L’albero delle mele
- Autore: John Galsworthy
- Categoria: Narrativa Straniera
- Casa editrice: Elliot
- Anno di pubblicazione: 2019
Elliot edita nella Collana “Raggi” L’albero delle mele (2019, titolo originale The Apple Tree, traduzione di Valentina Dragoni) pubblicato per la prima volta nel 1916 dallo scrittore e drammaturgo britannico John Galsworthy (Coombe, 14 agosto 1867 - Hampstead, 31 gennaio 1933), già autore de La saga dei Forsyte e Premio Nobel per la Letteratura nel 1932.
Nel giorno delle loro nozze d’argento, Ashurst e sua moglie stavano costeggiando la brughiera in automobile.
La coppia desiderava celebrare il loro ventiseiesimo anniversario di matrimonio fermandosi per la notte a Torquay, luogo del loro primo incontro. L’idea era stata di Stella Ashurst, il cui carattere possedeva una sfumatura di sentimentalismo. Stella adorava gli scorci romantici e il panorama della brughiera inglese ne possedeva moltissimi da ammirare in quel giorno di aprile. Larici, faggi, pini, valli e colline, paesaggi incantevoli per Stella da dipingere con l’acquerello. La donna scendendo dall’automobile aveva preso la sua scatola di colori mentre suo marito Frank, più prosaico, aveva afferrato il cestino del pranzo.
Frank, sedendosi sull’erba aveva tirato fuori dalla tasca la traduzione di Murray dell’“Ippolito” del drammaturgo greco Euripide. Ashurst era certo che l’uomo civilizzato fosse un animale disadattato. Infatti, secondo il pensiero di Frank, per qualsiasi uomo con un senso del bello non esisteva alcun giardino per la scelta tra “l’albero delle mele, il canto e l’oro”. Nessuna oasi duratura di felicità, la vita riserva momenti di tale bellezza, di immediato e spontaneo rapimento, ma purtroppo questi non durano più del passaggio di una nuvola davanti al sole. C’era qualcosa di familiare in quella vista, in quel paesaggio, ventisei anni prima, proprio in quello stesso periodo dell’anno, Frank era partito dalla fattoria, che distava circa un chilometro dal quel punto esatto, per una giornata a Torquay dalla quale probabilmente non era mai tornato indietro. Ecco come Frank Ashurst:
era inciampato in un ricordo sepolto, un momento dolce e audace, velocemente soffocato e finito.
In questo racconto lungo, definito dalla critica come “il più raffinato, simbolico e poetico” dell’autore, Galsworthy prendendo a prestito un verso tratto dall’”Ippolito” di Euripide (“l’albero delle mele, il canto e l’oro”), descrive l’inquietudine dell’uomo del XX Secolo. Quell’irrequietezza che aveva spinto il giovane Frank a innamorarsi di una ragazza dal “cuore d’oro”, ma di umili origini, che le convenzioni sociali gli avrebbero comunque impedito di sposare. Queste brevi, ma intense pagine restano straordinariamente attuali a più di cento anni dalla loro pubblicazione. Non è certo un caso se il racconto lungo aveva come ammiratori Sigmund Freud e Orson Welles che ne realizzò un celebre adattamento radiofonico.
Pensò a Teocrito, al fiume Cherwell, alla luna e alla giovane dagli occhi ingenui… pensò a talmente tante cose che gli sembrò alla fine di pensare al niente; era assurdamente felice.
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