L’altra scommessa. Pascal, indagine sul pessimismo
- Autore: Antonio Pascale
- Genere: Filosofia e Sociologia
- Categoria: Saggistica
- Casa editrice: Marsilio
- Anno di pubblicazione: 2023
Antonio Pascale, giunto alla soglia dei sessant’anni, in questo nuovo libro L’altra scommessa. Pascal, indagine sul pessimismo (Marsilio, 2023) si chiede se si debba continuare a pensare alla nostra vita terrena come a una cosa priva di senso o magari nutrire la speranza che ci sia qualcosa dopo la morte, anche solo per pochi istanti.
Chiama dunque in aiuto il filosofo Blaise Pascal, che diceva: ma facciamola la scommessa che Dio esista. Ce ne andiamo "da qualche parte", con questa certezza, invece di morire e basta.
Per dirla con le parole dell’autore:
In quanto ateo meridionale, pur non credendo nel Dio cristiano, ho una speciale affezione culturale, sociologica, antropologica per i santi: nella mia infanzia e adolescenza, tutti mi hanno insegnato che conviene credere ai santi.
Insomma l’osservazione è condotta con spirito ironico e disperazione tutta partenopea dall’ateo meridionale Pascale, che è un pessimista puro e, anzi, nei momenti di rabbia pensa che siamo tutti già all’inferno: basta figurarsi le condizioni di chi abita nei bassi napoletani, dove i turisti passano per capire come vivono le persone povere di Napoli, la parte meno privilegiata, che accoglie tutti, dal ragazzo che è riuscito ad arrivare con le barchette già segnate di nero nel mar Mediterraneo, ai "femminielli", che hanno vissuto per strada il loro essere "diversi" fino al disoccupato cronico che invece di trovare lavori saltuari, riceve troppo spesso la notizia che la moglie è di nuovo incinta.
Per l’autore italiano italiano, “la vita felice è il risultato di un autoinganno”. Serve essere dei chiacchieroni o delle chiacchierine, invece di "cianciare" di io profondo. Stare su questo pianeta, chiamato Terra, è spesso doloroso e insensato: come diceva Tolstoj:
La vita è un incomprensibile campo di battaglia, dove i generali danno degli ordini che vengono continuamente disattesi.
Lo scrittore partenopeo ci rivela di essere insonne sin da quando era adolescente, in quella terra di nessuno, che chi dorme bene dà del fortunato a chi è già pronto per uscire alle 3.40 della mattina, quando il buio è attraversato da ombre e la finta invidia di chi dice all’amico che è fortunato a dormire così poco, così piacevolmente preso da letture che ha il tempo di fare. Mentre l’insonne e lo dice anche chi scrive, vuole solo dormire, a leggere non ci pensa proprio. Ma può capitare che ti inoltri verso un filosofo e matematico che ha quasi il tuo stesso cognome e ha scritto tantissimi pensieri, e la sua lingua è il francese:Blaise Pascal.
Un autore che scriveva:
Navighiamo in una vasta via mediana, sempre incerti e fluttuanti, spinti da un capo all’altro. Qualunque approdo a cui pensiamo di attaccarci si muove e si allontana da noi, e , se lo seguiamo, sfugge alla nostra presa, scivola via in una eterna fuga. Niente si ferma per noi.
Ecco spiegato il pessimismo anche di Antonio Pascale, niente di fermo per noi, perché siamo irrilevanti e non abbiamo forza nelle braccia, perché siamo ombre, dunque i motivatori del pensiero positivo che siano in un’azienda o in un call center non potranno mai essere veramente sinceri, perché pensano con l’ottimismo dei buoi che vedono passare i treni, per non dire che se ne fregano dell’arricchimento spirituale, loro pensano all’arricchimento tout court.
Tornando a Blaise Pascal, secondo il filosofo: la più grande tragedia umana è l’incapacità di stare da soli in una stanza, il suo più famoso aforisma, che chi scrive lesse a fine liceo e capì di essere solo al mondo, che se volevo continuare a studiare doveva farlo sul serio, perché avrei collezionato fallimenti e soltanto piccole soddisfazioni. In ogni caso, col pessimismo di Pascal non abbiamo chiuso il ciclo, perché la felicità è un’illusione e l’amore una chimera. Però anche per Marcel Proust la soluzione è il Tempo. Gli anni che vanno veloci ci fanno dimenticare per chi, qual era il nome della persona amata e la felicità si sarà ridotta a una cosa piccola, non più i massimi sistemi, ma saremo felici se le lastre RX del torace di nostro figlio non hanno niente che vada male.
“La paura della morte, è tutta lì la faccenda”, dice infine Antonio Pascale
E la la Letteratura dovrebbe renderla sopportabile questa paura con le narrazioni di una storia, che sia romanzo tradizionale, letteratura di genere, diari di bordo, biografie, saggi alla Michel de Montaigne.
A questo punto l’autore sente il bisogno di rivelare non solo la sua insonnia, ma la sua paralisi del sonno, un disturbo parecchio invalidante perché senti che non stai dormendo, ma in ogni caso non si riesce né muoversi né ad alzarsi. Sembrerebbe a tutti gli effetti un attacco di panico, solo che la paralisi del sonno prevede per pochissimo tempo questa rigidità muscolare, per cui non puoi alzarti. Quando l’autore riesce a sedersi sul letto va in cucina e prende un pezzetto di pane e lo mangia e sa, perché lo ha studiato, che il pane c’è da secoli e secoli, non sempre con la farina, ma altri ingredienti che ora servono ad altro oppure non ci sono più.
Quest’ultima parte del libro, tra disturbi personali e le informazioni per noi su come era il pane e come erano le macine secoli fa, è di grande suggestione e necessaria.
Perché, che si sia pessimisti o atei meridionali, va bene, ognuno sceglie di essere quello che si sente, ma lo scrittore Antonio Pascale ci dice che è già di per sé miracoloso che da tanti secoli il pane sia un elemento condiviso da tutti gli esseri umani.
L'altra scommessa. Pascal, indagine sul pessimismo
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