?
La canzone che apre il romanzo, “No surprises” dei Radiohead sembra indicarci la via: tra il doloroso e serissimo percorso e l’ironia, in mezzo stanno molte verità, a volte nascoste, a volte più evidenti a noi stessi. Ma Antonini e i suoi amici non hanno fatto i conti con il mondo, non avevano pensato di diventare le persone con l’idea giusta al momento giusto e di diventare icone, discussi o idolatrati modelli di una nuova società, privata delle sue radici e fondamenta, pericolosamente affacciata al baratro, bisognosa di un senso.
Popolarità, marketing, copertine di giornali, libri, scandali, in un vero circo, perché di questo sembra avere bisogno il nostro paese in crisi totale (da quella economica a quella politica, di valori, di semplice educazione civica…). Ecco che si scatenano l’ironia tagliente e l’abilità letteraria di Nuzzolo: in quello studio televisivo riproduce come fosse un laboratorio tutti gli “esperimenti” vitali che ci rappresentano, ed ecco Germi e Camus. Strepitose le telefonate che l’agenzia riceve dal suo pubblico bisognoso di “morire” e geniale il montaggio del romanzo con un perfetto incastro tra presente e passato, intervallato dalle telefonate di una bellissima voce femminile che forse potrà essere un estremo riparo e tentativo di salvezza, l’amore e la sua forza sono capaci di salvarci? O forse, in un finale che rievoca Blade Runner sotto una pioggia scrosciante, fermare per un attimo il tempo e percepirsi al mondo meno soli, provare quella condivisione a cui tutti aneliamo. Un bacio sotto la pioggia, un respiro e il pensiero che per farla finita c’è sempre tempo, basta non avere davanti un piatto di spaghetti, simbolo tout court dell’italianità.
L'agenzia Della Buona Morte
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